"Morti sul lavoro: c'è il dovere istituzionale di reagire"
di Giorgio Napolitano / Sicurezza sul lavoro
Signor Presidente della Corte Costituzionale,
Signori Rappresentanti del Parlamento,
Signor Ministro del Lavoro,
Signori Presidenti della Federazione dei Maestri del Lavoro d’Italia, della Federazione Nazionale Cavalieri del Lavoro e dell’Associazione Nazionale Lavoratori Anziani di Azienda,
Autorità,
Amiche ed Amici,
Ho nella mia vita partecipato a un gran numero di feste del 1° maggio, e ho sempre profondamente sentito il valore e i problemi del lavoro. Non c’è quindi nulla di formale nell’augurio che vi rivolgo e che attraverso di voi rivolgo ai tantissimi che in Italia celebrano oggi questa festa.
Il diritto al lavoro e la tutela del lavoro hanno rappresentato e rappresentano i due pilastri del nostro impianto costituzionale : ed essi vanno mantenuti in egual misura al centro dell’impegno della Repubblica, e delle sue istituzioni. Sia per l’uno che per l’altro aspetto siamo ancora lontani da traguardi conclusivi e da conquiste consolidate. E la giornata del 1° maggio costituisce la migliore occasione per mettere in luce i risultati conseguiti e le questioni aperte.
Il punto di partenza della nostra riflessione deve cogliersi innanzitutto in un richiamo, che credo sia necessario, alla persistente validità, anche se in un contesto profondamente mutato, di alcuni punti di riferimento fondamentali sul piano sociale e sul piano ideale. Non può considerarsi superato il concetto stesso di mondo del lavoro, per effetto della sua pure innegabile trasformazione e frammentazione. Non si sono cancellati i vincoli di solidarietà, né la forza rappresentativa, che caratterizzano l’universo dei tanti milioni di italiani impegnati in attività lavorative diverse e nuove. E non è pensabile un moderno sviluppo dell’economia e della società italiana prescindendo dal lievito morale e dall’impulso produttivo dell’aspirazione al lavoro e dell’attaccamento al lavoro.
Proprio in questo senso l’antica decorazione della “Stella al merito del lavoro”, le cui norme furono rinnovate nel 1992, conserva pienamente il suo significato e la sua funzione. Sapete quali siano le qualità e l’impegno che motivano il conferimento delle “Stelle” : perizia, laboriosità, integrità personale, capacità di contribuire attraverso invenzioni e innovazioni al miglioramento delle tecniche e dei metodi di lavorazione, impegno a trasmettere alle nuove generazioni il proprio patrimonio di professionalità, e anche – aspetto particolarmente attuale – impegno a contribuire al miglioramento delle misure di sicurezza del lavoro. Si tratta di qualità e di impegni che restano essenziali e meritano oggi come ieri il riconoscimento della Repubblica. Ho voluto perciò premiare personalmente questa mattina almeno alcuni dei nuovi “Maestri del lavoro”, come una sorta di campione di tutti coloro che possiedono e mostrano quotidianamente le attitudini che ho ricordato.
Su queste basi di rinnovata consapevolezza e di decisa riaffermazione del valore del lavoro e dell’insopprimibile ruolo del mondo del lavoro, possiamo tornare per rapidi accenni ai problemi da cui sono partito.
Il diritto al lavoro, innanzitutto, che si è negli ultimi tempi tradotto nella realtà di una crescente occupazione. E’ un risultato che va salutato senza esitazione come altamente positivo. In Italia, l’occupazione è in aumento, anche e in particolare tra le donne. Nonostante ciò, il tasso di occupazione resta da noi tra i più bassi in Europa : specialmente il tasso di occupazione femminile. Altro aspetto critico purtroppo persistente, è quello del divario tra le diverse parti del paese : ho visitato in questi mesi regioni e province del Centro-Nord in cui il tasso di disoccupazione è caduto a livelli irrilevanti, mentre rimane angosciosamente elevato in più regioni del Mezzogiorno.
C’è infine da considerare con attenzione il fenomeno dell’aumento dell’occupazione temporanea, dell’introduzione di molteplici forme di lavoro atipico, il fenomeno, in generale, della flessibilità del lavoro, con il conseguente diffondersi di condizioni di precarietà che vengono percepite nel nostro paese con particolare allarme. Assume quindi forte rilievo l’esigenza di tutele, corrispondenti al dettato costituzionale : senza anacronistiche nostalgie di più forte rigidità e di continuità garantita del rapporto di lavoro, è da perseguirsi una prospettiva di flessibilità tutelata e di costante impegno per il consolidamento dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori. Intanto, desidero in questa occasione rivolgere un vivo apprezzamento per il contributo venuto anche dalle “Agenzie per il lavoro”, sorte dieci anni orsono sulla base dell’innovativa legge Treu, che hanno assecondato la collocazione in un mercato del lavoro grandemente mutato di un numero crescente di persone in cerca di un nuovo lavoro, tendendo a rispondere alle loro aspirazioni ed esigenze e salvaguardandone la dignità e i diritti. Si tratta di esperienze che hanno mostrato anche la realizzabilità di percorsi che conducano da impieghi a scadenza più o meno ravvicinata, a impieghi a tempo indeterminato.
E giungo infine al capitolo più sensibile della mia e nostra riflessione di oggi : il capitolo della sicurezza nei luoghi di lavoro, che è parte della tutela richiesta dalla Costituzione, e che abbiamo voluto porre al centro di questa celebrazione del 1° maggio. E’ un problema non nuovo ma più che mai scottante, che deve costituire oggetto di costante impegno nel presente e nel futuro. Non esistono soluzioni radicali e facili : ma dobbiamo sentire in tutto il suo peso umano e sociale il fatto che il numero totale degli infortuni resta non molto al di sotto del milione all’anno e quello degli infortuni mortali resta di oltre mille all’anno, in media – tragicamente – tre al giorno. Non possono confortarci confronti statistici né di carattere internazionale né di carattere retrospettivo in riferimento all’Italia. Purtroppo, solo in gennaio e febbraio del 2007 sono morti 144 lavoratori ; in un solo giorno, il 13 aprile, 4.
E’ assurdo – ha detto il figlio di una delle ultime vittime – che si debba morire lavorando : e lavorando, aggiungo, per salari bassi, talvolta perfino indecenti. In nessun luogo, i lavoratori possono essere trattati come numeri. Ecco, questa sensibilità non può da parte nostra mai venire meno, essa significa partecipazione autentica, commossa al dolore, alla tristezza di tante famiglie, e significa dovere istituzionale di reagire, di indignarsi, di gettare l’allarme, di sollecitare risposte.
Questo dovere ho cercato di assolvere da quando ho assunto la responsabilità, come Presidente, di rappresentare la Nazione anche nei suoi drammi e nella sua sete di giustizia e di sicurezza.
Prendo atto con soddisfazione delle risposte che sono già venute e stanno venendo dal governo e dal Parlamento, da quest’ultimo anche e in particolare attraverso la Commissione d’inchiesta presieduta dal senatore Tofani. Sono stati assunti provvedimenti di assunzione di molte centinaia di vincitori di concorso per ispettore tecnico e del lavoro, e di aumento immediato degli stanziamenti per le spese richieste dalle ispezioni. E’ stata soprattutto avviata attraverso più strumenti – compresa la sospensione dell’attività nei cantieri non in regola – un’azione severa contro quel ricorso diffuso al lavoro nero, che porta con sé fatali violazioni delle norme sulla sicurezza : un’azione sollecitata ancora il 26 aprile con la Giornata nazionale promossa dal Ministero del Lavoro, e che sta dando i suoi frutti anche sul piano della regolarizzazione e stabilizzazione del rapporto di lavoro.
Ed è stato infine presentato al Parlamento un disegno di legge delega per la riforma e il riordino, in un testo unico, della normativa in materia di tutela della salute e della sicurezza del lavoro : vi si è riferito ora il ministro Damiano, confermando la serietà di un impegno personale che merita di essere riconosciuto.
Sappiamo che molte sono le questioni che attraverso la delega e la sua attuazione, dovranno essere tenute ben presenti : vecchi ma insieme nuovi fenomeni di rischio connessi al mutare delle tipologie di lavoro e dell’organizzazione del lavoro ; questioni relative non solo agli infortuni ma anche alle malattie da lavoro ; esigenze di forte ancoraggio alle direttive europee. A proposito di queste ultime, che collegano l’imperativo della sicurezza all’obbiettivo del “benessere sul luogo del lavoro”, si deve dire che nella difficile sfida della economia globalizzata, da parte delle nostre imprese italiane ed europee, una più alta produttività e competitività va perseguita senza rinunciare a quegli standard di socialità e di qualità della condizione umana che caratterizzano il modello europeo.
L’esigenza di interventi legislativi anche ambiziosi come quello della richiesta di delega per il Testo Unico, e l’urgenza di misure di più immediata efficacia, non vanno contrapposte. Rinnovo l’appello a una libera e insieme rapida discussione in Parlamento del disegno di legge delega ; ma non si può restare in attesa della sua approvazione e della sua conseguente applicazione.
E’ con buone ragioni che la Commissione parlamentare d’inchiesta ha suggerito l’adozione al più presto di un atto normativo secondario o di una direttiva per armonizzare e coordinare le competenze istituzionali in materia di sicurezza sul lavoro. E certamente importantissime sono le iniziative di competenza delle Regioni e per esse delle ASL attraverso i loro Dipartimenti di prevenzione.
Vediamo così configurarsi quella strategia complessiva di cui si avverte il bisogno, e che può partire dalle recenti decisioni e iniziative di governo. Vigilanza e repressione – attraverso un forte e coordinato impulso all’attività ispettiva – delle violazioni delle norme vigenti, e apprestamento di nuove norme più duramente sanzionatorie ; interventi incisivi sulle aree di lavoro irregolare o in nero e sulla realtà degli appalti ; prevenzione, sistematica e a tutti i livelli ; formazione, con sostegni mirati specialmente alle piccole e piccolissime imprese ; rafforzamento dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Qualcosa si sta già muovendo anche sul piano degli accordi aziendali e dei patti locali anti-infortuni ; ci sono buone pratiche da far conoscere e da diffondere.
Ho richiamato tutte queste che sono indicazioni già emerse nelle sedi istituzionali e di governo responsabili, perché sento che non dobbiamo limitarci alla denuncia e che siamo in grado di trasmettere un messaggio di ragionata fiducia e di più ampia visione e prospettiva.
Ognuno dovrà fare la sua parte. Ad esempio, sul terreno dell’informazione e della persuasione : e in questo senso considero positiva e meritevole di apprezzamento la decisione della Fondazione Pubblicità Progresso di dedicare al tema della sicurezza la sua campagna annuale 2007-2008.
Anche la Presidenza della Repubblica ha ritenuto di dover fare la sua parte, in special modo sul piano simbolico. Abbiamo perciò proposto di collocare a Roma in un luogo pubblico, ben visibile – e ringrazio per la loro collaborazione il ministro Rutelli, il sindaco Veltroni, la presidenza dell’INAIL – la scultura di Vincenzo Vela, artista ticinese di fine ‘800, dedicata ai duecento che caddero lavorando alla costruzione del traforo del San Gottardo, negli ultimi decenni del XIX secolo. Dal ricordo delle condizioni durissime in cui lavorarono per quell’opera migliaia di italiani, esposti a insidie mortali per la loro salute, dalla drammatica continuità della storia dei rischi e della perdita della vita sul luogo di lavoro, può venire non solo un doveroso omaggio, ma un monito e un rinnovato impegno a non attenuare mai – neppure dopo che tanti progressi si sono realizzati – la vigilanza e la lotta per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
E abbiamo anche fatto la nostra parte, ancora sul piano simbolico, dando con questa cerimonia un rilievo nuovo al conferimento di “Stelle al merito del lavoro alla memoria”. Erano già state previste dalla legge del 1992 ma a questa decorazione si era solo raramente fatto ricorso. E dato che non la si è potuta conferire a uno straniero, si è ricordato almeno con una menzione il caso di un lavoratore immigrato, per sottolineare come i lavoratori immigrati siano tra i meno protetti e garantiti, tra i più soggetti al ricatto del lavoro nero, tra i più colpiti dai rischi d’infortunio e di morte.
Il ministro del Lavoro ha potuto finora conferire solo pochissime “Stelle alla memoria”, ma noi consideriamo quelle vittime come una rappresentanza di tutti i caduti sul lavoro : e tutti intendiamo ricordare e onorare. Ho appena incontrato, prima della cerimonia, i famigliari oggi presenti, e torno ora ad esprimere sentimenti di profonda partecipazione al loro lutto così come al lutto dei tanti altri che hanno conosciuto la stessa tragedia. Le famiglie così duramente colpite chiedono giustizia : e ad esse deve essere garantita giustizia, insieme con l’assistenza necessaria.
Mi hanno particolarmente colpito – nel continuo succedersi di episodi sconvolgenti – le notizie di incidenti sul lavoro in cui hanno trovato la morte dei giovanissimi, di 15 e di 17 anni, e insieme, da ultimo, quella dell’incidente di cui è rimasto vittima un pensionato di 73 anni, mentre da vecchio bravo stuccatore era impegnato nella ristrutturazione di uno stabile nel centro storico di Napoli. Non so quanto prendesse di pensione. Certo, era stato spinto a lavorare ancora, e in nero, dal bisogno e forse anche dall’impulso a sentirsi ancora attivo, non isolato ed escluso. E allora diciamolo forte : dobbiamo volere condizioni più umane, più civili, più rispettose dei bisogni e della dignità di tutti, dobbiamo volere un’Italia migliore. E quando è giusto dirlo se non oggi, se non il 1° maggio ? E’ con questo sentimento e con questo appello che vi saluto, vi ringrazio per la vostra partecipazione, e vi auguro una buona giornata di celebrazione e, se possibile, di festa.
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