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"La salute della donna al lavoro"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
26/03/2015 -
La medicina e i medici competenti sono
consapevoli che le donne possono essere affette da patologie a causa delle loro
condizioni di lavoro?
Risale agli
anni 90 l’acquisizione, anche scientifica, della convinzione che in ambito
lavorativo uomini e donne non solo possono essere esposti a rischi diversi, il
che è normale a seconda delle lavorazioni nelle quali si è impegnati, ma anche
che uomini e donne possono rispondere in maniera diversa alla stessa
esposizione a rischio e che diversità di ruoli sociali e di carichi conseguenti
possono avere, più o meno indirettamente, una influenza sulla esposizione a
rischi lavorativi.
Un
nuovo campo di indagine scientifica, la cosiddetta medicina di genere (GM)
contribuisce a mettere in evidenza differenze di
genere nei confronti di determinati fattori di rischio per la salute di
donne e uomini.
Le evidenze scientifiche
sull’apporto negativo di determinati lavori sulla salute degli uomini e delle
donne, troppo spesso si legittimano facendo
ricorso ad un pregiudizio, che in campo medico dovrebbe essere combattuto come
priorità, e cioè che le donne lavorano meno degli uomini, e quindi si stancano
meno, fanno lavori “gentili” e poi soprattutto, a differenza degli uomini, sono
gravate dalle variazioni del ciclo ormonale a cui si attribuiscono le maggiori
responsabilità in fatto di salute delle donne.
Se si vogliono comprendere i nessi tra
salute delle donne e condizioni di lavoro dobbiamo mettere da parte questa
prospettiva ormonale, e concentrarci sulle condizioni lavorative che
costituiscono il terreno fertile per individuare le cause delle malattie,
quando esse si presentano all’osservazione per la prima volta, oppure quando
esse si incrementano e si sviluppano.
Le patologie
muscolo scheletriche.
I disturbi muscolo-scheletrici (DMS) più frequenti sono
rappresentati dal mal di schiena, i dolori agli arti superiori, tra cui il
collo, la spalla, i gomiti, le braccia, i polsi e le mani.
Le donne manifestano un numero maggiore di disagi, legati a
questi disturbi, rispetto agli uomini, perché?
Occorre identificare quelle attività in cui sono presenti i
fattori di rischio principalmente correlati ai disturbi muscolo-scheletrici e
che, contestualmente, sono, in prevalenza, svolte da donne:
-attività
altamente ripetitive, quali i lavori alla catena di montaggio «leggera» e l’attività
di introduzione dati (data entry) comportano una elevata incidenza di disturbi
a carico dell’arto superiore (sindrome del tunnel carpale, epicondiliti, dolori
alla spalla); i risultati di una ricerca sui lavori a computer suggeriscono che
l’uso del computer per sei ore o più al giorno sembra essere associato
all’incremento del rischio di disturbi agli arti superiori. Vi sono prove che
questa associazione è maggiore per le donne rispetto agli uomini e che i
sintomi possono essere osservati dopo 4 ore di uso del computer al giorno.
-i
settori delle pulizie, del catering, dell’alberghiero sono attività che
implicano un’applicazione della forza manuale
e che comportano disturbi della colonna vertebra, lesioni causate da
sollevamento e trasporto legati alle attività di movimentazione
dei carichi.
-i disturbi alla schiena dovuti a lavori fisici pesanti sono
stati documentati nella popolazione lavorativa femminile tra le infermiere e il
personale socio-assistenziale, i medici, le pulitrici, le cuoche e le
lavandaie. Spesso non si considera che in alcuni lavori le donne possono
portare avanti un lavoro fisicamente pesante. Ad esempio, l’Istituto nazionale
americano per la sicurezza sul lavoro (NIOSH) riporta che il numero di lesioni
da stiramento tra le donne medico è più del doppio rispetto della media
nazionale, mentre per le casalinghe è tre volte la media nazionale.
-Le commesse e le lavoratrici agricole devono sollevare
carichi pesanti e le lavoratrici agricole devono anche portare avanti un lavoro
fisico molto pesante, svolto con posture nocive, come quella ricurva. Anche
negli uffici, le donne devono sollevare pesanti fascicoli di documenti, pacchi
di carte da copia o incartamenti.
-La postura eretta è comune in molti lavori espletati dalle
donne, come le commesse, le insegnanti e le parrucchiere. Tuttavia, vi sono
molti più studi sul sollevamento che non sulla postura eretta. Lo stare in
piedi comporta uno sforzo muscolare statico. Mantenere una qualsiasi posizione
per un certo periodo di tempo è stancante ed è un noto fattore di rischio per
i disturbi muscolo-scheletrici.
Le patologie della
pelle
La causa dei problemi professionali della cute è il
contatto con talune sostanze durante il lavoro. Le sostanze pericolose possono
causare numerose tipologie di danno differenti tra loro. Alcune causano il
cancro, altre possono danneggiare la capacità di riproduzione o provocare
menomazioni alla nascita. Altre sostanze possono causare danni al cervello, al
sistema nervoso e provocare l’asma e problemi alla pelle. Il danno derivato dalle
sostanze pericolose può risultare da una singola esposizione di breve durata
oppure dall’accumulo di sostanze all’interno del corpo nell’arco di un lungo
periodo di tempo.
-Le donne hanno maggiori rischi nelle
professioni a prevalenza femminile come le parrucchiere, le estetiste, le
addette alle cucine, alle pulizie e alla sanità, il lavoro manifatturiero,
l’industria alimentare, le lavoratrici tessili, le coltivatrici.
-Le donne sono più facilmente esposte a lavori con l’acqua,
con detergenti e solventi, come ad esempio in tutti i lavori di cura, compresa
la cura familiare ed il lavoro domestico che non è mai valutato come causa di
rischi professionali.
-Anche la preparazione/manipolazione dei cibi crea un
rischio per la pelle, come anche il lavoro agricolo.
Per tutti questi motivi non deve sorprendere che le donne
riportino più malattie della pelle dovute a rischi occupazionali che non gli
uomini.
Le patologie
respiratorie
Fino a circa 10-15 anni fa le
patologie respiratorie, come quelle cardiache, erano considerate maschili
perché figlie dirette del rapporto privilegiato dell’uomo col lavoro, oggi non
è più cosi.
-il
mesotelioma polmonare collegato all’esposizione all’amianto, che prima era
quasi sconosciuto tra le donne, proprio in Italia fa registrare un trend in
ascesa unico in Europa. Per il mesotelioma si è visto proprio come questo
incremento sia frutto di una sottovalutazione della salute delle donne come
lavoratrici della casa: quel tumore infatti ha avuto una prima impennata
proprio nel lavoro domestico: di pulitura cioè delle tute impregnate di amianto
degli uomini della famiglia. Ed oggi ancora il mesotelioma in crescita tra le
donne nei settori tessili non è chiaro a quali cause occupazionali sia dovuto.
-recenti
dati americani (confermati anche in Europa dall’Inghilterra) segnano il
sorpasso delle donne in altre due patologie considerate maschili: la
Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) e la bronchite cronica. Un
incremento del rischio per BPCO è stato osservato nei settori lavorativi delle
costruzioni, dell’industria dei metalli (cromo, nichel etc), della gomma,
plastica e sintetici e nel settore della stampa, settori nei quali si assiste
ad una presenza sempre più massiccia di donne.
-ulteriori
attività lavorative, prevalentemente femminili, che includono l’esposizione a
sostanze detergenti sono la sanità, le pulizie,
il catering e la ristorazione , e ancora la sanità, l’agricoltura, la produzione
alimentare che espongono a prodotti sterilizzanti, disinfettanti, gas
anestetici, a pesticidi e polveri organiche, e da ultima l’industria tessile e
dell’abbigliamento, i lavori di ufficio e i call center rischiosi per l’esposizione
a prodotti chimici e solventi, a cattiva qualità dell’aria e al fumo
passivo.
Le infezioni
Secondo
una ricerca della forza lavoro dell’EU, le donne sono più colpite da infezioni
legate al lavoro rispetto agli uomini nella maggior parte degli stati membri
(eccetto la Danimarca, la Spagna e il Portogallo). Le patologie infettive sono
la quinta causa di complicazioni legate al lavoro per le donne e l’ottava per
gli uomini.
-Le
donne che lavorano nei settori di cura e nei servizi sono molto esposte al
rischio di infezioni. I rischi biologici per le lavoratrici del settore medico
e sociale comprendono l’intera gamma di rischi potenziali minori. Possono
entrare in contatto con il sangue infetto o fluidi corporei, comprese feci ed
urine. Le infezioni più serie sono le epatiti B e C, l’HIV, sebbene siano stati
registrati pochi casi di HIV contratti al lavoro.
-Le educatrici
che lavorano con i bambini piccoli sono più esposte all’influenza, alle
infezioni allo stomaco e ad altre legate alla cura dei bambini come il
morbillo, che può essere molto serio se preso in età adulta.
La
disamina potrebbe proseguire, analizzando le patologie tumorali, quelle a
carico dell’udito e della vista, le cefalee, mentre lo stress lavoro-correlato, le molestie
e il mobbing meritano sicuramente un approfondimento dedicato.
Ma per
ora credo che quanto esposto possa bastare a sostenere la tesi secondo la quale
la tutela della salute della donna al lavoro non può e non deve essere valutata
con strumenti, parametri, indici e statistiche pensati e costruiti a misura di
uomo: la medicina del lavoro in primis, e le medicine specialistiche a seguire,
devono fare propria la convinzione della necessità di affrontare le patologie
correlate al lavoro senza pregiudizi ed operando attivamente per l’inserimento
corretto dal punto di
vista di genere.
Debora Russi
Formatrice e consulente
Bibliografia:
-Integrating gender
medicine into the workplace health and safety policy in the scientific research
institutions: a mandatory task. Anna Maria Giammarioli. Alessandra Siracusano, Eugenio
Sorrentino, Monica Bettoni e Walter Malorni).
-
Problematiche
legate al genere nel campo della sicurezza e salute sul lavoro. Agenzia europea per la
sicurezza e la salute sul lavoro.
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