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"Imparare dagli errori: infortuni mortali nelle aziende agricole"

fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature

07/05/2015 - Anche se tradizionalmente il  lavoro in agricoltura, all’aria aperta, tende ad essere considerato più sano del lavoro in fabbrica, in realtà l’agricoltura è da sempre uno dei settori con maggiori rischi di incorrere in incidenti professionali e di contrarre malattie professionali.
Per questo motivo con la rubrica “Imparare dagli errori” facciamo oggi una breve rassegna dei tanti incidenti che possono avvenire nelle  aziende agricole.
 
E per farlo ci soffermiamo su alcuni casi di  infortuni mortali segnalati nell’intervento “ Formazione e sorveglianza sanitaria in agricoltura: l’esperienza di Rovigo”, a cura della Dott.ssa Valeria Martin (SPISAL- Az. ULSS 18 – Rovigo), al convegno che si è tenuto a Venezia dal titolo “ Lavoratore autonomo sano sicuro informato. La promozione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro per i lavoratori autonomi”.

I casi
Nel primo caso presentato l’infortunio si è verificato all’interno del magazzino di una azienda agricola ed “è stato provocato dal ribaltamento di una gru per trattore.
La gru era stata modificata con l’applicazione di tre ruote ai tre piedi rendendo così l’attrezzo movimentabile anche manualmente.
Il ribaltamento della gru ha provocato la morte per schiacciamento del giovane nipote del titolare”.
 
Nel secondo caso l’infortunio è provocato da una rotoimballatrice agganciata ad una trattrice.
L’infortunato “è intervenuto per effettuare una operazione in prossimità dell’apertura di alimentazione ove si trovano gli organi in movimento che convogliano la paglia all’interno della macchina per la formazione della rotoballa.
Gli organi in rotazione lo hanno agganciato alla gamba sinistra e lo hanno trascinato all’interno della macchina”.
 
Nel terzo caso l‘infortunato “svolgeva l’attività di operaio agricolo addetto alla raccolta della frutta come dipendente di una azienda agricola”.
Un giorno di agosto, con giornata particolarmente calda e afosa, il lavoratore era impegnato alla raccolta manuale della frutta.
Il lavoro “si era svolto dalle 08.00 fino alle 12.00 e poi, dopo la pausa pranzo era ripreso alle ore 14.00. Verso le 14.30 circa l’infortunato ha iniziato a sentirsi male”.
È stato allertato il 118, ma poco dopo è deceduto per “colpo di calore”.
 
Nel quarto caso un bambino di 15 mesi, figlio del titolare dell’azienda agricola, è annegato nello scolo dei liquami della stalla, profondo circa 80 cm.
La vasca era priva di idoneo sistema di protezione.
E “oltre alle carenti condizioni di sicurezza, in questo caso, la promiscuità dei luoghi di vita e di lavoro ha creato la situazione favorente l’infortunio mortale”.
 
Ricordiamo inoltre che, come rilevato dal “ Manuale per un lavoro sicuro in agricoltura”, realizzato dalla Regione Veneto, una delle modalità di infortunio più frequente è l’ uscita del mezzo agricolo dal suo percorso (in maggioranza trattori). E la maggior parte di problemi di sicurezza riscontrati “sono dovuti all’uso errato o improprio di attrezzature e l’errore di procedura. La causa di questi problemi è stata riconosciuta in pratiche abituali o nella mancanza di formazione/informazione”.
 
La prevenzione
Sempre dal “ Manuale per un lavoro sicuro in agricoltura” possiamo riprendere alcune informazioni generali sulla sicurezza delle macchine e delle attrezzature agricole.
 
Si ricorda innanzitutto che dal 21 settembre 1996 (emanazione del DPR 459/96 di recepimento della “Direttiva Macchine”) “le macchine e le attrezzature immesse sul mercato o in servizio per la prima volta devono essere costruite tenendo conto dei requisiti essenziali di sicurezza previsti dalla normativa vigente.
Inoltre per ogni macchina è previsto:
- marcatura ‘CE’ con una targhetta leggibile ed indelebile posta sulla macchina stessa e che riporta: nome ed indirizzo del fabbricante; marcatura CE (escluso le trattrici); n.° matricola, tipo, n.° di serie; anno di costruzione;
- dichiarazione di conformità;
- libretto di istruzione all'uso e manutenzione”.
 
E ricordiamo che nella valutazione della sicurezza di una macchina “vanno verificati i seguenti punti:
- organi lavoratori;
- elementi mobili;
- organi di trasmissione del moto;
- impianto elettrico di bordo macchina;
- dispositivi di comando;
- proiezioni di materiali;
- visibilità della zona operativa;
- stabilità”.
Senza dimenticare che per migliorare la sicurezza nell’uso di una macchina o attrezzatura, oltre agli aspetti tecnici, “è necessario prevedere: dispositivi personali di protezione DPI, procedure di lavoro, informazione, formazione e addestramento degli addetti”.
 
Nel numero monografico dei “ Quaderni della regione Piemonte – Agricoltura” dal titolo “ Nuove regole per le macchine agricole - Le nuove regole per l’immissione sul mercato di macchine nuove e per le verifiche di sicurezza di macchine usate” si ricorda, a proposito dei rischi di contatto involontario con gli organi di trasmissione del moto, che “le catene ed i pignoni devono essere dotati di ripari o di dispositivi di protezione. Nel caso sia previsto l’accesso frequente nella zona pericolosa i ripari devono poter essere aperti soltanto per mezzo di un attrezzo e devono rimanere solidali alla macchina quando sono aperti. La chiusura dei ripari deve essere automatica e non deve essere necessario alcun attrezzo. Nel caso non sia previsto un accesso frequente nella zona pericolosa i ripari devono poter essere aperti solamente mediante l’utilizzo di un attrezzo e una volta aperti non devono rimanere solidali alla macchina. Se questo tipo di ripari non è utilizzato, la macchina deve essere munita di dispositivi di interblocco mobili oppure di ripari mobili provvisti di un dispositivo che prevenga la sua apertura fintanto che le parti siano in movimento”.
 
Concludiamo la puntata di “Imparare dagli errori”, segnalando che il “ Manuale per un lavoro sicuro in agricoltura” riporta anche indicazioni relative alle c ondizioni climatiche e all’esposizione a radiazioni solari ultraviolette.
 
Infatti nel settore agricolo, “il tipo di lavoro svolto, prevalentemente all’aperto, espone gli operatori a condizioni climatiche ambientali con ventilazione, umidità e temperature spesso sfavorevoli, influenzate dalla latitudine, dalle stagioni, dalle condizioni atmosferiche e dai fattori costituzionali del soggetto”.
E in caso di condizioni climatiche caratterizzate “da elevata temperatura ed elevata umidità dell’aria, i meccanismi di termoregolazione non sono più sufficienti a compensare l’aumento della temperatura corporea e la perdita di liquidi e sali minerali: si possono manifestare i danni da calore quali disidratazione, crampi, esaurimento con collasso circolatorio fino al colpo di calore con aumento della temperatura corporea fino a superare i 40 °C e rischio di morte. Per evitare i danni da calore, ci sono importanti misure di prevenzione che il datore di lavoro deve considerare:
- programmare i lavori con maggior fatica fisica in orari con temperature più favorevoli, preferendo l’orario mattutino e preservale;
- garantire la disponibilità di acqua nei luoghi di lavoro: i luoghi di lavoro devono essere regolarmente riforniti di bevande idro-saline e acqua per il rinfrescamento dei lavoratori nei periodi di pausa;
- mettere a disposizione mezzi di protezione individuali quali un cappello a tesa larga e circolare per la protezione di capo, orecchie, naso e collo, e abiti leggeri di colore chiaro e di tessuto traspirante;
- prevedere pause durante il turno lavorativo in un luogo il più possibile fresco o comunque in aree ombreggiate, con durata variabile in rapporto alle condizioni climatiche e allo sforzo fisico richiesto dal lavoro”.
 
 
Formazione e sorveglianza sanitaria in agricoltura: l’esperienza di Rovigo”, Dott.ssa Valeria Martin SPISAL- Az. ULSS 18 – ROVIGO, intervento al convegno “Lavoratore autonomo sano sicuro informato. La promozione della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro per i lavoratori autonomi” (formato PDF, 696 kB).
 
  
Tiziano Menduto
 
 

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