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"Campi elettromagnetici: quali i rischi e gli aspetti fondamentali?"
fonte www.puntosicuro.it / Campi elettromagnetici
16/06/2015 - È stato
questo l’argomento di cui si è parlato il 18 Maggio 2015 in occasione del
seminario
“Il mondo moderno a 150 anni dalla teoria di Maxwell. Esposizione a
campi elettromagnetici, salute e sicurezza” che si è svolto
nell’Aula magna della Cittadella Universitaria di Catania. Organizzato e
promosso da Aias (Associazione professionale
Italiana Ambiente e Sicurezza), Aeit (Associazione Italiana di Elettrotecnica,
Elettronica, Automazione, Informatica e Telecomunicazioni) e Dieei
(Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e Informatica), con il
patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania, l’ASP 3 di
Catania, il Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati
della provincia di Catania.
Caratteristiche, proprietà e applicazioni
Al
fine di comprendere a pieno il fenomeno complesso dei campi
elettromagnetici e procedere con un’accurata valutazione dei rischi sul
luogo di lavoro è opportuno, in primo luogo, compiere un salto indietro nella
storia per ricordare i padri fondatori.
La
prima teoria dell‘elettromagnetismo fu elaborata da James Clerk Maxwell. Lo
scienziato di Edimburgo pubblicò nel 1865 il lavoro dal titolo “
A Dynamical
Theory of Electromagnetic Field” che conteneva completamente sviluppata la
teoria della luce e del campo elettromagnetico. Con la teoria di Maxwell la
forza elettrica e quella magnetica erano unificate e ciò che si otteneva era la
forza elettromagnetica. L’originale formulazione della teoria conteneva
20 equazioni con 20 incognite. E anche per la sua complessità, furono pochi i
fisici contemporanei che ci prestarono attenzione. Solo nel 1885, Oliver
Heaviside pubblicò una versione condensata delle equazioni di Maxwell,
riducendo il numero di equazioni da 20 a 4. Heinrich Rudolf Hertz, tre anni
dopo, per primo, dimostrò l'esistenza delle onde elettromagnetiche con un
apparato di sua costruzione in grado di emettere onde radio a breve distanza,
dimostrando che le onde generate dal suo "oscillatore" erano della
stessa natura delle onde luminose. Guglielmo Marconi, orgoglio italiano, fu il primo in grado di sviluppare un efficace
sistema di comunicazione con telegrafia senza fili via onde
radio, la cui evoluzione portò allo sviluppo dei moderni sistemi e metodi di
radiocomunicazione come la radio, la televisione e in generale
tutti i sistemi di comunicazione wireless.
A quali conclusioni giunsero questi illuminati? Cosa
sono le onde elettromagnetiche?
Sono variazioni del campo elettrico e del campo
magnetico correlate tra loro nel tempo e nello spazio, originate da accelerazioni
di cariche elettriche, che si propagano dalla regione in cui le cariche
elettriche vengono accelerate viaggiando alla velocità della luce. Grazie a Max
Plank, si scoprì, che l‘energia associata a una radiazione
elettromagnetica era trasmessa in pacchetti indivisibili chiamati “quanti”,
ciascuno dei quali era associato a un singolo fotone. Le radiazioni
elettromagnetiche si possono descrivere dunque come un trasferimento di energia,
modellizzato sotto forma di onde elettromagnetiche, caratterizzate da una
lunghezza d'onda e da una frequenza,
inversamente proporzionali tra loro. Lo spettro elettromagnetico indica tutte
le possibili frequenze delle radiazioni elettromagnetiche: dalle onde radio (lunghezza d’onda >10 cm,
frequenza <3 Ghz, energia quantica <10-5 eV) si passa alla
microonde, infrarossi, visibile, ultravioletti, raggi x, raggi gamma (lunghezza
d’onda <10-9 cm, frequenza >30x109 Ghz, energia
quantica >105 eV). Le radiazioni ionizzanti sono quelle
radiazioni dotate di sufficiente energia da poter ionizzare gli atomi o le
molecole con i quali vengono a interagire. L’ energia di soglia dei processi di
ionizzazione è dell'ordine di una decina
di eV. La caratteristica di una radiazione di poter ionizzare un atomo o
di penetrare più o meno in profondità all'interno della materia, dipende oltre
che dalla sua energia anche dal
tipo di radiazione e dal materiale con il quale avviene
l'interazione. Le radiazioni non ionizzanti, anche in presenza
d’intensità di campo assai elevate, non sono in grado di ionizzare le molecole.
Il principale effetto che riescono a produrre sulle molecole è quello di farle
oscillare producendo attrito e di conseguenza calore. Il riscaldamento è
proprio l’effetto principale delle radiazioni non ionizzanti. La più nota
sorgente naturale di emissione di radiazioni elettromagnetiche è il sole, che emette radiazioni sia
ionizzanti, assorbite gran parte dall’ozono e dall’ossigeno dell’atmosfera
terrestre, che non ionizzanti. Esempi di sorgenti artificiali sono: ripetitori
radiofonici, televisivi e telefonici, telefoni
cellulari, linee aeree in alta tensione, radar, lampade abbronzanti, attrezzature
per radioterapia e tomografia, elettrodomestici, quali, tostapane, ferro da
stiro, rasoio elettrico, phon.
Elettrosmog:
effetti biologici e sanitari
La normativa attuale sui campi elettromagnetici
è fortemente cautelativa perché non esistono, ancora, prove certe e
definitive sugli effetti nocivi di lungo periodo che tali agenti possono
causare; nonostante questo è crescente nei cittadini la preoccupazione per
l’inquinamento elettromagnetico. Il termine mediatico “elettrosmog”, più
correttamente descrivibile come “relazione tra radiazioni elettromagnetiche e
stato di salute”, riguarda una serie di agenti fisici inquinanti e diverse
patologie potenzialmente correlabili. Inoltre, l’elettrosmog rimane un
"nemico nascosto", perché a differenza di altre forme di
inquinamento, non può essere avvertito con i normali organi di senso: non si
vede, non si sente, non si annusa. Gli effetti che un’esposizione a campi elettromagnetici provoca nel corpo
umano e nelle sue cellule dipendono
soprattutto dalla frequenza e dalla intensità del campo elettromagnetico. Campi elettromagnetici di frequenza diversa
interagiscono con il corpo umano in modi diversi. Gli effetti biologici sono
molto diversi a seconda se si tratta di
radiazioni ionizzanti o non ionizzanti. Le radiazioni ionizzanti sulla base
delle loro caratteristiche di ionizzare (staccare dalla loro struttura singoli
elettroni), possono rompere dei legami chimici di molecole del nostro corpo
e possono causare danni rilevanti
al sistema biologico; L’esposizione a campi elettromagnetici non ionizzanti può causare riscaldamento e
indurre correnti elettriche nei tessuti corporei. Il riscaldamento è la
principale interazione a frequenze al di sopra di circa 1 MHz, mentre alle
basse frequenze l’azione dominante è l’induzione di correnti elettriche nel
corpo dovuta ai campi magnetici.
A che conclusioni sono giunti gli scienziati?
A seguito di più di 60
anni di studi sugli effetti termici dovuti ai
campi elettromagnetici
a radiofrequenza è stato messo in evidenza come questi effetti si
manifestino soltanto al di sopra di determinati livelli di esposizione, i cui
valori dipendono dalla frequenza del campo elettromagnetico.
Ciò ha consentito la
definizione di
limiti di esposizione molto cautelativi che
garantiscono
pienamente sotto questo aspetto la salute della popolazione.
Possibili
effetti a
lungo termine di un’esposizione cronica a
campi anche di bassa
intensità
non possono essere definitivamente esclusi per principio; tuttavia per quanto riguarda i
campi elettromagnetici
a radio frequenza i dati attuali
della ricerca biologica indicano concordemente che questi
non sono né
mutageni (non producono mutazione genetica)
né teratogeni (non hanno
effetto sul feto).
1998 – Organizzazione Mondiale
per la Sanità – “
sulla base della letteratura attuale, non c’è nessuna
evidenza convincente che l’esposizione a campi elettromagnetici a
radiofrequenza abbrevi la durata della vita umana, né che induca o favorisca il
cancro”.
2001 – International Agency for
Research on Cancer – “
Una metanalisi condotta su un gruppo di ricerche
selezionate ha mostrato una correlazione statistica tra leucemie infantili e
campi magnetici superiori a 0,4 mTesla prodotti da linee elettriche a 50-60 Hz”.
2003 – Organizzazione
Mondiale per la Sanità –
“Per i campi ad alta frequenza, il complesso di
dati disponibili fino ad oggi suggerisce che l’esposizione di campi di bassa
intensità non provochi effetti dannosi per la salute”.
2011 – International Agency for
Research on Cancer – “
Inseriscei campi elettromagnetici a radiofrequenza nel
gruppo 2B - L’agente è possibilmente cancerogeno per l’uomo
”. Evidenza limitata sulla base
di una correlazione fra esposizione a RF da telefoni senza fili e aumento
di insorgenza di glioma e di neurinoma acustico, tra gli utilizzatori
classificati nel decile più elevato di ore cumulative d’uso del telefonino.
2011 -
International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection
– “
la
tendenza nelle evidenze che continuano ad accumularsi è sempre più contraria all’ipotesi
che l’utilizzo del telefono cellulare causi tumori del cervello”. Tale opinione
si basa anche sul fatto che la ricerca scientifica non ha identificato alcun
meccanismo biologico attraverso il quale i campi a radiofrequenza potrebbero
causare il cancro, né esistono evidenze sperimentali replicabili sullo sviluppo
del cancro negli animali.
Esposizione
a campi elettromagnetici, salute e sicurezza. Il mondo moderno a 150 anni dalla
teoria di Maxwell. Introduzione dei lavoro, di E.L.Maci (formato pdf, 273
kB).
Caratteristiche,
proprietà e applicazioni dei campi elettromagnetici. Aspetti sanitari e quadro
normativo, di S. Casale (formato pdf, 8.81 MB)
Esposizione
a campi elettromagnetici, salute e sicurezza. 150 anni dalle teorie di Maxwell,
di S.Spartà (formato pdf, 13.26 MB)
Sebastiano Trapani
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