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"Comfort e rischi acustici e microclimatici nelle scuole italiane"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
14/09/2015 - Con qualche differenza tra Regione e Regione, l’anno scolastico 2015/2016 sta per iniziare per un grande numero di
istituti scolastici di
vario ordine e grado. E con l’inizio dell’anno scolastico cominciano
anche le ricorrenti e spesso giustificate rimostranze verso le tante
carenze strutturali e ambientali con cui dovranno avere a che fare sia i
lavoratori della scuola che gli studenti. Carenze che, come ci
ricordano alcuni gravi incidenti degli anni passato, possono incidere
anche pesantemente sulla sicurezza e sulla salute di tutti coloro che
frequentano gli ambienti scolastici.
Per poter conoscere meglio le
problematiche, le carenze e i possibili miglioramenti attuabili nel mondo della
scuola possiamo fare riferimento alla pubblicazione Inail “ Sicurezza e
Benessere nelle scuole. Indagine sulla qualità dell’aria e sull’ergonomia”,
curata da Raffaella Giovinazzo, Emma Incocciati, Francesco Nappi, Roberto
Piccioni, Diego Rughi (Direzione Generale, CONTARP), Silvia Amatucci, Federica
Cipolloni (Consulenza Statistico Attuariale) e Francesco De Matteis. Una
pubblicazione che riporta i risultati di uno studio che ha monitorato gli edifici
scolastici dal punto di vista delle strutture e degli impianti, con
particolare riferimento anche ad aspetti relativi alla qualità dell’aria e
dell’ambiente.
Il documento, su cui PuntoSicuro
si è già soffermato in un precedente
articolo con riferimento ai rischi biologici nella scuola, presenta ad
esempio alcune interessanti rilevazioni e suggerimenti su due aspetti critici:
il
comfort acustico e il
comfort microclimatico.
Riguardo al
comfort acustico e al rischio
da rumore si indica che, mancando specifici dati, dalla letteratura
scientifica attualmente disponibile, si può dedurre che “lo svolgimento delle
attività tipiche legate all’istruzione non comporta il rischio di determinare
un danno all’apparato uditivo, per la sostanziale assenza di attrezzature e
macchinari rumorosi”.
Malgrado questa rassicurazione,
“in determinate situazioni, la voce umana può raggiungere livelli di rumore
elevati, come avviene in alcuni ambienti quali le mense, dove si possono
facilmente raggiungere livelli di 85÷100 dB; in queste condizioni,
un’esposizione della durata di 30 minuti richiede circa un’ora di recupero per
ripristinare la normale funzionalità uditiva”.
Tuttavia negli ambienti
scolastici “i tempi in cui si registrano livelli elevati sono mediamente molto
ridotti, facendo così escludere il superamento dei livelli di azione e dei
valori limite fissati dal D.Lgs. 81/2008”: di conseguenza “non è necessaria la valutazione del
rischio, come prevista dal citato decreto”.
L’indagine effettuata ha perciò
riguardato non tanto il rischio da rumore, bensì “l’
adeguatezza del clima acustico negli ambienti dove vengono svolte
le attività didattiche”.
In questi luoghi sussistano le
condizioni di buona comprensione della
comunicazione verbale?
Infatti bisogna ricordare che il
comfort acustico “migliora la qualità dell’apprendimento da parte degli
studenti se la comprensione del messaggio verbale (parlato), nel suo complesso,
è adeguata. Inoltre non si possono trascurare i possibili effetti negativi
sull’attenzione e, più in generale, sulle condizioni psicofisiche che hanno
influenza sul comportamento”.
Veniamo brevemente ai
risultati dell’indagine e ai
suggerimenti per il
miglioramento del
comfort acustico.
Sulla base dei risultati è
evidente come nella quasi totalità degli Istituti monitorati “
non vi siano condizioni di comfort acustico
adeguate; infatti per un solo Istituto sono state riscontrate condizioni
definite dalla norma UNI EN ISO 9921:2004 con i termini ‘eccellente’ o ‘buono’.
In tutti gli altri casi la situazione osservata è nel complesso insufficiente
(classi di riferimento della norma ‘scarso’ o ‘cattivo’ e solo in pochi casi
‘discreto’). Tale differenza è legata alle diverse caratteristiche di
“assorbimento” proprie di ciascun ambiente e, in particolare, alla presenza,
nell’unico Istituto caratterizzato da un adeguato comfort acustico, di
controsoffittature”.
Infatti queste
controsoffittature, “oltre a svolgere
una specifica funzione tecnica di mascheramento delle linee di servizio, sono
in grado di ridurre parte delle riflessioni nell’ambiente, migliorando
l’acustica complessiva”.
Invece le aule degli altri
Istituti, caratterizzate da normali pareti in muratura “hanno coefficienti di
assorbimento molto bassi e gli ambienti risultano molto riverberanti”.
Senza dimenticare che un ulteriore
fattore peggiorativo della situazione acustica è poi rappresentato dall’
inquinamento sonoro esterno.
Nel documento si ricorda un
particolare effetto indotto dal particolare clima
acustico, da considerare “se non altro per il disagio fisico che comporta”:
è rappresentato “dalla tendenza degli insegnanti a elevare il livello della
loro emissione sonora oltre quanto necessario, nell’intento di rendere
comprensibile il proprio messaggio verbale; l’aumento del livello del parlato,
oltre a essere controproducente ai fini del miglioramento dell’intelligibilità
della comunicazione verbale, provoca notevoli e ricorrenti problemi di
abbassamento di voce (disfonia) ai docenti”.
I possibili
interventi di miglioramento della qualità acustica degli ambienti
potrebbero seguire due direttrici principali:
- “da un lato si potrebbe
intervenire isolando acusticamente gli ambienti dal rumore esterno mediante la
sostituzione degli attuali serramenti a vetro singolo (che tipicamente costituiscono
la parte acusticamente ‘più debole’ della facciata di un edificio), con altri a
vetrocamera di elevate prestazioni acustiche certificate che, tra l’altro,
soddisfano le condizioni di trasmittanza termica (quantità di calore scambiato
da un materiale o un corpo per unità di superficie e unità di temperatura, ndr)
stabilite dal D.Lgs. 311/06”;
- dall’altro lato, per migliorare
l’intelligibilità del parlato, si potrebbero effettuare interventi di
ottimizzazione acustica atti a ridurre i tempi di riverberazione degli ambienti
dove si svolgono le attività didattiche. A tale scopo andrebbero impiegati materiali
fonoassorbenti opportunamente collocati per non penalizzare e, se possibile,
incrementare il livello sonoro del parlato nelle postazioni (banchi) delle
ultime file; in tal senso la disposizione dei pannelli, da collocare nella
parte anteriore e posteriore del soffitto, deve lasciare libera la parte
centrale dell’ambiente, in modo che esso possa comunque riflettere parte delle
onde sonore”.
Il documento, che vi invitiamo a
leggere integralmente e che si sofferma anche sulle difficoltà comunicative
negli ambienti di grandi dimensioni (auditorium e palestre), si occupa poi
anche dei problemi correlati al
comfort microclimatico.
Generalmente gli ambienti
moderati tipici delle attività dei plessi scolastici presentano “condizioni
microclimatiche non estreme, spesso omogenee, tali comunque da sollecitare in
modo limitato il sistema di termoregolazione; questi ambienti sono generalmente
caratterizzati da temperature non eccessive e da un’attività fisica
modesta”.
Se – con riferimento ai valori e
agli indici utilizzati nella ricerca –
nella maggior parte dei casi si rilevano situazioni che rientrano in un intervallo
di accettabilità, si evidenzia tuttavia anche la “
presenza di situazioni di discomfort degne di nota, che hanno una
chiara correlazione con l’andamento delle temperature nella stagione ‘calda’,
a causa dell’assenza di sistemi di condizionamento ambientale”.
Si ricorda poi che per favorire
il comfort
termico di un edificio destinato a ospitare attività didattiche “sarebbe
necessario, in fase di progettazione, adottare soluzioni tecnico- progettuali
efficaci per garantire l’isolamento termico dell’edificio; che prevedano la
scelta di materiali ad elevata inerzia termica e, nel caso in cui il progetto
preveda la presenza di superfici vetrate ampie o coperture realizzate in
materiale trasparente alla luce, la realizzazione di sistemi di schermatura
della luce solare”.
Tuttavia per gli edifici già
esistenti va rilevato che “le modifiche da apportare agli edifici per eliminare
o ridurre al minimo le situazioni di discomfort termico, pure possibili sotto
il profilo tecnico, non sempre sono di facile attuazione in assenza di adeguate
risorse economiche”.
Per
migliorare il comfort sul piano tecnico “occorrerebbe installare
impianti di controllo della ventilazione naturale, utili a limitare l’eventuale
surplus di umidità e a garantire adeguati ricambi d’aria. In aggiunta sarebbe
necessario modulare l’ingresso della luce naturale, in particolar modo per le
aule esposte a sud-est, utilizzando sistemi in grado di riflettere la
radiazione solare, diffondendo comunque la luce all’interno; in alternativa si
può ricorrere a tende in tessuto filtrante, a veneziane microforate o a
pellicole”.
Anche in considerazione delle risorse
economiche necessarie, non sempre agevolmente reperibili, il capitolo dedicato
al comfort termico si conclude indicando che “qualche piccola
modifica ‘comportamentale’, a basso
costo, può comunque essere adottata per migliorare la situazione localmente”.
Ad esempio, durante il periodo
freddo, “per via delle temperature rigide esterne e del traffico veicolare
piuttosto intenso, c’è la tendenza a tener chiuse le finestre più a lungo
possibile”. Ma in “assenza di sistemi di ventilazione in grado di garantire un
adeguato numero di ricambi d’aria di qualità, tale segregazione riduce il quantitativo
di umidità dell’aria che, tra l’altro, si arricchisce progressivamente di CO2
nel corso della giornata, condizione questa che può provocare, stanchezza e
malessere”.
INAIL - Consulenza Tecnica
Accertamento Rischi e Prevenzione, “ Sicurezza e Benessere nelle scuole. Indagine sulla qualità
dell’aria e sull’ergonomia”, a cura di Raffaella Giovinazzo, Emma
Incocciati, Francesco Nappi, Roberto Piccioni, Diego Rughi (Direzione Generale,
CONTARP), Silvia Amatucci, Federica Cipolloni (Consulenza Statistico
Attuariale) e Francesco De Matteis (formato PDF, 20.88 MB).
Tiziano Menduto
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