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"Alcol e lavoro: un problema di consumo o di alcoldipendenza?"

fonte www.puntosicuro.it / Salute

09/10/2015 - Sebbene in questi anni in Italia si siano ridotti i  consumi di alcol puro annuali pro/capite, tale riduzione non sembra dipendere da una diminuzione dei “bevitori pesanti” (i consumatori che superano i 40 grammi giornalieri di alcol per le donne e i 60 grammi per gli uomini). Nel nostro paese nel 2012 gli uomini “che hanno consumato più di 5 bicchieri di alcol al giorno (1 bicchiere equivale a 12 grammi) sono stati circa 400mila e le donne 220mila. Una quota stabile negli anni”. E riguardo alla  mortalità, in Italia “nel 2010 complessivamente 16.829 persone, di cui 11.670 uomini e 5.159 donne di età superiore ai 15 anni sono morte per cause totalmente o parzialmente attribuibile al  consumo di alcol”. E anche il 20 % delle “neoplasie maligne per i maschi e il 6.9 % per le donne di tutti i decessi registrabili per neoplasie maligne è attribuibile all’alcol; i decessi per cancro causato dal consumo di alcol (oltre 4000/anno) incidono per 1/3 sul totale del numero di decessi maschili alcolcorrelati ponendosi come prima causa di morte parzialmente attribuibile tra i maschi”.

Con il riferimento di questi dati, presentati dal Ministero del Salute, alla XIII edizione dell’ Alcohol Prevention Day (Roma, 9 aprile 2014) sono stati presentati contributi anche sul consumo di alcol nei luoghi di lavoro; consumo che costituisce un pericoloso fattore di rischio aggiuntivo rispetto ai rischi lavorativi pre-esistenti e che può determinare una riduzione dell'integrità psico-fisica del lavoratore ed incidere in modo significativo anche sulla salute e sicurezza di terze persone.
 
A parlare in questi termini del rapporto tra alcol e lavoro, è un intervento, presentato al convegno, dal titolo “ Alcol e lavoro: norme e buone prassi”, a cura di Valentino Patussi e Tiziana Fanucchi (Centro Alcologico Regionale Toscano - Centro di Alcologia e Patologie correlate - Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi – Firenze).
 
Nell’intervento si sottolinea che in passato “gli studi hanno focalizzato l’attenzione soprattutto sul rapporto tra infortuni mortali e intossicazione acuta da alcol, trascurando gli infortuni non mortali”. Invece più recentemente “vari autori hanno evidenziato la relazione tra alcol e ridotta produttività, sia a causa dell'assenteismo che del presenzialismo (Anderson, 2010; Anderson & Baumberg, 2006; Rehm et al, 2009).
Emerge che l’alcol “costa ogni anno nell’UE 311 Euro pro capite in termini di produttività persa, costi sanitari, sociali e di sicurezza (manifesto europeo Amphora, Rivista Alcologia n. 15, novembre 2012).
 
Veniamo ai problemi legati all’assunzione di alcol nei lavoratori:
- “ aumento del rischio infortunistico, soprattutto nel caso di esecuzione di compiti complessi: lavoro in altezza, conduzione di mezzi, richiesta attenzione/vigilanza, ecc..
- danno a terzi;
- danno d’organo derivante dalle interazioni con sostanze presenti in ambiente di lavoro: tossici che interagiscono con l’etanolo (solventi); agenti biologici (virus epatotropi);
- danno da ridotta produttività: errori nelle procedure, danno ai macchinari, perdita di capacità lavorativa, necessita di assistenza ai familiari dei lavoratori con problemi alcolcorrelati”.
 
Viene fatta anche una breve stima della quota di infortuni sul lavoro alcol -correlati:
- l’ ILO - Organizzazione Internazionale Lavoro “stima che il 10-12% dei lavoratori adulti beve a livelli pericolosi per sé e per gli altri e il 10.20% degli infortuni sul lavoro sono alcol-attribuibili;
- le stime dell’OMS riportano valori tra il 10-30%;
- una rewiew della Rand Corporation - Center For Health And Safety in Workplace (Ramchand et al., 2009) evidenzia alcune difficoltà di rilevazione del problema e riporta percentuali di incidenti sul lavoro alcolcorrelati che variano in prevalenza tra 15-20%”.
E considerando che il Italia “nel 2012 sono stati denunciati all'INAIL circa 657.000 infortuni (in calo rispetto agli anni precedenti), si può ipotizzare che, di essi, tra 98.550 e 131.400 hanno avuto cause alcolcorrelate”. 
 
L’intervento si sofferma poi sulla normativa di riferimento e riporta anche le criticità della normativa:
- “mancata integrazione tra la legge 125/2001 e i DD.Lgss 81/2008 e 106/2009;
- mancata revisione delle condizioni e modalità di accertamento di tossicodipendenza e alcoldipendenza (a oltre 4 anni dal termine previsto dall’art.41 comma 4 bis del D. Lgs 106/2009 non è uscito nessun documento nazionale ufficiale);
- diverse interpretazioni delle norme che hanno favorito per lungo tempo un’implicita e tacita abrogazione delle stesse;
- protocolli diversi da regione a regione”. 
 
Il rapporto tra alcol e lavoro è da considerare un problema di consumo o di alcoldipendenza? 
Per rispondere a questa domanda gli autori indicano che:
- “esistono persone con uno stato di alcoldipendenza che durante l’orario di lavoro rimangono astinenti;
- esistono altre persone che durante i pasti o nelle pausa di lavoro assumono bevande alcoliche in quantità socialmente condivise, ma che causano una riduzione delle loro abilità, comportando rischi per se stessi e terze persone”.
E dunque i problemi alcolcorrelati nei luoghi di lavoro e la non idoneità non sono legati esclusivamente alla dipendenza!! 
Infatti a comportare rischi per la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro “non necessariamente è la dipendenza da alcol ma piuttosto il consumo di alcol come stile di vita, spesso normalizzato dalla popolazione generale”. E in Italia “la prevalenza del consumo a rischio riguarda il 15,9% degli italiani al di sopra degli 11 anni per un totale di più di 9milioni di persone”. Non solo, ma una morte su 8 “nell’Unione Europea è dovuta all’alcol e avviene negli anni di maggiore produttività economica di un individuo (15-64 anni)”. 
 
Il documento presenta poi una serie di indicazioni tratte da diversi documento.
 
Ad esempio le " Proposte per l’elaborazione dell’accordo di cui all’art. 41, comma 4-bis del D.Lgs.  9 aprile 2008, n. 81 e le indicazioni per l’applicazione omogenea della normativa ex art. 15 della legge 30 marzo 2001, n. 125 e Intesa Stato-Regioni e Province Autonome del 16 marzo 2006” del Gruppo di coordinamento tecnico interregionale per la prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro  (documento approvato il 15 marzo 2012 e discusso anche in Conferenza delle Regioni.
 
Vengono poi riportati alcuni esempi di linee guida regionali e buone pratiche, con particolare riferimento alla Delibera della Regione Toscana n. 1065 del 9 dicembre 2013 e al   “ Regolamento per la tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori e di terzi in AOUC rispetto al consumo di alcol ai sensi dell ’art. 15 - L. 125/2001” dell’Azienda ospedaliero universitaria Careggi.  
 
Riprendiamo, infine, le conclusioni degli autori, che sottolineano come il consumo di alcol costituisca “un rischio aggiuntivo nei luoghi di lavoro, legato alle abitudini dei lavoratori, capace di comportare infortuni e malattie professionali. Per valutarlo e prevenirlo non è sufficiente utilizzare criteri e metodi precisamente stabiliti, così come avviene per i rischi lavorativi tradizionalmente intesi nell’ambito della medicina del lavoro”.
È inoltre importante “lavorare sugli stili di vita dei lavoratori e sulla cultura dell’organizzazione attraverso azioni comuni e condivise con i vari attori che la vivono, che vadano oltre la valutazione e prevedano azioni di promozione della salute”.
 
 
 
Alcol e lavoro: norme e buone prassi”, a cura di Valentino Patussi e Tiziana Fanucchi (Centro Alcologico Regionale Toscano - Centro di Alcologia e Patologie correlate - Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi – Firenze), intervento alla XIII edizione dell’Alcohol Prevention Day 2014 (formato PDF, 1.77 MB).
 
 
 
 
Tiziano Menduto
 

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