18/02/2009 - LECCE - Reflui scaricati irregolarmente, per finire, depurati in modo non corretto, direttamente nelle acque dell’Adriatico. A poco meno di un mese dai sigilli del sequestro preventivo d’urgenza, scattati il 21 gennaio scorso, i carabinieri del Noe di Lecce hanno individuato le prime responsabilità per il non regolare funzionamento del depuratore di Uggiano La Chiesa che serve tutte le comunità dell’hinterland idruntino. Esaminata la documentazione corposa sequestrata a suo tempo negli uffici degli enti interessati, Regione, Provincia di Lecce, Ato e i tre comuni serviti dall’impianto, hanno proceduto all’iscrizione nel registro degli indagati del responsabile per quell’area dell’Acquedotto Pugliese e del legale rappresentante della società Dondi, conduttrice dell’impianto fino al subentro, poco tempo fa, di una ditta col legata all’AQP. Il reato è scarico sul suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee, previsto dal Testo unico ambientale. Si è partiti dal dato dello scarico per come attualmente viene effettuato. I reflui confluiscono in un pozzo artesiano, che ha una profondità di 300 metri, in zona pericolosamente prossima alla costa. Scarico non autorizzato e inquinante, anche per via del funzionamento dell’impianto, non a norma. Da qui, i sigilli, che però non hanno bloccato lo sversamento dei reflui nel pozzo, per via della concessione della facoltà d’ uso decisa in accordo con la Procura per non creare un disservizio alle comunità di Uggiano, Minervino e Giurdignano. Procede il lavoro del tavolo tecnico ad hoc per trovare una soluzione alternativa a quella avanzata dalla Regione il collegamento del depuratore al canale di bonifica che sfocia proprio a Porto Badisco e che avrebbe condannato quel tratto di costa al divieto di balneazione.

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