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"Salta il patto con le Regioni sul piano casa"
fonte Il Corrire della sera, L.Fuccaro / Edilizia
15/05/2009 - ROMA — «Quando l’edilizia va, tutto va». Berlusconi ricorre a questo quando affronta la platea riunita agli Stati generali delle costruzioni parlando «da vecchio collega delle costruzioni, e in questa veste posso dire di trovare totalmente corretto il discorso del presidente dell’Ance, con il quale ci diamo del tu e al quale posso chiedere dimmi cosa devo fare e io la faccio». Annuncia che oggi il governo avrebbe varato il piano casa, ma ignora che di lì a poco le Regioni ne bloccheranno l’approvazione. Berlusconi, insomma, cerca di stabilire una sintonia con gli operatori di un settore talmente in crisi, che il presidente dell’Ance Buzzetti invoca: «Fateci tornare a fare impresa perché 250 mila persone rischiano di perdere il posto di lavoro». Un appello simile a quello del presidente di Confindustria Marcegaglia, che giudica «positivo il decreto per l’Abruzzo», ma si domanda: «Quanti soldi sono effettivamente spendibili? ». Di fronte a tali grida d’allarme, il premier annuncia che entro «dieci giorni convocherò a Palazzo Chigi un tavolo interministeriale» e, al contempo, enuncia un piano per l’edilizia, indica le cifre stanziate e come intende operare: emergenza Abruzzo, infrastrutture, social housing, il progetto delle new town. Doveva esserci anche il piano casa (che era all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi). Ma, rivelerà più tardi il ministro Fitto, non si è raggiunta un’intesa nella conferenza Stato-Regioni. Le Regioni sostengono di non avere ricevuto garanzie sufficienti. Anzi, per bocca di Errani, attendono che «il governo dia risposte su questioni fondamentali». Il decreto, ora accantonato, avrebbe consentito di aumentare del 20% la cubatura delle case mono o bifamiliari. «Ebbene -calcola Berlusconi - se soltanto il 30% dei proprietari volesse utilizzare questa possibilità, secondo stime al ribasso, in diciotto mesi verrebbero messi in circolazione tra i 70 e i 150 miliardi di euro che giacciono inoperosi nelle nostre banche ». In testa ai provvedimenti, c’è la «sfida per la ricostruzione delle abitazioni distrutte dal terremoto». «Quando le scosse saranno finite — nota — intendiamo garantire al 78% della popolazione di tornare nelle proprie case, perché non vogliamo che finiscano in baraccopoli o tendopoli». Berlusconi garantisce che «entro sei mesi dal primo maggio saranno pronte case per 13 mila persone, cioè saranno costruiti 4.500-5.000 alloggi ». Queste unità saranno «edificate su 14-20 aree nel verde: quando gli occupanti si sistemeranno nelle nuove case ricostruite, i moduli abitativi diventeranno campus universitari ». Per l’intera ricostruzione dell’Abruzzo, osserva Berlusconi, «lo Stato stanzierà 8,7 miliardi di euro, dei quali 7 saranno destinati all’edilizia». E il ministro dell’Economia Tremonti aggiungerà al Tg1: «Abbiamo trovato i fondi. Capisco le polemiche, visto che si è in campagna elettorale. Ma per piacere lasciamo fuori il terremoto». C’è poi il piano per le infrastrutture. Il Cavaliere ribadisce la centralità di questo impegno e annuncia, sollecitato dagli amministratori locali, «di stare lavorando affinché ci possa essere un nostro intervento sul patto di stabilità interno per consentire agli enti che sono stati bravi ad amministrare di potere utilizzare i risparmi per fare interventi nelle costruzioni ».
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