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"«Lo stringevo e cercavo di tirarlo fuori Poi sono svenuto»"
fonte Il corriere della sera, A. Pinna / Sicurezza sul lavoro
27/05/2009 - CAGLIARI — «Sono vivo e non so perché. Ricordo soltanto che stringevo Bruno e ho cercato di tirarlo fuori. Poi devo essere svenuto». Luca Fazio, 32 anni, il solo sopravvissuto fra i 4 operai soffocati nella cisterna della Saras, parla poco e a fatica. Intorno al suo letto i camici bianchi del reparto di medicina dell’ospedale san Giovanni di Dio: «L’ha scampata bella, non sta male. Fra qualche ora potrebbe forse potrebbe tornare a casa». Nello stesso reparto c’è un altro operaio Saras, ha avuto un collasso quando è scattato l’allarme e l’ordine di uscire dallo stabilimento. «Non c’è alcun pericolo — ha precisato la dottoressa Rosanna Laconi, pronto soccorso —, li abbiamo ricoverati in osservazione». Accanto a Fazio c’è lo zio Salvatore, sui 60 anni, più di 30 anni lavorati alla Comesa. È lui che lo ha chiamato dalla Sicilia: «Vieni, c’è un lavoro a tempo determinato: se ti accontenti, tre mesi…». Due Luca Fazio li aveva già fatti, a giugno sarebbe ritornato a Siracusa. Moglie («Tranquilla, non ho nulla» l’ha rassicurata al telefono) e due figli piccoli sono rimasti in Sicilia. «Non ero nella squadra che doveva fare la manutenzione all’impianto, lavoravo da un’altra parte, a poca distanza. Vicino a me c’era Bruno Muntoni. Abbiamo sentito un urlo, poi altre grida, venivano dal contenitore». Il cuore della raffineria è composto da cisterne e cunicoli. C’è anche il contenitore, il «minisommergibile», così lo chiamano gli operai. Lo zio di Luca Fazio, che alla raffineria Saras ha lavorato a lungo, è convinto: «Deve essere accaduto qualcosa nel sistema operativo dei controlli; qualcosa forse al momento del passaggio delle consegne fra squadre: è previsto il via libera soltanto dopo che il capoturno attesta che nell’impianto non c’è rischio di esplosione e c’è sufficiente ossigenazione». Luca ricorda a stento: «Siamo corsi, le voci non si sentivano quasi più. Erano là dentro e potevano esserci esalazioni. Gas. Bruno Muntoni ha cercato di proteggersi, ha afferrato una maschera e l’ha messa sul viso. Forse voleva rendersi conto, vedere che cosa era successo. Ha deciso di affacciarsi, di entrare. Io ero dietro di lui». Fazio è turbato e probabilmente ha rimosso alcuni istanti: «Bruno voleva tirarli fuori, si è spinto avanti. Io l’ho tenuto stretto fin che ho potuto. Poi devo essere svenuto, non ricordo più nulla». Ha saputo in ospedale: Muntoni è finito dentro il contenitore: soffocato. Lui ha sbattuto la testa ed è ricaduto fuori: salvo.
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