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"Un morto in Sicilia e tre feriti all'Enel Allarme testo unico"
fonte il Manifesto, S.Faroifi / Sicurezza sul lavoro
22/07/2009 - Il governo tira dritto sulla «controriforma» del Testo Unico in materia di sicurezza sul lavoro. Il decreto - che in questi ultimi mesi ha collezionato, uno dietro l'altro, il parere negativo delle regioni, quello di molti giuristi e penalisti, e persino un richiamo formale del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulla norma «salvamanager» - arriverà in consiglio dei ministri venerdì. «Una scelta inaccettabile», denuncia la Cgil, «specie in un momento in cui il paese vive una crisi occupazionale profonda e i dati degli incidenti mortali rimangono a livelli intollerabilmente alti». Sono le cronache, di tutti i giorni, a riportarlo. Anche ieri. Francesco Vitiello, quarantenne, è morto al porto di Palermo, dove lavorava. Caricava e scaricava merci nella stiva di una moto nave - la Snav - impartiva istruzioni su dove collocare alcune attrezzature, quando è rimasto travolto da una motrice condotta da un collega che, in retromarcia, non lo ha visto. La Cgil palermitana parla «dell'ennesimo omicidio annunciato», «di una condizione di decadenza dei livelli di sicurezza che espongono i lavoratori ma anche i passeggeri a seri rischi». Immediata è stata la convocazione di uno sciopero di 24 ore di tutti i portuali siciliani. Il dito è puntato sui tagli al personale marittimo e portuale, che hanno abbassato il numero degli addetti alla sicurezza, e sui tagli agli investimenti: «Tutto ciò sta determinando una situazione gravissima di rischio per le persone che deve essere portata al centro dell'attenzione delle autorità competenti, e il sindacato deve aprire una forte vertenza per ristabilire le condizioni minime di presenza del personale durante i turni di lavoro », dice Maurizio Calà (Cgil Palermo). Sempre ieri, tre operai sono rimasti feriti nella centrale Enel di Torre Valdaliga. I tre - dipendenti di una ditta, la Guerrucci, che lavora in appalto per Enel - sono stati raggiunti dal rumore molto forte di una valvola durante un'attività di pulizia industriale, potrebbero avere riportato danni all’apparato uditivo. In serata un comunicato di Enel ha tenuto a precisare che «i lavoratori hanno preso solo un forte spavento e sono già rientrati nelle loro abitazioni». Altre persone, per restare alla giornata di ieri, sono rimaste ferite sul luogo di lavoro. Eppure il governo «persevera nel portare avanti un testo che è una vera controriforma». È possibile che la «salva manager»- l'articolo 10 bis, che sposta la responsabilità dal dirigente giù, financo all’operaio, in caso di gravi infortuni e che metterebbe a rischio processi «simbolo» come Thyssen Krupp o Eternit - venga riscritta. Lo ha chiesto esplicitamente Napolitano, ma il ministro del lavoro Maurizio Sacconi non ha mai fatto mistero di avere alcuna intenzione di modificare la sostanza. Ma non c'è solo questo: il 10 bis intacca anche l'articolo 2087 del codice civile, che prevede l'obbligo per il datore di lavoro di fare tutto il possibile per tutelare l'integrità del lavoro. Con il nuovo dettato, l'imprenditore risponderà solo a quanto espressamente previsto dalla legge: per capirne la portata basta pensare all'amianto, vicenda in cui la legge è intervenuta molto più tardi della consapevolezza sulla pericolosità del materiale. E ancora: l'articolo 2 bis assegna compiti di certificazione, in materia di infortuni, agli enti bilaterali (enti costituiti tra sindacato e imprese). Una «funzione impropria», denunciala Cgil, che dovrebbe spettare a un soggetto terzo. «La volontà del governo di abbassare le tutele e di scardinare l'intero impianto sanzionatorio troverà la più netta contrarietà della Cgil», conclude la segretaria confederale Paola Agnello Modica.
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