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"Sì alla ricostruzione ma tagliando i consumi "

fonte Il Sole 24 ore, D.Bellatreccia / Edilizia

05/10/2009 - Criteri diversi, ma non troppo. Le leggi regionali che disciplinano gli interventi del piano casa condizionano la concessione del bonus di volume o superficie al rispetto di determinati requisiti costruttivi. L’intesa Stato-Regioni del 1° aprile parlava di «miglioramento della qualità architettonica, dell’efficienza energetica» e di «utilizzo di fonti energetiche rinnovabili» e «criteri di sostenibilità ambientale». A livello nazionale, il Dlgs 311/2006 definisce la metrica con la quale misurare la qualità energetica degli interventi. A sei mesi di distanza dall’intesa, si vede chiaramente che tutte le leggi regionali fanno riferimento - direttamente o indirettamente - ai valori di energy perforrnance (EP) definiti i dal decreto: e questo è un risultato apprezzabile, quasi miracoloso, vista la tradizionale ritrosia del prodotto edilizio ad essere “misurato” e quindi reso eonfrontabile. E certamente prematuro fare previsioni sull’impatto che le normative avranno sul patrimonio edilizio esistente: tuttavia, sono già visibili alcune differenze. La regione Toscana, ad esempio, ha evidentemente enfatizzato l’aspetto “efficienza” arrivando a richiedere una riduzione del 50% dei valori EP imposti dalla normativa nazionale (Dlgs 311/2006), e includendo anche limiti (questi ultimi decisamente ragionevoli) ai consumi per la climatizzazione estiva, Con questi requisiti, un rivestimento a cappotto, infissi ad altissima efficienza, uno studio accurato delle tamponature e degli sfasamenti, e infine impianti tecnologicamente sofisticati (ad esempio ventilazione meccanica controllata e pompe di calore in collaborazione con sorgenti geotermiche) possono certamente risolvere. Il contesto urbanistico, però, potrebbe giocare un ruolo determinante: i vincoli sull’orientamento, sugli aggetti e sui distacchi potrebbero compromettere quelle scelte di progetto che consentirebbero un comportamento da vera “casa passiva”, che utilizza al meglio gli apporti gratuiti. Sulla stessa falsa riga agisce la Lombardia, che richiede una diminuzione del 30% del Fabbisogno di energia primaria rispetto ai limiti, già esigenti, decretati con la legge regionale di recepimento del Dlgs 311/2006. Come spesso accade, il meglio può essere nemico del bene, e sarà interessante vedere nei prossimi mesi quanti interventi saranno di effettiva riqualificazione completa. La regione Veneto eleva il bonus cubatura al 40% e punta decisamente sulle rinnovabili, citando esplicitamente i sottotetti, da sempre oggetto di operazioni di “ampliamento”, più o meno consentite. Insieme con il Piemonte, il Veneto utilizza una griglia di valutazione della sostenibilità derivata dal cosiddetto Protocollo Itaca: l’intervento viene valutato a tutto tondo, con diversi criteri, e raggiunge un punteggio in base al quale si accede al bonus. La valutazione non si limita quindi ai soli kWh risparmiati, ma fa riferimento ai consumi d’acqua, all’armonizzazione con l’ambiente circostante eccetera. Sono interessanti, poi, i meccanismi di scambio utilizzati in Abruzzo, e in parte in Emilia Romagna e nel Lazio. Il bonus volumetrico arriva fino al 50%,60% e 65% nel caso in cui vengano demoliti fabbricati in aree sottoposte a vincoli ambientali e ricostruiti altrove; oppure nei caso in cui siano delocalizzati fabbricati classificati come «incongrui»; e comunque, con conseguente trasferimento delle aree liberate al patrimonio indisponibile dei Comuni. Finora ci si è concentrati sui lavori di demolizione e ricostruzione, e non per caso. Gli interventi di ampliamento, dal punto di vista energetico, sono poco significativi: aggiungere una camera, o chiudere un balcone con una veranda, curandone correttamente l’isolamento e l’inerzia termica, non modificherà il comportamento della parte rimanente dell’edificio, che presumibilmente continuerà a consumare gli stessi kWh di prima. Viceversa, se le operazioni di demolizione-ricostruzione fossero estese e diffuse, qualche effetto sulla bolletta energetica dell’Italia sarebbe osservabile. La quasi totalità degli edifici esistenti consuma oltre 150 kWh/m2, mentre con le tecnologie di costruzione ormai ampiamente disponibili è relativamente semplice raggiungere valori intorno ai 50 kWh/m2/ anno (classe B o superiore). Se un solo edificio ogni cinque fosse sostituito, ricostruendone uno equivalente con consumi in classe B, il risparmio sarebbe dell’ordine di 1,2 miliardi di euro l’anno. E ogni anno si eviterebbe l’emissione di oltre 8 milioni di tonnellate di C02 in atmosfera.

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