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"Lavoro nero, sigilli all’opificio "
fonte Gazzetta del Nord barese / Sicurezza sul lavoro
27/01/2010 - BARLETTA . «Stiamo lavorando solo da pochi giorni», hanno dichiarato, forse per tutelare chi invece li stava sfruttando da tempo. In realtà lo sfruttamento dei lavoratori andava avanti da mesi durante i quali nessun contributo previdenziale ed assistenziale era stato versato in loro beneficio da parte del datore di lavoro. Per questo i militari della Guardia di finanza della Compagnia di Barletta hanno ritenuto che fossero da considerare a tutti gli effetti come lavoratori in nero sette dei dodici dipendenti di un opificio di via Vivaldi, il cui proprietario ora dovrà rifondere contributi non versati ed iva evasa per diverse migliaia di euro. Ad alzare il velo sull’enne - sima storia di lavoro irregolare sono state le Fiamme gialle di Barletta che, agli ordini del capitano Giulio Leo, ieri mattina si sono presentati presso la sede della «Effe Esse», in un locale a piano terra nel periferico quartiere «Borgovilla». All’interno della camiceria, al momento dell’arrivo dei militari, c’erano dodici lavoratori (undici donne ed un uomo con un’età compresa tra i 30 ed i 40 ani) impegnati ciascuno nelle proprie mansioni. I finanzieri hanno chiesto di consultare il registro matricole dell’azienda e si sono accorti che ben sette dei dipendenti presenti nell’opificio non figuravano sul registro. Quindi li hanno ascoltati uno per uno, chiedendo loro da quanto tempo prestassero servizio e secondo quali orari di lavoro. Alla fine è emerso che quelle sette persone avevano lavorato da mesi per 8-9 ore giornaliere secondo le stesse modalità dei dipendenti regolarmente inquadrati in azienda ma, a differenza di questi ultimi, non avevano avuto versati i contributi previdenziali ed assistenziali da parte del loro datore di lavoro. Accertato questo aspetto, quindi, gli uomini delle Fiamme gialle hanno cominciato a quantificare cifre ed importi stabilendo quanto il titolare dell’opificio (D.S. di 40 anni) aveva omesso di versare come tributi previdenziali. Per questo, pertanto, l’uomo rischia adesso una sanzione amministrativa pari a 15-20mila euro. Non solo. Il blitz dei finanzieri è stato compiuto con l’au - silio della l’Asl/Bat ed il Servizio di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro (Spesal) che hanno provveduto a sottoporre a sequestro preventivo (convalidato dal gip del Tribunale di Trani, Rober to Oliveri del Castillo) 20 macchinari (concentrati su un’area di settanta metri quadrati) e 10mila capi di maglieria in corso di lavorazione. L’azienda, in realtà, girava a pieno regime ma niente affatto allineata con le vigenti disposizioni normative riguardanti la sicurezza e la prevenzione degli infortuni sul lavoro. I lavoratori sorpresi nel blitz, infatti, sono stati trovati dai finanzieri e dagli ispettori dello Spesal su macchinari antiquati e pericolosi, collegati ad impianti elettrici privi di qualsivoglia certificazione di legge. In altre parole, i malcapitati correvano quotidianamente il serio pericolo di subire scosse elettriche durante le manovre di taglio e cucito dei capi. Un’ispezione più attenta dell’ambiente ha evidenziato alcuni scorci inquietanti di ordinario degrado che, nella concitazione delle attività giornaliere, sfuggivano agli occupanti come le scomode seggioline piazzate davanti alle macchine da cucire. Il grado di saturazione dell’aria di particelle di materiale rinvenienti dalla lavorazione del tessuto, inoltre, era talmente alto che l’assoluta mancanza di ventilazione nel laboratorio faceva sì che, attorno ai rocchetti di filo poggiati su alcune scansie, si potessero osservare depositi di pulviscolo colorato e ragnatele.
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