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"Un manager per la sicurezza "

fonte Il Sole 24 Ore, Franco Vergnano / Sicurezza sul lavoro

17/02/2010 - Si chiama manager della sicurezza. Non tutte le aziende hanno specifiche figure professionali a tempo pieno di questo genere, ma le più avanzate ne posseggono uno per stabilimento, o "sito produttivo". Tra le società all`avanguardia c`è la Indesit di Fabriano che, proprio di recente, ha ottenuto l`imprimatur mondiale di tutti i suoi siti. Una curiosità: anche la Juventus ha una certificazione "multisito" del genere. Il tema è molto caldo: «Non per niente - spiega Paolo Citterio, presidente nazionale Gidp la richiesta di questi profili professionali specializzati è in forte crescita. In passato spesso il compito era, pro forma, assegnato al titolare che magari nonsempre poteva occuparsi della materia in modo adeguato. Ma, anche da quando le norme sono diventate più restrittive, le aziende si stanno attrezzando. Un fenomeno da vedere con favore da parte dei dipendenti perché un responsabile vero migliora nettamente la sicurezza complessiva». E anche head hunter e addetti ai lavori confermano l`emergere di questa tendenza, a tutti i livelli. Un significativo passo avanti è stato fatto con la progressiva andata a regime della certificazione internazionale: si tratta della Bs Ohsas i8ooi, un sistema mondiale di gestione perla salute e sicurezza dei lavoratori. Nel nostro Paese la svizzera Sgs (un tempo la società dove lavorava Sergio Marchionne) è stato il primo ente con l`iimprimatur Sincert (il Sistema nazionale per l`accreditamento degli organismi di certificazione e ispezione): «Abbiamo già dato il "bollino" a circa 300 siti aziendali in Italia», dicono dal quartier generale. Ma che cosa c`è dietro questa strana sigla? L`acronimo Ohsas significa «Occupational health and safety assessment series» e identifica appunto lo standard internazionale che fissa i requisiti. «In un mercato moderno, dove il successo di un`azienda non è più solo legato alla qualità del prodotto e al cliente, ma anche` al "comportamento responsabile" - spiega Simone d`Aquino, Marketing & development manager Sgs Italia - risultano evidenti i benefici che l`imprenditore può trarre dalla certificazione. Le società possono agevolare il rispetto delle leggi, ridurre i costi diretti ed indiretti, rafforzando allo stesso tempo l`immagine aziendale». Ma che cosa succede dopo che un`azienda si è "messa in regola" con gli standard? La sua parola non basta. Come succede perla qualità, serve una "certificazione", in parole semplici un "bollo e timbro" che asseveri il rispetto delle procedure. E qui entrano in campo, ad esempio, gli specialisti della Sgs, leader nei servizi di ispezione, verifica e analisi. «Abbiamo proprio recentemente - continuano gli esperti consegnato la certificazione a due aziende leader negli elettrodomestici e nelle cucine del made in Italy, Indesit Company e Scavolini, riconoscendone il rispetto della norma e sottolineando come le società siano un valido esempio di azienda bene organizzata, sia per il metodo usato nel gestire i processi e sia negli sforzi profusi dalle relative organizzazioni nel cercare continuamente di migliorare». Non tutti i "timbri" sono però uguali. Nel nostro paese Sgs ha già rilasciato parecchie certificazioni Ohsas: «L`eccellenza del multisito è - spiegano gli esperti - delle aziende che hanno certificato due o più sedi. Indesit ha sicuramente un valore altissimo in termini di percorso di certificazione, visto che l`ha affrontato su ben 23 sedi dislocate in cinque paesi». Tra gli altri nomi più significativi, alla Sgs citano anche: Trenitalia su i8 sedi, Sanpellegrino su sette sedi, Antinori agricola Srl su mezza dozzina di siti e la Juventus Football Club SpA con un poker di sedi. Il totale dei «bollini» Ohsas in Italia risulta oggi essere stato assegnato a 1.827 aziende. La maggior parte di queste hanno però certificato una sola sede. Ma in che cosa consiste, in pratica, l`imprimatur Ohsas 18001 ? Rappresenta un sistema che permette alle aziende di individuare obiettivi e politiche a tutela dei lavoratori, mettendo a fuoco i pericoli e i fattori di rischio presenti nelle diverse attività, tutelando i propri dipendenti e migliorando la sicurezza sul luogo di lavoro. Gli esperti del settore (e recentemente anche «The Economist» con un apposito rapporto sullaCsr) sostengono che dimostrare attenzione alle tematiche legate a salute e sicurezza produce effetti positivi sul successo aziendale sia nel breve sia nel lungo periodo. «Questo tipo di certificazione - racconta Giorgio Del Mare, presidente della società di consulenza Methodos - ha caratteri decisamente più incisivi e affidabili delle numerose prassi certificatorie che affollano le aziende italiane ed europee. Da almeno un triennio le imprese che si pegnano volontariamente, oltt le norme obbligatorie, in questa attività hanno risultati molto positivi relativi alla drastica riduzione degli infortuni; al forte coinvolgimento del personale anche sulla prevenzione delle malattie; al miglioramento della reputazione; a una maggiore attenzione dei mercati finanziari e delle istituzioni nazionali e internazionali; amaggiori convenienze economiche (sconti Inail e sulle polizze assicurative).E una via per iniziare ad affrontare il problema degli infortuni come tema culturale e non tecnico normativo. La strada degli infortuni zero è quella di trasformare la mentalità e i comportamenti puntando sulla responsabilizzazione del top e del`intera gerarchia». Tutti elementi condivisi anche da Massimo Rosini, 47 anni, direttore tecnico industriale di Indesit che sottolinea però la performance di aver dovuto ottenere il «bollino» in tempi compressi: «Le assicuro che certificare 23 siti in meno di un anno èstata una vera maratona. Abbiamo infatti dovuto uniformare tutti i nostri stabilimenti, compresalogistica e service, adattandoli a un unico standard. Abbiamo anche attuato ben 100mila ore di formazione solo nello scorso anno. E, per tenere il passo e fare un po` di "manutenzione" al sistema, nel prossimo triennio investiremo almeno 15 milioni di euro».

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