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"Lo stage paga dazio alla crisi "
fonte Il Sole 24 ore, Antonietta Demurtas / Formazione ed informazione
24/02/2010 - C`è chine colleziona due, tre o anche quattro, e chi invece ottiene un contratto dopo il primo tirocinio. Fortuna o capacità, per tutti lo stage resta un passaggio obbligato. Anche se con la crisi anche lo strumento più flessibile per l`accesso al mondo del lavoro, rischia di rivelarsi inadeguato. Secondo il Rapporto Excelsior 2009, prodotto da Unioncamere per fotografare i fabbisogni delle aziende, la percentuale di assunzioni successive a uno stage è passata dal 12,9% del 2007 al 9,4% dell`anno successivo. Degli oltre 30omila stagisti del 2008 meno di 29mila hanno firmato un contratto. Numeri questi da leggere insieme a con quelli sulle richieste di stagisti da parte delle aziende, quelle arrivate all`Università Statale di Milano sono aumentate rispetto al 2008, mentre si sono dimezzate invece le offerte di lavoro. Confrontando i dati dei questionari compilati dai ragazzi si vede come nel 2009 su 1.148 stagisti-studenti 224 hanno iniziato un rapporto di lavoro retribuito, su 343 stagisti-laureati 79 hanno trovato occupazione. Lo stagista dunque sembraparticolarmente richiesto dalle aziende che non sono in grado di assumere il che, come sottolinea Barbara Rosina, direttrice del Cosp (Centro per l`orientamento allo studio e alle professioni di ateneo),«comporta il rischio che gli stagisti diventino un surrogato dei lavoratori a contratto». Rispetto al 2008, l`anno scorso si è passati da 2.485 a 2.653 stage compresi quelli curriculari obbligatori: 1.894 stage sono stati fatti da studenti e 759 da laureati in cerca di occupazione (erano 653 nel 2008). «I più richiesti sono nel settore marketing, organizzazione e information technology», aggiunge Rosina. Molti giovani soprattutto laureati, continuano a investire negli stage. Se nel 2001, ovvero prima della riforma universitaria del 3+2, chi faceva stage durante gli studi era il 17,9%; nel 2008 la quota sale al 54% (60,2% laureati triennali e 55% specialistici). Secondo il rapporto Almalaurea (Consorzio interuniversitario formato da 6o atenei) sulla condizione occupazionale dei laureati di primo livello usciti nel 2007 e intervistati a un anno dalla laurea, risulta favorito chi uno stage l`ha fatto: lavora infatti il 49% e solo il43% di chi non è stato stagista. Il rischio che la crisi trasformi lo stage in «lavoro a basso costo», comunque c`è. Da due anni, la testata online Repubblica degli stagisti, che registra oltre 3omila visite al mese, raccoglie le richieste di aiuto da parte del popolo degli stagisti: «Oggi ci scrivono farmacisti e ingegneri, il che significa che anche le cosiddette lauree forti sono vittime della crisi. Se prima per loro lo stage era l`anticamera dell`assunzione oggi si prolungano i tempi e le prospettive di un contratto», spiega la direttrice, Eleonora Voltolina. Da un sondaggio lanciato dal sito insieme all`Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale (Isfol) a cui hanno aderitotre mila giovani e che uscirà a marzo, emerge che i casi in cui lo stage si trasforma in un vero e proprio contratto sono davvero pochi: l`8% dichiara di aver ottenuto un contratto a progetto, il 7,9% un contratto a tempo determinato, il 6,5% una collaborazione occasionale. Solo 3 stage su 10o si trasformano nel contratto a tempo indeterminato. «Ci aspettavamo che con la crisi sarebbero aumentati gli stage, visto che sono una forma contrattuale più flessibile per l`azienda ma questo non è successo», spiega Marco Taisch, delegato del rettore del Politecnico di Milano. Pur non essendoci un registro che monitori quanti stage si trasformano in assunzioni, per Taisch «a sei mesi dalla laurea il 93% dei nostri studenti lavora». Così anche al Politecnico di Bari dove nel 2009 su 38o stage 54 sono stati fatti da laureati «che nell`8o% dei casi trovano lavoro dopo sei mesi dal diploma», commenta Giuseppe Acciani, delegato per l`orientamento. Anche alla Normale di Pisa lo stage è un passaggio obbligato: su 18o immatricolazioni annue per corsi di laurea e dottorati si contano 40 programmi di stage attivati. Se però per i laureati in materie scientifiche lo stage si conclude con un`assunzione nell`8o% dei casi, per quelli che studiano lettere, spiega Elisa Guidi, referente per il placement`della Normale, non è altrettanto facile: «Nell`editoria, ad esempio, al massimo il 50% degli stagisti entra inazienda ma con forme contrattuali che non vanno oltre la collaborazione». L`alternativa per molti è andare all`estero con il programma Leonardo o Erasmus Placement. Labanca dati internazionale europlacement. coni aiuta a trovare internship in tutto il mondo. Poi ci sono gli stage promossi da associazioni studentesche collegate a determinati corsi di laurea, Aiesec (scienze economiche e commerciali), Iaeste (formazione tecnica), Elsa (giurisprudenza), Best (tecnologia),Ifsma (medicina). «In questo momento di crisi - dice Ginevra Benini ricercatrice Isfol e curatrice del volume Fare uno stage in Europa lo stage all`estero incentiva a rimanere più a lungo fuori e magari ritornare quando i tempi saranno migliori».
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