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"Imprudenze sul lavoro: quando ne risponde l'imprenditore"

fonte Redazione Ambiente & Sicurezza sul Lavoro / Sicurezza sul lavoro

30/08/2010 - Nella sentenza 21511/2010 la Corte torna a parlare comportamenti imprudenti del lavoratore indicando quando va riconosciuta la responsabilità penale per il lavoratore e quando a rispondere dei comportamenti pericolosi è il datore di lavoro. Nel caso di specie il comportamento del lavoratore, morto folgorato mentre trasportava un trabattello venuto a contatto con la linea elettrica su cui lavorava, non era stato riconosciuto come imprevedibile. La Corte ha quindi affermato la responsabilità penale del datore di lavoro committente, in ragione dell'attività di esecuzione svolta dall'appaltatore “Quando si sia ingerito nell'esecuzione dell'opera mediante una condotta che abbia determinato o concorso a determinare l'inosservanza di norme di legge, regolamento o prudenziali, poste a tutela dell'altrui incolumità”. Chiarisce la Corte che l'obbligo di prevenzione si estende agli incidenti che derivino da negligenza, imprudenza e imperizia dell'infortunato, essendo esclusa, la responsabilità del datore di lavoro e, in generale, del destinatario dell'obbligo, solo in presenza di comportamenti che presentino i caratteri dell'eccezionalità, dell'abnormità, dell'esorbitanza rispetto al procedimento lavorativo, alle direttive organizzative ricevute e alla comune prudenza.Questi caratteri non erano stati riconosciuti nel caso prospettato alla Corte. Inoltre, la Corte afferma che l'applicazione delle misure di prevenzione degli infortuni sul lavoro sottendono proprio allo scopo di evitare che l'errore umano, possibile e, quindi, prevedibile, influente su di una condotta lavorativa diversa da quella corretta, ma pur sempre posta in essere nel contesto lavorativo, possa determinare il verificarsi di un infortunio

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