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"Arsenico nelle acque del Lazio, quali rischi"

fonte inail - www.inail.it / Acqua

06/05/2011 - Si torna a parlare di arsenico nell'acqua potabile. La Commissione europea ha concesso alla Regione Lazio la deroga sul contenuto di questo semimetallo nell'acqua da erogare. Il limite è stato innalzato dai 10 microgrammi per litro previsti dalla direttiva 98/83/CE, a 20 mc per litro. Bocciata lo scorso ottobre, la richiesta è stata accolta pochi giorni fa. Ma solo temporaneamente: entro il 31 dicembre 2012 i valori di arsenico contenuti nell'acqua di alcune zone del Lazio dovranno tornare nei limiti consentiti dalla normativa comunitaria, ovvero 10 microgrammi per litro. La motivazione fornita dall'Italia a sostegno della richiesta di innalzamento dei limiti, come si legge nella decisione UE, si riferisce al fatto che i valori superiori sono da considerarsi di "origine geogenica e che la fornitura di acqua non può essere garantita con mezzi alternativi". Niente deroga per neonati e bambini fino a tre anni di età. Il commissario europeo all'Ambiente Janez Potocnik ha affermato che la deroga "è stata valutata sulla base di dati scientifici dell'Organizzazione mondiale della sanità" e che non sono concessi limiti superiori ai 20 mc/litro "perché potrebbero causare danni alla salute". La decisione di Bruxelles si inserisce nella vicenda che ha visto coinvolti 91 comuni del viterbese, dei Castelli e della provincia di Latina, in cui la concentrazione di arsenico nell'acqua aveva superato i limiti di legge, con soglie che in alcuni casi avevano oltrepassato i 40 mc per litro. E arsenico è stato trovato nelle acque di alcuni comuni campani, citati in un importante rapporto epidemiologico che ha coinvolto 115 medici e ricercatori, il Sebiorec, rivelato dal settimanale "L'espresso". Nello studio, si parla anche di diossina e altre sostanze tossiche riscontrate nell'analisi di campioni di sangue e latte materno degli abitanti di alcune zone della regione a rischio ambientale. La regione Campania ha però precisato a proposito dello studio che allo stato "non esistono casi di concentrazione tali da determinare livelli di allarme sanitario". L'inquinamento da arsenico può, poi, verificarsi in aree più circoscritte e a causa di attività industriale. "Le industrie di ceramiche, quelle produttrici di componenti elettronici, le industrie di cosmetici e tessili, i colorifici e le vetrerie liberano notevoli quantità di arsenico nell'ambiente.

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