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"Il presente ed il futuro della prevenzione dei tumori professionali"
fonte PuntoSicuro / Salute
26/10/2011 - La tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro non
riguarda solo la prevenzione di incidenti e infortuni, ma anche la prevenzione
dell’insorgere di
malattie professionali.
Per
ricordare questo importante obiettivo, a volte sottovalutato, di ogni idonea
politica di prevenzione aziendale, ritorniamo a parlare del convegno nazionale
" Il
Sistema di Sorveglianza Nazionale MALPROF". Un convegno - organizzato
da Inail, Ministero della Salute e Conferenza delle Regioni e province autonome
– che si è tenuto a Roma il 25 novembre 2010 e ha trattato il tema delle tecnopatie
e del sistema
MALPROF, uno degli strumenti operativi che concorrono alla costruzione del
Sistema informativo nazionale integrato per la prevenzione degli infortuni nei
luoghi di lavoro ( SINP).
Affrontiamo
il tema delle malattie
professionali attraverso un tema centrale per la prevenzione dei rischi
lavorativi: la sorveglianza dei
tumori
professionali in relazione alle modalità d’insorgenza e alla diffusione.
Nell’intervento
“
La
sorveglianza epidemiologica dei tumori professionali”, a cura di
Alessandro Marinaccio (INAIL – DML ex ISPESL, Laboratorio di epidemiologia,
Registro Nazinale Mesoteliomi ReNaM), si sottolinea che “
le dimensioni del fenomeno sono rilevanti (sia rispetto agli esposti al
rischio, sia rispetto agli effetti) e generalmente sottovalutati in ragione
della difficile identificazione”.
Alcuni
dati presenti nelle slide
dell’intervento ci ricordano, ad esempio, che in Italia abbiamo 4.2 milioni di esposizioni a
cancerogeni per i 21.8 milioni complessivi di occupati, pari al 24% degli
occupati (CAREX - CARcinogen EXposure) e 44 tra i 95 agenti “cancerogeni certi
per l’uomo” (IARC) sono cancerogeni
professionali.
Per
affrontare il tema dei tumori professionali il relatore parte dal
tema dei tumori professionali asbesto
correlati ed in particolare dai casi di mesotelioma, un problema
particolarmente sentito in Italia per la “peculiare situazione italiana di
elevati consumi di amianto fino in prossimità del bando del 1992”. Si ricorda
che “l’Italia è stata fino alla fine degli anni ’80 il secondo maggiore
produttore europeo di amianto
in fibra dopo l’unione Sovietica e il maggiore della Comunità Europea”. Non
bisogna dimenticare tuttavia che che “in gran parte dei paesi industrializzati
le neoplasie da amianto
rappresentano circa il 50% di tutti i tumori
professionali”.
Con
il Decreto
legislativo 81/2008 il quadro della sorveglianza epidemiologica dei tumori
professionali in Italia è stato ridefinito mantenendo un
ruolo essenziale alla sorveglianza degli effetti cancerogeni
dell’avvenuto uso industriale di amianto prima del bando.
In
questo senso il nuovo quadro legislativo prevede l’istituzione di un
registro dei tumori di sospetta origine
professionale costituito da
autonome
sezioni:
-
ReNaM: il Registro Nazionale dei
Mesoteliomi (ReNaM) costituisce “un’esperienza di grande rilevanza in campo
nazionale ed internazionale sia per l’implementazione di procedure operative
originali, sia per l’ampiezza e la solidità scientifica dei risultati ottenuti”.
Anche attraverso la proficua collaborazione fra Istituto centrale e Regioni sono
state portate alla luce importanti situazioni
di esposizione misconosciute e si è “contribuito alla discussione sui
meccanismi di relazione dose-risposta, sui temi dell’esistenza di una dose
minima per aversi assenza di rischio, sulle ragioni dell’impossibilità in molti
casi di identificare puntualmente le modalità di esposizioni in pazienti con
una oggettiva difficoltà nel ricordo”. Il ReNaM si configura oggi “come una
delle esperienze più significative in tema di sorveglianza epidemiologica delle
malattie professionali, per qualità dei dati prodotti, copertura territoriale
ed affidabilità scientifica dei risultati”;
-
ReNaTuns: al ReNaM è previsto debba
essere affiancato il Registro Nazionale dei tumori del naso-sinusali
(ReNaTuns). Infatti il tumore
del naso (particolarmente gli adenocarcinomi) rappresenta “la neoplasia per
le quale la componente professionale è maggiormente rilevante (oltre ai casi di
mesotelioma) e l’esposizione a polveri
di legno duro e cuoio rappresenta la principale fonte di rischio”. Anche se
in fase meno consolidata rispetto al ReNaM “anche per la sorveglianza
sistematica dei tumori
naso-sinusali in questi anni sono stati prodotti risultati rilevanti”. Un
Registro regionale è attivo in Piemonte, Lombardia e Toscana; in Piemonte,
Marche, Lazio, Campania sono stati emanati provvedimenti regionali di
istituzione del registro;
-
OCCAM: il legislatore ha previsto la
“realizzazione di sistemi di monitoraggio dei rischi che si avvalgono della possibilità
di mettere in connessioni gli archivi di patologia (registri tumore di
popolazione e archivi delle schede di dimissione ospedaliera prevalentemente)
con la banca dati di fonte previdenziale (INPS) delle storie lavorative dei
lavoratori del settore privato”. Si tratta dunque di un “insieme di procedure
che consentono di associare - per i soggetti ammalati - i periodi contributivi
previdenziali e di analizzarli per individuare un sospetto di malattia
professionale”;
-
segnalazioni: il relatore ricorda
che il D. Lgs. 81/2008 mantiene al comma 2 dell’art. 244 l’obbligo per “i medici,
le strutture sanitarie pubbliche o private nonché gli istituti previdenziali e
assicurativi pubblici o privati che identificano casi di neoplasie da loro
ritenute attribuibili ad esposizioni lavorative ad agenti
cancerogeni” di darne segnalazione all’ISPESL (ora Inail). Un archivio ad
oggi costituito da 1.200 casi di tumore di sospetta origine professionale
prevalentemente a carico del polmone (40%), della pleura (25 %) e del naso (14
%).
Il
relatore ricorda che si aprono per il futuro
numerose sfide in ordine al tema della epidemiologia della
cancerogenesi professionale nel nostro Paese, sfide che attengono i profili
della ricerca scientifica, della sorveglianza, della compensazione e della
prevenzione.
Ad
esempio, riguardo alla
questione amianto,
benché ogni attività di estrazione, lavorazione, importazione, commercio di
amianto è bandita in Italia da oltre 15 anni, “l’utilizzo estensivo e in
numerose attività economiche (anche meno ‘attese’), comporta la possibilità
anche oggi di
esposizioni inconsapevoli
e accidentali. A questo proposito è notevole ricordare che il numero
maggiore di soggetti ammalati negli archivi del ReNaM deriva da esposizioni
subite in edilizia
(e non nei più ‘tradizionali’ settori della cantieristica navale, della manutenzione
e demolizione dei rotabili ferroviari, dell’industria del cemento-amianto)
confermando la possibilità di esposizioni non per ‘uso diretto’ di amianto”.
Se
la sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma può svolgere un ruolo di
identificazione di fonti di contaminazione non note, la prima sfida è quindi
quella di “
completare e rafforzare la
rete dei Centri Operativi del ReNaM (soprattutto in quelle situazioni
regionali dove all’istituzione del COR non è seguito un impegno di risorse
adeguato)”.
Un
secondo tema è invece quello “della sorveglianza degli esposti ad amianto in
attualità”.
Un
ulteriore tema di riflessione è “il quadro del
sistema della compensazione oggi in Italia. Attualmente sono una
frazione dei tumori
di origine professionale che occorrono nella popolazione accede al
riconoscimento”.
Il
relatore ricorda che in parte il dato è “conseguenza della difficoltà di
intuire il nesso con la professione, considerati i tempi di latenza e
multifattorialità delle patologie, in parte ciò è conseguenza di criteri di
definizione che intrecciano ambiti amministrativi ad ambiti epidemiologici”.
Ad
esempio, sempre riguardo alla questione amianto, se si considera il periodo
1994-2006 “il 71 % delle neoplasie da amianto indennizzate riguarda mesoteliomi.
La prima osservazione deve quindi attenere alla evidente
sottovalutazione del fenomeno dei casi di tumore
del polmone (e della laringe e dell’esofago) asbestocorrelati (TPAC). Le stime
epidemiologiche infatti discutono di un rapporto fra TPAC e MM di circa 1 a 1 a
fronte di un dato di riconoscimento assicurativo di 0.39 a 1”. Inoltre la seconda
osservazione deve riguardare “una larga quota di soggetti ammalati di
mesotelioma (in ragione di esposizioni non professionali) per i quali
non è previsto alcun tipo di tutela”.
A
questo proposito il relatore ricorda l’esempio di un paese come la Francia che dal
dicembre 2000 ha istituito un “Fondo per l’indennizzo delle vittime
dell’amianto” (FIVA), “con una dotazione annua di 500 milioni di euro che
indennizza tutti i casi di mesotelioma e di asbestosi senza necessità di
dimostrare nesso causale con una esposizione
professionale”. E l’elemento innovativo su cui riflettere è “l’attribuzione
di un indennizzo a tutti gli ammalati di mesotelioma senza discriminare fra
soggetti che hanno subito l’esposizione in azienda oppure, per fare solo un
esempio, perché risiedevano vicino all’azienda”.
Per
concludere il relatore sottolinea che la
compensazione
anche in Italia di tutti i casi di mesotelioma (a prescindere dalle modalità
eziologiche), “consentirebbe di eliminare la discriminazione
accennata e di elevare grandemente il numero di soggetti che fanno richiesta di
indennizzo (a tutt’oggi inferiore a quanto lecito attendersi), riducendo il
contenzioso che oggi in Italia è significativamente più alto rispetto agli
altri paesi europei”.
“
La sorveglianza epidemiologica dei tumori
professionali”, a cura di Alessandro Marinaccio (INAIL – DML ex ISPESL,
Laboratorio di epidemiologia, Registro Nazinale Mesoteliomi ReNaM), intervento al
convegno nazionale "Il Sistema di Sorveglianza Nazionale MALPROF", slide
(formato PDF, 890 kB), versione
video (formato WMV), commento
(formato PDF, 40 kB).
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