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"Rischi biologici: caseifici, cantine vinicole, frantoi e panificazione"
fonte PuntoSicuro / Sicurezza alimentare
02/11/2011 - Continuiamo con la presentazione delle trenta schede contenute nella
pubblicazione Inail
dal titolo “ Il
rischio biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative”, una
pubblicazione che ha l’obiettivo di favorire una valutazione adeguata del
rischio biologico non solo negli
ambienti di lavoro “tradizionalmente” più a rischio, ma anche in quelli
dove questo spesso il rischio
biologico viene sottovalutato.
Ricordiamo
che ogni scheda, di cui noi riprendiamo solo alcuni punti, riporta per ogni
ambiente di lavoro i punti critici e le fonti di pericolo
biologico, le vie di esposizione, gli agenti
biologici potenzialmente presenti negli ambienti di lavoro, gli effetti
sulla salute, le misure
di prevenzione e le informazioni sul monitoraggio ambientale.
Nei
giorni passati abbiamo parlato di rischio biologico in asili
nido, scuole e uffici, negli allevamenti
e in altre attività come l’acquacoltura e la macellazione.
Oggi
ci soffermiamo su ambienti di lavoro e attività che hanno a che fare con l’
industria alimentare e delle bevande.
Rischio biologico
nei caseifici
Queste
le
fonti di pericolo biologico nei
caseifici: “latte contaminato, superficie del formaggio contaminata da muffe e
acari, aerosol provenienti dalle vasche per il trattamento degli scarichi
idrici”.
In
particolare in questa attività di lavoro i
punti
critici per il rischio
biologico sono:
-
“approvvigionamento e stoccaggio del latte;
-
analisi in laboratorio del latte;
-
stagionatura delle forme;
-
trattamento scarichi idrici”.
E
gli effetti sulla salute possono essere: “ sensibilizzazione
allergica degli addetti, asma e rinite; infezioni da microrganismi patogeni
potenzialmente presenti nel latte (salmonellosi, tubercolosi, brucellosi ecc.);
infezioni da agenti patogeni presenti nell’impianto di depurazione degli
scarichi idrici (epatite A, tetano, tifo, leptospirosi)”.
Il
documento propone alcune
misure di
prevenzione e protezione:
-
“adeguata manutenzione degli impianti di condizionamento dell’aria, per evitare
che vi si accumulino muffe;
-
contenimento della polverosità;
-
periodica sanificazione degli ambienti;
-
periodica pulizia delle forme per evitare l’accumulo nell’ambiente di acari e
miceti, da effettuarsi in una zona di lavoro separata dalle altre;
-
profilassi vaccinale (se disponibile);
-
adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischio biologico;
-
sorveglianza sanitaria per gli addetti al laboratorio di analisi”.
Rischio biologico
nelle cantine vinicole
Al
di la delle differenze nel processo produttivo, che può subire variazioni a
seconda del tipo di vino,
i dati di letteratura per questa attività - come per altre relative alle
industrie alimentari e delle bevande - sono “
relativi soprattutto alla qualità igienica dei prodotti, piuttosto che
alla salute degli addetti. Tuttavia, le condizioni microclimatiche che si
instaurano nei locali di lavorazione e di stoccaggio dei prodotti (ad es. i livelli
di umidità relativa, conseguenti all’impiego di acqua per la pulizia dei
macchinari e della pavimentazione dei locali stessi), i materiali organici in
lavorazione (uva e suoi derivati) e i processi di lavorazione stessa
(fermentazione) possono favorire la rapida moltiplicazione di agenti biologici
(batteri, muffe e lieviti) di origine ambientale oltre che, soprattutto, della
microflora residente sui materiali organici in lavorazione”.
Questi
alcune
misure di prevenzione e
protezione per gli addetti:
-
“ manutenzione
e pulizia degli impianti e delle apparecchiature;
-
idonea ventilazione dei locali di lavorazione;
-
adozione di procedure igieniche adeguate e corrette per la pulizia degli
ambienti;
-
controlli periodici delle condizioni igienico-sanitarie dei locali, includendo
anche controlli della qualità dell’aria e delle superfici negli ambienti
confinati;
-
utilizzo di indumenti dedicati all’attività lavorativa”.
Rischio biologico
nei frantoi
Anche
in questo caso i dati di letteratura sono relativi soprattutto alla qualità
igienica dei prodotti; “tuttavia, le condizioni microclimatiche che si instaurano
nei locali, i materiali organici stoccati o in lavorazione (olive e loro
derivati) e i processi di lavorazione stessa possono favorire la rapida
moltiplicazione di microrganismi, quali batteri, muffe e lieviti sia di origine
ambientale che derivati dai materiali in lavorazione, con potenziale
esposizione degli addetti”.
In
particolare il ciclo di lavorazione delle olive “comporta il potenziale
sviluppo e quindi dispersione ambientale di bioaerosol
durante le fasi di lavaggio, defogliatura e frangitura con conseguente
potenziale esposizione ad agenti
biologici”.
Queste
le
misure di
prevenzione e protezione:
-
“ manutenzione
ordinaria e pulizia degli impianti e delle apparecchiature;
-
idonea ventilazione dei locali di lavorazione;
-
rispetto dei tempi di conservazione delle olive in frantoio;
-
adozione di procedure adeguate per la pulizia degli ambienti;
-
utilizzo di indumenti dedicati alla attività lavorativa”.
Rischio biologico
nella panificazione artigianale
Ricordando
che le fonti di pericolo biologico sono relative a materie prime ( cereali,
farine), rifiuti
organici, tessuti, artropodi (acari, insetti infestanti), questi i
punti critici e le
mansioni a rischio:
-
impasto: fornaio;
-
formatura: fornaio;
-
preparazione farcitura: fornaio,
pasticcere e pizzaiolo;
-
farcitura: fornaio, pasticcere e pizzaiolo.
Per
prevenire gli
effetti sulla salute (infezioni
delle vie respiratorie e cutanee, allergie a carico dell’ apparato
respiratorio e della cute, principalmente delle mani e degli arti superiori),
concludiamo con alcune
misure di prevenzione
e protezione:
-
“buone pratiche igieniche;
-
procedure di disinfezione e disinfestazione dei locali;
-
procedure per la manutenzione
ordinaria e pulizia delle apparecchiature;
-
ventilazione dei locali, al termine delle lavorazioni e possibilmente durante
le pause di lavoro;
-
gestione del layout dei locali di lavoro: dislocazione delle materie prime e
delle attrezzature in modo da ridurre al minimo gli spostamenti di materie e i
passaggi degli operatori; posizionamento dei contenitori dei rifiuti organici
lontano dalle postazioni per cui non sono strettamente necessari;
-
porre particolare attenzione ai tessuti (asciugamani, strofinacci) prevedere la
sostituzione e l’invio giornaliero al lavaggio;
-
azione formativa e di sensibilizzazione del personale dipendente sul rischio
biologico;
-
utilizzo di indumenti
protettivi;
-
utilizzo dei DPI
specifici nello svolgimento delle operazioni in caso di sensibilizzazione”.
Inail,
“ Il
rischio biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative”,
curato da Liliana Frusteri (CONTARP Inail) – Edizione 2011 (formato PDF, 15.37
MB).
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