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"Lavori su coperture: classificazione e valutazione dei rischi"
fonte puntosicuro.it / Edilizia
25/11/2011 - Nei giorni scorsi PuntoSicuro
ha presentato gli atti del convegno “ I Lavori su
coperture”,
un convegno che è stato organizzato dall’Inail ( Dipartimento Tecnologie di Sicurezza - ex Ispesl) e che
si è tenuto l’8 ottobre 2011 a Bologna.
Il
tema dei rischi dei lavori su coperture è stato affrontato
dal nostro giornale diverse volte, ad esempio con riferimento alle leggi regionali promulgate
sull’argomento o ai problemi correlati all’ accesso, al transito, al camminamento
sulle coperture, alla manutenzione e al corretto
utilizzo dei vari dispositivi di
protezione individuali utilizzabili in questi ambienti di lavoro.
Approfittiamo
di questo convegno per tornare a parlarne riprendendo informazioni, indicazioni
e suggerimenti che si possono trarre da alcuni degli interventi più
significativi.
Nell’intervento
dal titolo “
La classificazione delle coperture”, a cura di Luigi
Cortis (INAIL-DTS), si indica che la valutazione dei rischi (“punto di vista da
cui partire”) è “alla base di un corretto approccio al problema della
classificazione delle coperture e conseguentemente alla sicurezza dei lavori
sulle stesse”. In questo senso e applicando questo punto di vista di partenza,
la classificazione delle coperture deve essere intesa solo come “copertura
sicura” e “copertura non sicura”, dove quest’ultima “deve essere ricondotta
alla prima”.
In
particolare la classificazione investe un vario complesso di fattori,
determinati in relazione ai pericoli. E i “
principali
pericoli (rischi interni) nei lavori in copertura, in relazione al lavoro in quota, sono:
-
caduta dall’alto all’esterno o all’interno dell’edificio;
-
caduta sulla copertura (per perdita dell’equilibrio);
Inoltre
si aggiungono altri pericoli (copertura isolata/non isolata) legati al:
-
“rischio verso la copertura causato da fattori derivanti dall’esterno;
-
rischio verso l’esterno causato da fattori derivanti dalla copertura”.
Sono
escluse, in questa presentazione, invece considerazioni concernenti tutti gli
altri rischi propri delle lavorazioni specifiche, che tuttavia “devono essere
comunque presi in debita considerazione per una analisi completa”.
La
classificazione di una copertura non è semplice e
“deve considerare necessariamente la sovrapposizione di
diversi fattori riguardanti, ad esempio:
-
l’inclinazione;
-
la praticabilità della copertura (fragilità);
-
le protezioni dei bordi perimetrali;
-
l’interferenza da o verso le zone perimetrali;
-
la geometria;
-
l’accesso dall’interno o dall’esterno;
-
la dislocazione degli elementi strutturali; ecc.”.
Insomma
la classificazione per la sua completezza non può mai essere legata ad un solo
fattore e, se derivata da una corretta e completa impostazione della
valutazione dei rischi, può condurre alla “individuazione di adeguate misure di
protezione collettiva
e/o di adeguati sistemi di
ancoraggio
contro le cadute dall’alto e/o idonei sistemi di accesso e di percorso”.
Rimandandovi
alla lettura completa dell’intervento agli atti, vediamo brevemente alcuni dei
fattori che riguardano la
classificazione.
Ad
esempio per classificare è necessario definire l’
inclinazione:
-
“
superficie di lavoro orizzontale:
superficie in cui il lavoratore, in piedi o camminando in ogni direzione su di
essa, non è soggetto al rischio di scivolamento e/o di rotolamento, mantenendo
l’equilibrio nella posizione iniziale;
-
superficie di lavoro a debole pendenza: superficie in cui il
lavoratore, in piedi o camminando in ogni direzione su di essa, pur potendo
mantenere l’equilibrio della posizione iniziale, è soggetto ad un rischio lieve
di scivolamento, di rotolamento;
-
superficie di lavoro a forte pendenza:
superficie in cui il lavoratore pur potendo stare in piedi o camminare in ogni
direzione su di essa è soggetto ad un rischio elevato di scivolamento, di
rotolamento;
-
superficie
di lavoro a fortissima pendenza: superficie in cui il lavoratore non può
stare in piedi o camminare in ogni direzione su di essa senza scivolare,
rotolare”.
La pendenza può non essere
tuttavia il solo parametro efficace a definire il concetto di “
pendenza sicura”; in tal caso –
continua il relatore - occorre introdurre il concetto della possibile “
altezza di caduta prevedibile”.
A
questo proposito si può fare riferimento:
-
“alla norma UNI EN 13374 (Parapetti provvisori) il cui annesso A (informativo)
fornisce delle ‘informazioni’ sull’uso (classe) dei parapetti
provvisori,
in rapporto all’angolo di inclinazione della copertura e dell’altezza di
caduta;
-
“alla norma UNI EN 795 (Dispositivi di ancoraggio)”;
-
alla norma UNI 8088:1980 (Lavori inerenti le coperture dei fabbricati)”.
Un
altro fattore in gioco nella classificazione è relativo alla
praticabilità della copertura:
-
“
copertura praticabile: copertura sulla quale è
possibile l’accesso ed il transito di persone, anche con attrezzature portatili,
senza predisposizione di particolari mezzi e/o misure di sicurezza, in quanto
non sussistono rischi di caduta di persone e/o di cose dall’alto, né rischi di
scivolamento in condizioni normali (UNI 8088);
-
copertura non praticabile: copertura
sulla quale non è possibile l’accesso ed il transito di persone, senza
predisposizione di particolari mezzi e/o misure di sicurezza, contro il
pericolo di caduta di persone e/o di cose dall’alto e contro i rischi di
scivolamento (UNI 8088)”.
E
per quanto concerne la praticabilità, in relazione ai
carichi di esercizio applicabili alle coperture (copertura
portante), è bene riferirsi al D.M. 14.01.2008 (Norme tecniche per le
costruzioni)”.
Ricordando
che nell’
analisi del rischio i
rischi possono essere distinti in rischi prevalenti, rischi concorrenti, rischi
susseguenti e rischi legati all’attività lavorativa, nell’intervento “
Valutazione del rischio per i lavori su coperture” - a cura di Luca
Rossi (INAIL-DTS) – si indicano come
rischi
prevalenti nei lavori su copertura:
-
“il rischio di caduta dall’alto derivante da: lavorazioni in quota; sfondamento della
copertura;
montaggio/smontaggio dei DPC;
-
il rischio di urto contro i DPC derivante da:
caduta da superfici a debole pendenza; caduta da superfici a forte pendenza;
-
il rischio di caduta sulla copertura dovuto a: perdita di equilibrio;
-
il rischio verso la copertura causato da fattori derivanti dall’esterno quali: linee elettriche
aeree;
caduta di materiali dall’alto;
-
il rischio dalla copertura con effetti verso l’esterno dovuto a: caduta di
materiali verso il basso”.
La
valutazione dovrà tenere in considerazione l’eventuale esposizione e la
successiva riduzione di altri rischi, i
rischi
concorrenti:
-
“il rischio innescante la caduta derivante da:
inadeguata capacità portante della copertura; insufficiente aderenza delle
calzature; insorgenza di vertigini; abbagliamento degli occhi; abbagliamento
degli occhi; scarsa visibilità; colpo di calore o di sole; rapido abbassamento
della temperatura;
-
il rischio di natura atmosferica derivante da: vento, pioggia, umidità o
ghiaccio sulla copertura”.
La valutazione deve tenere conto
anche dei
rischi susseguenti alla
caduta e connessi all’eventuale utilizzo dei DPI contro le cadute dall’alto
(rischio prevalente): “oscillazione del corpo con urto contro ostacoli
(‘effetto pendolo’); arresto del moto di caduta per effetto delle
sollecitazioni trasmesse dall’imbracatura sul corpo; sospensione inerte del
corpo dell’utilizzatore che resta appeso al dispositivo di arresto caduta e da
tempo di permanenza in tale posizione; non perfetta adattabilità del DPI;
intralcio alla libertà dei movimenti causata dal DPI; inciampo su parti del
DPI”.
Infine
segnaliamo l’intervento di Paolo Folloni dal titolo “
Aspetti relativi ai materiali costituenti le strutture
di copertura”,
intervento che affronta diversi temi relativi ai materiali, ad esempio con
riferimento a:
-
linea vita con torrette indeformabili;
-
forze in gioco sulla linea vita di classe C;
-
calcolo delle forze trasferite agli ancoraggi;
-
linea vita deformabile;
-
ripartizione dei carichi di ancoraggio.
Ad
esempio si ricorda che (UNI EN 795/02) per i “
dispositivi che utilizzano linee di ancoraggio orizzontali
realizzati con corde di fibra, cinghie o funi metalliche, la resistenza minima
alla rottura della corda o della cinghia deve essere almeno il doppio della
tensione massima applicata a detta corda o cinghia nel momento dell'arresto
della caduta previsto per tale dispositivo e verificato per mezzo di prove o di
calcolo. Tutti gli altri elementi portanti inseriti nella linea di forza della
linea di ancoraggio flessibile (per esempio pali di ancoraggio strutturale,
piastre portanti, bulloni, ecc.) e che fissano la linea di ancoraggio alla struttura portante principale devono
essere progettati in modo da resistere al doppio della forza generata dalla
massima tensione del supporto al momento dell'arresto della caduta o del
trattenimento applicata su tali elementi o componenti (i calcoli devono essere
eseguiti da un ingegnere qualificato)”.
“ La classificazione
delle coperture”
di Luigi Cortis - INAIL-DTS (formato PDF, 2.01 MB).
“ Valutazione del
rischio per i lavori su coperture” di Luca Rossi - INAIL-DTS (formato PDF,
119 kB).
“ Aspetti relativi ai
materiali costituenti le strutture di copertura” di Paolo Folloni
- Libero professionista (formato PDF, 7.43 MB).
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