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"Rischi biologici: attività veterinarie e attività di pulizia"
fonte puntosicuro.it / Salute
18/01/2012 - Attraverso le schede contenute nella pubblicazione Inail dal titolo “ Il rischio
biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative”, in questi mesi
abbiamo conosciuto i
rischi biologici in
ambito lavorativo e fatto luce sulle fonti di pericolo, sulle vie di
esposizione, sugli agenti biologici potenzialmente
presenti anche in luoghi di lavoro normalmente considerati esenti da problemi
di questo tipo, come le scuole, gli asili e gli uffici.
Attraverso
queste schede ci siamo confrontati con i rischi in diversi ambiti lavorativi:
dagli allevamenti bovini
e ovini
alle cantine vinicole e
frantoi,
dalle discariche agli impianti di
trattamento rifiuti.
Veniamo
oggi ad alcune attività tradizionalmente connesse al pericolo biologico,
pericolo rappresentato – nelle attività che vedremo – dal
contatto con animali malati (attività veterinarie) o dai
microrganismi presenti ad esempio nei
rifiuti e sulle superfici dei servizi igienici (attività di pulizie).
Rischio biologico
nelle attività veterinarie
La
scheda ricorda che sono diverse le attività lavorative che coinvolgono la
figura professionale del veterinario:
“allevamenti di animali, stalle di sosta, scuderie e maneggi, macelli,
allevamenti di larve, salumifici, stabilimenti di trasformazione delle carni,
ambulatori e cliniche”.
In
questo caso, come già preannunciato, il
rischio
biologico è “strettamente correlato allo stato sanitario degli animali”.
In
particolare “pur essendo diversi i contesti lavorativi, i rischi con i quali i
veterinari si devono confrontare sono soprattutto legati alle malattie
trasmesse dagli animali (zoonosi). Le maggiori fonti di pericolo sono
rappresentate da: animali e loro deiezioni, fluidi e materiali
biologici,
polveri organiche, aerosol contaminato, fieno, superfici, oggetti, indumenti e
strumenti contaminati, vaccini”.
Riguardo
ai
punti critici dell’attività la
scheda ricorda che talvolta “il comportamento imprevedibile e non cooperativo
degli animali può rendere rischiosa la pratica veterinaria; così come la
presenza di particolari patologie infettive negli animali possono esporre a
diversi agenti biologici. Tra le operazioni a rischio si annoverano, in particolare:
manipolazione degli animali, interventi chirurgici, somministrazione di farmaci
e vaccini, prelievi di fluidi biologici, ispezione delle stalle, assistenza al
parto, prelievo di campioni su animali vivi e macellati.
Indagini necroscopiche e attività di
laboratorio”.
Sorvolando
l’elenco delle varie vie di esposizione, veniamo ad alcune
misure di prevenzione e protezione:
-
“corrette procedure lavorative;
-
idonee condizioni igieniche degli ambienti di lavoro;
-
disinfezione/decontaminazione dell’ambiente e degli strumenti di lavoro;
-
lavaggio antisettico delle mani e delle braccia;
-
corretta eliminazione dei rifiuti;
-
utilizzo di DPI (guanti in gomma spessa, guanti monouso, mascherine monouso) e
di indumenti protettivi; speciali DPI sono richiesti in caso di interventi
chirurgici o emergenze di sanità veterinaria ( occhiali con
protezioni laterali o schermo facciale, tute integrali monouso, calzari,
sopracalzari, stivali);
-
test allergici preliminari e controlli clinici periodici;
-
formazione e informazione”.
Rischio biologico
nelle attività di pulizie nel terziario
Le
attività di pulizia possono avvenire in ambienti molto diversi e possono
comprendono diversi compiti: spazzatura
di pavimenti, spolveratura a secco o ad umido, ritiro rifiuti, lavaggio manuale
pavimenti, lavaggio pavimenti con macchine lavasciuga.
Le
fonti di pericolo biologico sono
essenzialmente i microrganismi che proliferano nei rifiuti o che contaminano le
superfici dei servizi igienici e, dunque, i punti critici sono relativi a:
-
“manipolazione di rifiuti (contatto accidentale con oggetti taglienti
attraverso tagli, punture o abrasioni, inalazione di bioaerosol contaminato);
-
pulizia servizi igienici (contatto accidentale con fluidi biologici);
-
spolveratura (inalazione di polveri contenenti allergeni e microrganismi)”.
Vediamo
in questo caso le possibili
vie di
esposizione:
-
“contatto accidentale delle mucose di occhi, naso e bocca con fluidi biologici
o superfici di lavoro contaminate;
-
ingestione accidentale attraverso il contatto di mani sporche con la mucosa
orale, oculare e nasale;
-
inalazione di bioaerosol e polveri contaminate;
-
via parenterale, attraverso l’ inoculo di agenti
biologici per punture accidentali, abrasioni, traumi e ferite con oggetti
taglienti”.
Queste
sono invece idonee
misure di prevenzione
e protezione:
-
“prioritaria è un’azione di informazione e formazione coordinata dall’azienda
ove si effettuano le pulizie;
-
vaccinazione, in particolare contro il tetano;
-
utilizzo di DPI (guanti monouso, guanti resistenti per le pulizie, mascherine)
e di indumenti protettivi;
-
corrette procedure per la manipolazione dei rifiuti;
-
accortezza e massima attenzione nei confronti di oggetti taglienti ed
appuntiti, ad esempio oggetti metallici e di vetro rotti;
- informazione e
formazione dei lavoratori sulle specifiche procedure di lavoro, con particolare
riguardo al lavaggio antisettico delle mani e delle braccia;
-
prove allergometriche o allergologiche preventive”.
Rischio biologico
nelle attività di pulizie in ambito sanitario
Infine
ci occupiamo delle attività di pulizia in ambienti di tipo sanitario (ospedali,
case di cura) che “comprendono pulizie di locali ad uso comune (corridoi, sale
di attesa), locali ad uso amministrativo, servizi igienici, camere di degenza,
sale chirurgiche, laboratori, obitori, sale autoptiche, reparti di
sterilizzazione. Le pulizie possono essere di tipo generico (lavaggio
pavimenti, spolvero di superfici, lavaggio vetri, ecc.) o essere specifiche e
richiedere particolari procedure di detersione e disinfezione”.
È
evidente che in questo particolare caso il
pericolo
biologico è “rappresentato in primis dai degenti, fonte di contaminazione
del bioaerosol e delle superfici, e dai rifiuti contaminati da fluidi
organici”.
Questi
in particolare sono i
punti critici:
-
“detersione e disinfezione di superfici di lavoro (contatto con materiale
biologico);
-
eliminazione rifiuti infettivi (contatto accidentale attraverso tagli, punture
o abrasioni con sostanze o taglienti infetti, inalazione di bioaerosol
contaminato);
-
raccolta di biancheria ospedaliera e indumenti di lavoro sporchi (contatto con
materiale biologico);
-
pulizia servizi igienici (contatto accidentale con liquidi biologici);
-
spolveratura ( inalazione di
polveri
contenenti allergeni ed agenti infettivi)”.
Ricordando che gli
effetti sulla salute (sia di natura infettiva che allergica)
possono essere ampiamente variabili e legati alle caratteristiche degli
specifici ambienti in cui vengono svolte le attività di pulizia, vediamo le
possibili
misure di prevenzione e
protezione:
-
“prioritaria è un’azione di informazione e formazione coordinata dall’azienda
sanitaria presso cui si effettuano le pulizie, per mettere i lavoratori nella
condizione di conoscere i rischi connessi con gli agenti infettivi presenti
nell’ambiente dell’azienda committente e di utilizzare gli opportuni sistemi di
prevenzione e protezione
-
specifiche procedure di lavoro, con particolare riguardo al lavaggio
antisettico delle mani e delle braccia;
-
vaccinazione, in particolare, contro l’epatite b ed il tetano;
-
utilizzo di DPI (guanti monouso, guanti per le pulizie, mascherine, tute
integrali, occhiali) e di indumenti protettivi;
-
manipolazione accorta ed attenta nei confronti di oggetti taglienti ed
appuntiti, come siringhe, provette, vetrini;
-
informazione e formazione dei lavoratori in merito alle procedure di emergenza
in caso di incidente a rischio biologico;
-
effettuazione, quando è previsto, di visite mediche periodiche obbligatorie ai lavoratori che
svolgono i generi di lavoro più esposti;
-
prove allergometriche o allergologiche preventive;
-
eliminazione di indumenti da lavoro contaminati in appositi contenitori”.
Inail,
“ Il rischio
biologico nei luoghi di lavoro - Schede tecnico-informative”, curato da
Liliana Frusteri (CONTARP Inail) – Edizione 2011 (formato PDF, 15.37 MB).
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