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"Imparare dagli errori: attività di preparazione di un cantiere edile"
fonte puntosicuro.it / Edilizia
02/02/2012 - In “Imparare dagli errori” abbiamo recentemente affrontato le
problematiche e i rischi delle
attività
di demolizione e ristrutturazione nel comparto edile.
Rischi
che, come abbiamo visto, possono dipendere da comportamenti non sicuri, da errori procedurali, da carenze nella
predisposizione di opere provvisionali e dispositivi di protezione, da mancate o
inadeguate pianificazioni.
In
quest’ultima puntata dedicata al tema delle demolizioni, presentiamo due casi
di infortunio relativi ad
attività di
preparazione di un cantiere.
Gli
incidenti sono tratti dall’archivio di INFOR.MO., strumento per
l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di
sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Il
primo caso è relativo ad attività di
preparazione di un
cantiere edile
(demolizione edifici e sistemazione terreno, trivellazioni, …).
Un
lavoratore dopo aver imbracato un pilastro in demolizione collegando il cavo ad
una ruspa, è vittima dello schiacciamento contro la struttura in demolizione a
seguito dell'avanzamento della stessa ruspa.
In
questo caso il fattore determinante dell’incidente è l’uso improprio di
attrezzatura, l’utilizzo improprio di una ruspa per sollevare materiali.
Anche
il
secondo caso è relativo ad
attività di smontaggio e
demolizione di
un capannone industriale in carpenteria metallica.
La
struttura del capannone, quasi completamente rimossa e depositata a terra, è
sostenuta da una serie di
pilastri
perimetrali di acciaio, fissati alla base tramite piastre con quattro
bulloni e relativi dadi di serraggio. Sul sito dell'infortunio risultano
presenti tutti i pilastri perimetrali in acciaio disposti sul lato nord del
preesistente capannone.
Tutti
i pilastri presenti, in attesa di essere rimossi risultano inoltre già
sbullonati alla base e pertanto in equilibrio precario.
La
fila di pilastri lato nord si posiziona in modo asimmetrico rispetto al muro
perimetrale retrostante, lasciando rispetto ad esso un distacco di circa un
metro tra i pilastri ed il muro perimetrale che risulta colmato con un
piccolo solaio in tavelloni e malta
cementizia, ad altezza di circa 2 metri, appoggiato ad una estremità sul muro
perimetrale e dall'altra su un angolare metallico a sua volta saldato ai
pilastri. L'
angolare metallico di
sostentamento del solaio risulta a sua volta collegato orizzontalmente ai
vari pilastri tramite saldatura, ed è comunque risultato essere costituito da
più elementi disgiunti, saldati in successione ai vari pilastri di appoggio,
rimanendo comunque distaccati fra loro. Per poter rimuovere i pilastri si deve
procedere a distaccarli dall'angolare metallico di sostegno del solaio, con il
quale i pilastri rimanevano uniti tramite saldatura.
Un
lavoratore, sul solaio nell'intento di separare l'angolare del pilastro e
consentire la successiva rimozione di quest'ultimo, fa uso di un flex da taglio
metallico. Procede al taglio delle saldature che tengono vincolato l'angolare
metallico ai vari pilastri disposti in successione.
Nel
momento in cui completa il distacco del predetto angolare, rispetto ai pilastri
da rimuovere, il solaio svincolato crolla e il lavoratore con il cedimento
della struttura (soletta e pilastro) cade andando ad impattare con la testa
sulle travi metalliche già depositate a terra.
Si
rileva che non era stato previsto nessun piano di demolizione.
Questi
alcune delle
cause dell’incidente:
-
l'operaio ha dissaldato le travi senza alcuna protezione e senza puntellatura
della soletta su cui era appoggiato;
-
riguardo ai dispositivi di
protezione individuale non erano stati forniti idonei dispositivi anticaduta;
-
non erano presenti opere provvisionali quali ponteggi o altro.
La prevenzione
Sono
vari i fattori determinanti relativi ai
casi presentati, fattori che si possono riscontrare non solo nei lavori di
ristrutturazione e demolizione, ma anche in molti incidenti che avvengono
più genericamente nel comparto delle costruzioni.
Per
questo motivo riproponiamo oggi un documento prodotto da Suva, istituto svizzero
per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni, dal titolo “ Otto regole vitali
per chi lavora nell’edilizia”, un documento che si rivolge sia ai
lavoratori, che a datori di lavoro, preposti e dirigenti.
Queste
le
otto regole da ricordare e applicare:
-
prima regola: mettiamo in sicurezza
le aperture nel vuoto a partire da un’altezza di caduta di 2 m;
-
seconda regola: mettiamo in
sicurezza le aperture nel pavimento con coperture resistenti alla rottura. E
bene anche ricordare di “usare assi da ponte, non pannelli da casseratura; il
legno non deve presentare danni visibili come fessure o buchi”; non bisogna
“creare dei nuovi punti d’inciampo”;
-
terza regola: manovriamo le gru
secondo le regole e imbrachiamo i carichi in modo sicuro. Si possono
“verificare infortuni gravi non solo al momento dell’ imbracatura del
carico,
ma anche nella fase di sganciamento”. È dunque importante istruire i dipendenti
sui seguenti punti: “prima dello sganciamento verificare che il carico sia
sicuro e non possa ribaltarsi; prima del sollevamento verificare che gli
accessori di imbracatura siano liberi e non siano incastrati”.
-
quarta regola: a partire da
un’altezza di caduta di 3 m montiamo il ponteggio per facciate. Il formatore,
dopo aver ricordato che i lavoratori “non devono assolutamente eseguire
modifiche sui ponteggi per facciate” (questi interventi “competono
esclusivamente all’installatore”), dovrà informare sulle tipologie dei ponteggi e sulle regole
specifiche che li riguardano (ponteggi mobili su ruote, ponteggi a cavalletto,
…). Dovrà poi parlare anche delle piattaforme di lavoro che si usano di solito
per il getto di calcestruzzo di pareti e sono fissati alle casseforme e dei
rischi dell’uso di scale a pioli;
-
quinta regola: controlliamo i
ponteggi ogni giorno. Nel documento si indicano le caratteristiche che deve
presentare ogni tipo di
ponteggio:
“fondazione resistente; accessi sicuri ad ogni livello del ponteggio; piani di
calpestio integri (no ai pannelli da casseratura); piani di calpestio ben fissati per evitare lo
spostamento; tavole fermapiede, parapetti e correnti intermedi presenti;
distanza dalle facciate inferiore a 30 cm; stabilità del ponteggio (ben
ancorato, resistente alla trazione e alla compressione)”.
-
sesta regola: realizziamo accessi
sicuri a tutti i posti di lavoro. Secondo il documento i
requisiti di un accesso sicuro sono: “larghezza minima 60 cm per le
vie di passaggio; privo di ostacoli, nessun punto d’inciampo; protezione
laterale a tre elementi su entrambi i lati a partire da un’altezza di caduta di
2 m; in caso di pericolo di scivolamento rendere più sicuri i percorsi”.
-
settima regola: utilizziamo i
dispositivi di protezione individuale.
-
ottava regola: mettiamo in sicurezza
gli scavi a partire da una profondità minima di 1,5 m.
Questi,
per concludere, gli “aspetti importanti da considerare per la garantire la sicurezza negli
scavi:
-
gli scavi a partire da una profondità di 1,5 m devono essere messi in sicurezza
o eseguiti a scarpata;
-
a partire da una profondità di 1 m la larghezza dello spazio di lavoro deve
essere come minimo di 60 cm;
-
a partire da una profondità di 1 m l’accesso deve avvenire tramite scale a
gradini o, se ciò non fosse possibile, tramite una scala a pioli;
-
i bordi degli scavi devono essere tenuti liberi in modo che non possa cadere
del materiale all’interno dello scavo;
-
se si lavora nelle immediate vicinanze di uno scavo o se si deposita del
materiale di costruzione, i bordi aperti devono essere messi in sicurezza:
(lungo lo scavo con scarpata mettere un corrimano; lungo lo scavo verticale
mettere una protezione laterale a tre elementi)”.
N.B.: I
riferimenti legislativi contenuti nei documenti di Suva riguardano la realtà
svizzera, i suggerimenti indicati possono essere comunque di utilità per tutti
i lavoratori.
Pagina
introduttiva del sito web di
INFOR.MO.:
nell’articolo abbiamo presentato le schede numero
79 e
828 (archivio
incidenti 2005/2008).
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