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"La verifica dell’impianto elettrico in cantiere"
fonte puntosicuro.it / Edilizia
03/02/2012 - Uno dei luoghi maggiormente esposti ai
pericoli elettrici, sia perché soggetto a continue movimentazioni e
variazioni, sia per la presenza di personale vario, non sempre addestrato dal
punto di vista elettrico, è il
cantiere
edile. Senza dimenticare i problemi delle condizioni climatiche, il rischio
di urti, della presenza di polveri ed acqua o della possibile presenza di
ambienti a maggior rischio d'incendio
o esplosione.
Per
favorire la sicurezza degli impianti elettrici nei cantieri, sul sito Inail/ex
Ispesl
è disponibile un approfondimento dal titolo “ Quali verifiche
sull’impianto elettrico per la protezione degli addetti in cantiere?” e a cura di Bruno
D’Ottavi (dipartimento Servizio controllo a campione impianti di terra – ex
ISPESL) – è in sostanza una guida per indirizzare il
verificatore nel corretto controllo degli impianti di terra
nei cantieri edili.
Guida
che si dimostra necessaria partendo dalla constatazione delle “
prescrizioni che ancora oggi continuano
a essere effettuate nelle verifiche degli impianti elettrici per la protezione
dai contatti indiretti dei lavoratori nei cantieri edili, che riguardano oltre
il 30% dei rapporti di verifica effettuati, e la
mancanza di chiarezza su alcune interpretazioni normative”. Una
guida che possa essere inoltre un valido supporto “sia per gli installatori,
nella realizzazione e nella corretta installazione degli impianti elettrici,
sia per i coordinatori della sicurezza che possono facilmente individuare i
requisiti di sicurezza elettrica che devono essere inseriti nella redazione dei
piani di sicurezza dei cantieri”.
Dopo
aver dato una
definizione di cantiere
e aver sottolineato che i rischi di elettrocuzione, l’autore ricorda che in
questi ambienti di lavoro l’impianto elettrico “deve essere esteso anche a
valle dei quadri prese, più precisamente alle prolunghe, che vanno ad
alimentare i vari utilizzatori portatili nelle più remote parti del cantiere
altrimenti non raggiungibili e che si configurano come completamento
dell’impianto con prese a spina mobili”.
In
particolare, come vedremo. “le prolunghe costituiscono la parte più debole, per
il rischio di elettrocuzione, di tutto il cantiere sia per percorsi lunghi e
tortuosi nelle più svariate tipologie di posa, sia per le particolari
caratteristiche di utilizzo essendo soggette a forti sollecitazioni
meccaniche”. Ed è per queste ragioni “che
nei
cantieri è necessario effettuare il controllo dell’impianto sia alla parte
fissa che a quella mobile”.
Il
documento, che vi invitiamo a leggere interamente, si occupa di diversi aspetti
relativi all’impianto: la verifica a campione, la dichiarazione di
conformità,
il campo d’intervento della verifica, le risultanze dei rapporti di verifica,
la documentazione tecnica, la progettazione degli impianti e la mancanza di
documentazione tecnica e/o assistenza tecnica.
Noi
ci soffermiamo riportando alcune delle indicazioni riportate in merito all’
inizio del controllo.
La
verifica “ha inizio nel punto di consegna dell’ente erogatore dell’energia
elettrica (locale contatore). Nel punto di consegna deve essere presente un
interruttore di protezione inizio linea di proprietà dell’utente (art. 473 e
462.1, CEI 64/8)”. A questo proposito è bene ricordare che:
-
“non può essere utilizzato come protezione di inizio linea l’interruttore del
distributore in quanto l’ente erogatore non è tenuto a garantire l’efficienza
del proprio dispositivo che considera meramente limitatore di potenza (art.
473, nota CEI 64/8)”;
-
“l’utilizzo dell’interruttore del distributore è consentito solo per i montanti
che collegano i gruppi di misura alle unità immobiliari, civili abitazioni
(art. 473, primo capoverso, CEI 64/8) al realizzarsi delle condizioni previste
alle voci a, b, c.;
-
il dispositivo di protezione inizio linea non è necessario sia di tipo
differenziale se il cavo sotteso allo stesso è multipolare. In relazione, però,
alla precarietà del tipo di installazione e di posa è consigliabile l’adozione
di dispositivo di protezione differenziale”.
Nella
guida si parla anche della necessità di effettuare un “controllo di rispondenza
della taratura dell’interruttore ai dati contenuti nella documentazione tecnica
e una verifica del coordinamento tra il valore della corrente nominale
dell’interruttore e la portata del cavo”.
Dopo
aver ricordato che la
selettività
differenziale “molto spesso dimenticata in cantiere è un principio che
riguarda non solo la funzionalità del cantiere ma soprattutto le condizioni di
sicurezza dello stesso” (scatti intempestivi dovuti a mancanza di selettività
possono compromettere la sicurezza dei lavoratori del cantiere), il documento si
sofferma sulla
posa dei conduttori.
Infatti
nei cantieri è possibile “distinguere essenzialmente
due tipi di posa:
-
la
posa fissa: “è quella che
alimenta le utenze fisse del cantiere, principalmente il quadro generale, i
sottoquadri, i quadri prese, la gru a torre, i gruppi silos, la molazza, la
betoniera ecc.” e si distingue a sua volta in posa aerea e posa interrata. La
posa aerea “è realizzata di norma su
palificazione. I conduttori adatti a questa posa sono cavi multipolari con
isolamento minimo 450/750 V. Per la
posa
interrata il cavo deve avere un isolamento pari a 0,6 /1KV, quindi, con
capacità di resistere a sollecitazioni meccaniche di sensibile entità in virtù
dello spessore della guaina”;
-
la
posa mobile: “sono quei cavi che
alla fine della giornata lavorativa sono destinati a essere raccolti e
depositati in baracca. Questi cavi alimentano le apparecchiature portatili di
cantiere usate nelle parti più diverse della costruzione e hanno bisogno per
essere alimentate da prolunghe. I cavi adatti a questo tipo di posa hanno sigla
H07RNF (CEI 64/8, art. 704.522.8.10) o cavi equivalenti”.
Ricordando
che il documento si sofferma su molti elementi correlati all’impianto elettrico
(quadri di distribuzione, scatole di derivazione, quadri prese, trasformatori, dispositivi contro il
riavviamento automatico, gruppi elettrogeni,…), concludiamo questa breve
presentazione riportando alcune informazioni sui
cavi di prolunga e sulle
prese
a spina.
L’autore
ricorda che “l’alimentazione finale ai vari utensili portatili di cantiere è
assicurata partendo dai quadri prese ASC finali con cavi in posa mobile più
generalmente definite
prolunghe”.
Queste
prolunghe, che “permettono di alimentare le parti più remote del cantiere nelle
condizioni di posa più diverse e di sollecitazioni meccaniche più gravose”,
rappresentano uno degli “anelli più deboli della catena della sicurezza elettrica
del cantiere”.
Le
prolunghe “devono essere realizzate con cavi multipolari del tipo H07RNF, cavi
certificati per le condizioni di posa riscontrabili in cantiere e, quindi,
resistenti alle abrasioni e all’acqua (art. 704.522.8.10, CEI 64/8)”.
L’altro
anello debole della catena della
sicurezza elettrica
è appunto rappresentato dalle
prese a
spina mobili. Tali prese:
-
“devono essere di tipo industriale conformi alla norma CEI 23-12”;
-
devono avere un grado di protezione minimo IP43 sia a spina inserita che a
spina disinserita. Le prese a spina che possono essere soggette a spruzzi
d’acqua o trovarsi immerse in pozze d’acqua devono avere un grado di protezione
IP67 (CEI 64/8, art. 701.51, e CEI 64/8, art. 512.2.1)”.
Si
sottolinea in particolare che sulle prese a spina di tipo mobile “occorre
verificare la continuità del conduttore di protezione in quanto la
sollecitazione a trazione dovuta all’inserimento o al disinserimento della
connessione spina-presa, quantunque in presenza di pressacavo, provoca spesso
il distacco del conduttore di protezione o di un conduttore di fase privando la
presa o la spina delle necessarie condizioni di sicurezza”.
Osservatorio
Inail/ex Ispesl Osservatorio su Il Sole 24 ore, “ Quali
verifiche sull’impianto elettrico per la protezione degli addetti in cantiere?”,
a cura di Bruno D’Ottavi (dipartimento Servizio controllo a campione impianti
di terra – ex ISPESL) (formato PDF, 517 kB).
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