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"Il sovraccarico biomeccanico nell’industria dell’abbigliamento"
fonte puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
15/02/2012 - Grazie ad un accordo concluso con le Università degli Studi de
L’Aquila e “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, AiFOS
(Associazione Italiana Formatori della Sicurezza sul Lavoro) ha premiato alcuni
studenti, laureandi del Corso di Laurea in Tecniche della Prevenzione negli
Ambienti e Luoghi di Lavoro, che hanno svolto tesi di laurea sui temi della
salute e sicurezza sul lavoro.
Ci
soffermiamo sulla tesi premiata all’Università “G. D’Annunzio” di
Chieti-Pescara, una tesi elaborata da Ilenia Marfisi e dal titolo “
Rischio
da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori in un’industria di
abbigliamento”.
La
tesi inizia presentando i temi dell’ergonomia, fornendo informazioni e dati sui disturbi
muscolo scheletrici, sulle alterazioni connesse al lavoro ripetitivo, sul sovraccarico
biomeccanico degli arti superiori e sull’esposizione ai movimenti
ripetitivi.
Un
settore considerabile ad alto rischio per quanto riguarda le patologie
muscolo-scheletriche è quello dell’
abbigliamento.
Ed
infatti questa tesi, con riferimento ad
un’azienda del settore dell’alta moda, analizza
una
mansione specifica della cucitura
(il confezionamento delle asole della manica delle giacche da uomo) al fine di
individuare il rischio da sovraccarico biomeccanico degli
arti superiori attraverso l’utilizzo del metodo della Check list OCRA.
In
particolare vengono individuati e studiati i principali fattori di rischio
legati alla specifica operazione, per arrivare a un risultato finale che
indichi il livello di rischio correlato.
In
conclusione, per risolvere le eventuali disergonomie, vengono poi proposti
diversi interventi migliorativi degli ambienti, delle posture
di lavoro e degli aspetti organizzativi, quali turno di lavoro, ritmi,
pause.
Il
lavoro nell‘industria dell’abbigliamento,
ad esempio con riferimento al confezionamento delle asole, può essere caratterizzato
da “
carichi statici considerevoli,
richieste frequenti di maneggiare oggetti pesanti, grandi e scomodi. I
carichi statici sussistono quando vengono mantenute posizioni fisse,
contraddistinte da posture incongrue e contrazione muscolare prolungata”. E altri fattori di rischio, che determinano le
patologie muscolo-scheletriche, “sono legati alla postura di lavoro, alle
richieste del compito, alla capacità individuale di adattarsi alle richieste
lavorative. Le patologie che riscontriamo frequentemente in questo settore sono
legate alla spalla e al collo, all’avambraccio e alla mano, al tratto lombare”.
Dono
un’attenta analisi della postazione tramite la Check list OCRA, viene calcolato
il punteggio finale intrinseco della postazione di lavoro ponderato per la
effettiva durata del compito ripetitivo, un punteggio che per entrambi gli arti superiori si colloca in
un range che denota un
rischio medio,
appartenente alla fascia rosso medio.
Riguardo
agli
interventi di prevenzione la
tesi ricorda che il datore di lavoro deve adottare una seria di misure generali
di tutela dei lavoratori (art.15, Decreto legislativo 81/2008), tra cui
il rispetto dei principi ergonomici nella
concezione dei posti di lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella
definizione dei metodi di lavoro e produzione, anche per attenuare il lavoro
monotono e ripetitivo.
In relazione al rischio medio (fascia rosso-medio)
riscontrato, le
misure di prevenzione da
adottare sono: riduzione del rischio con ricerca delle soluzioni di
miglioramento delle condizioni di esposizione con priorità per i valori più
elevati, riprogettazione dei compiti e dei posti di lavoro secondo priorità,
attivazione della
sorveglianza sanitaria (visita annuale o con
periodicità superiore secondo la valutazione del medico competente),
informazione e formazione.
Riguardo
alla
sorveglianza sanitaria si
indica che, nel caso si adotti il metodo check list, tale sorveglianza “è
necessaria allorché si superano i valori di check list > 11 (fascia rosso
leggero) in quanto, secondo il modello previsionale del metodo, è a partire da
questi valori che aumentano progressivamente ed eccessivamente i casi
patologici a carico degli arti superiori”.
Riguardo
invece alla
riprogettazione dei luoghi
di lavoro, la tesi sottolinea che il “ disegno ergonomico del
sistema di lavoro influisce sul lavoro stesso, migliorandone la sicurezza,
l‘efficienza e le condizioni di vita e di lavoro dell’operatore”.
Nello
studio è emerso un “rischio significativo legato ai movimenti ripetuti, da qui
la necessità di attuare interventi di riprogettazione dei posti di lavoro e
delle procedure”.
Le
aree di intervento sono tre: strutturale, organizzativa, formativa.
Gli
interventi strutturali riguardano la
“disposizione ottimale del posto di lavoro, degli arredi, del lay-out e la
scelta di strumenti di lavoro ergonomici. Essi tendono a migliorare le posture
e i movimenti incongrui, l‘uso eccessivo di forza, i fattori complementari. Per
quanto riguarda il fattore ‘postura’, nella
mansione presa in esame, i valori della check list sono abbastanza alti”.
Quando
si svolgono lavori di precisione
a distanza ravvicinata, è infatti “particolarmente importante adattare la
postazione alle proprie esigenze, soprattutto per quel che riguarda la sedia,
il tavolo e i poggiabraccia. Una postazione di lavoro non idonea può alterare
la circolazione sanguigna oppure obbligare il lavoratore ad assumere posture
obbligate e scorrette”. In particolare una postazione di lavoro moderna “deve
potersi adattare alle caratteristiche individuali del lavoratore, in
particolare alla statura e alla vista, alle sollecitazioni specifiche
dell‘attività svolta come la distanza visiva, l‘angolo visivo, la posizione
delle mani”. Ad esempio per adattare la postazione di lavoro alle proprie
necessità e prevenire i disturbi correlati al lavoro è necessario regolare: la
sedia, l‘altezza del tavolo, i poggiabraccia.
Rimandiamo
i nostri lettori ad una lettura diretta della tesi che riporta in modo
dettagliato le
regolazioni relative
a:
-
sedia;
-
tavolo;
-
poggiabraccia.
Gli
interventi organizzativi sono
necessari “quando si riscontra un alto livello di frequenza di azioni tecniche
e/o insufficienti periodi di recupero”, ma sono fattori che “interferiscono con
la produttività” e per questo “sono meno accettati dagli imprenditori”.
Per
quanto concerne il fattore “
frequenza”, il primo intervento da attuare è di “ridurre il ritmo di lavoro,
anche se ci saranno conseguenze inevitabili sull‘aumento del tempo di ciclo e sulla riduzione
della produttività. Inoltre nel nostro caso, si ha la presenza di un fattore
che influenza particolarmente il ritmo e dunque la produzione: il lavoro viene
retribuito per incentivi, cioè a cottimo. Questo condiziona i lavoratori che
per aumentare la loro paga, lavorano più velocemente per produrre di più. I
lavoratori devono essere informati e formati sui rischi che ne derivano”.
Un
altro provvedimento da adottare è quello “di individuare se vi sono
azioni tecniche inutili, aggiunte dall‘operatore
e in questa ipotesi si dovrebbe provvedere a un riaddestramento, per far sì che
l’operatore utilizzi solo le azioni previste ed utili”.
Altri
interventi utili a contrastare la ripetitività, la monotonia e la noia nell‘eseguire
il compito e soprattutto per abbassare il rischio potrebbero essere: “la
rotazione su differenti posti di lavoro, la ‘
job rotation’. Inoltre, “unitamente alla riduzione del ritmo e alla
rotazione dei compiti, per prevenire i disturbi da movimenti ripetuti vi è l‘
ottimizzazione dei tempi di recupero”.
Infine
un’altra misura di prevenzione prevista per alleviare il rischio è l‘
informazione e la formazione dei lavoratori.
Poiché
la formazione deve essere adeguata ai rischi specifici, in questo caso “sarebbe
opportuno introdurre nel percorso formativo anche la conoscenza dei principi ergonomici
confacenti alle esigenze della specifica attività e dunque di tutte le misure
necessarie a garantire il rispetto dei criteri ergonomici per prevenire
patologie muscolo-scheletriche”.
In
particolare il lavoratore dovrebbe essere formato a:
-
“eseguire le azioni nell’ordine suggerito;
-
usare entrambi gli arti il più possibile;
-
evitare di aggiungere azioni inutili;
-
effettuare le prese in modo corretto;
-
avvisare il capo reparto quando risulti necessario utilizzare nuove azioni;
-
rivolgersi al servizio sanitario nazionale quando avverte i primi sintomi”
Ilenia
Marfisi, “ Rischio
da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori in un’industria di
abbigliamento”, tesi di laurea per il Corso di Laurea in Tecniche della
prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, Facoltà di medicina e
chirurgia, Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, anno accademico
2010/2011 (formato PDF, 1.41 MB).
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