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"I rischi professionali nel comparto vinicolo e oleario"
fonte puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
16/02/2012 - Come abbiamo verificato con la presentazione delle schede
relative ai rischi biologici, vi sono attività e comparti che risultano
poco esplorati dal punto di vista della tutela della sicurezza del lavoro. Tra
questi sicuramente sono da annoverare i comparti relativi alle
attività di produzione del vino e dell'olio.
Per
questo motivo un gruppo di lavoro multidisciplinare composto da professionisti
della CONTARP (Consulenza Tecnica Accertamenti Rischi e Prevenzione) dell’Inail
ha portato avanti un progetto specifico – che ha visto la collaborazione di
diverse aziende
di dimensioni medio-piccole – e ha realizzato alcune pubblicazioni che
riportano l’esame e la valutazione dei rischi professionali connessi a questi
comparti lavorativi.
Queste
attività produttive, malgrado la notevole rilevanza socio-economica e culturale
che rivestono nel contesto produttivo italiano, sono state poco analizzate, dal
punto di vista della tutela della sicurezza del lavoro, per diverse ragioni. Ad
esempio per la difficoltà di delineare i profili espositivi degli operatori del
settore, dovuta al carattere di stagionalità delle attività svolte e
all'intercambiabilità delle mansioni lavorative in funzione delle esigenze del
ciclo produttivo. E questa carenza di analisi ha reso difficoltosa la
“possibilità di divulgare agli operatori del settore una cultura
antinfortunistica efficace che consenta di operare in condizioni di tutela del
lavoratore in impianti tecnologici complessi, nei quali potenziale è la
presenza di rischi di ordine fisico, chimico, biologico ed ergonomico”.
Nel
documento si ricorda, tra l’altro, che le produzioni vinicola ed olearia “sono
tra le più rilevanti nell'ambito del
settore agroalimentare italiano; in particolare i dati statistici relativi
al 2008 riferiscono di 714.988 ettari di terreno coltivati a uva da vino e di
1.180.605 ettari coltivati a olivo; a cui corrisponde un raccolto, per il
medesimo anno, di 6.445.000 tonnellate di uva e di 3.435.000 tonnellate di
olive da cui sono stati ottenuti, rispettivamente, 46.245.000 ettolitri di vino
e 5.990.000 ettolitri di olio”.
Lo
studio condotto dalla CONTARP ha dunque inteso caratterizzare i rischi
professionali nei due comparti e per poter operare una corretta azione di
prevenzione e di protezione ha prodotto
tre
diversi volumi.
Il
primo, “
Il
comparto vinicolo e oleario: Cicli produttivi e rischi professionali”,
affronta il fenomeno infortunistico e tecnopatico con particolare riferimento
ai cicli produttivi e ai vari rischi professionali. Mentre gli altri due
volumi, dedicati uno alle
cantine e
l’altro ai
frantoi, riportano nel
dettaglio i risultati dei monitoraggi, i rischi riscontrati e le misure di
prevenzioni consigliate.
Avendo
già affrontato recentemente i rischi
biologici di questi due comparti, ci soffermiamo brevemente oggi su alcuni
degli altri
rischi evidenziati nel primo
volume.
Riguardo
al
rischio chimico si ricorda che
nel
comparto oleario una scarsa
attenzione ha ricevuto finora l'individuazione e la gestione del rischio di
esposizione ad agenti chimici per chi opera nei frantoi.
Tuttavia
“
casi di contaminazione dell'olio
dovuti al suo contatto, anche indiretto, con solventi organici o
all'adsorbimento di solventi aerodispersi, indicano che per gli operatori
esiste un potenziale rischio di esposizione a Composti Organici Volatili
(COV)”. E “l'impiego di sostanze
corrosive ed irritanti quali detergenti emulsionanti, disincrostanti acidi,
detergenti alcalini e soda caustica potrebbero rappresentare un importante
fattore di esposizione a sostanze
pericolose per i lavoratori”.
Senza
dimenticare che pericoli per la salute degli operatori in questo comparto
“potrebbero essere connessi anche allo
stoccaggio,
nei frantoi o in aree non idonee ad essi adiacenti, di prodotti antiparassitari
il cui frequente impiego trova giustificazione nella necessità del controllo
della qualità di prodotti destinati al consumo umano”. Il volume descrive poi
altri rischi, ad esempio in relazione all’esposizione a radiazioni ionizzanti.
Riguardo al
comparto vinicolo alcuni studi di
comparto hanno messo in evidenza “quali agenti di rischio sono maggiormente
responsabili degli infortuni, più o meno gravi, tipici delle cantine mentre è
estremamente più difficile lo studio circa l'origine di eventuali malattie
professionali”.
Riguardo
al rischio chimico sono tuttavia numerosi gli agenti
chimici “che traggono origine dai prodotti residui dei vari stadi di
vinificazione. In aggiunta all'alcool etilico e all'alcol metilico essi possono
comprendere: formaldeide e butilaldeide, acetone, acido formico, acetico e
tartarico, tartrati di potassio e di calcio, i resti di sostanze che
intervengono nella lavorazione del vino come il carbone attivo, i vari
coadiuvanti di filtrazione, il ferrocianuro di potassio, l'anidride solforosa,
e infine le soluzioni alcaline e i tensioattivi impiegati nei lavaggi”.
Ai
fini dell'insorgenza di patologie professionali, problematiche particolari
possono “derivare dal deterioramento della qualità dell'aria indoor negli
ambienti in cui avviene la vinificazione a causa delle emissioni gassose ad
essa imputabili”.
Inoltre,
“nonostante lo sviluppo di tecnologie alternative, assai diffusa risulta ancora
nella cantine la pratica delle fumigazioni con anidride solforosa (SO2)
per le sue proprietà antisettiche ed antiossidanti e per il suo effetto
miglioratore delle proprietà organolettiche del prodotto finito”. Nelle attività
di cantina è anche frequente “l' impiego
di azoto, gas inerte in grado di proteggere il vino dall'ossidazione e di
compensare la sovrapressione di CO2 in alcune tipologie di vino tra
cui gli spumanti”.
Altre
fonti di pericolo sono correlate, ad esempio, all'utilizzo e allo stoccaggio di
bombole contenenti gas a pressione (anidride solforosa, anidride carbonica,
azoto), allo stoccaggio, “nelle cantine o in aree non idonee ad esse adiacenti,
di prodotti antiparassitari”.
Qualche
cenno poi ai
rischi da agenti fisici,
con riferimento in particolare al
rischio
rumore, almeno per quanto riguarda il comparto oleario.
Il documento indica che i dati
statistici “relativi ai riconoscimenti di ipoacusie da ‘rumore’, sembrerebbero
evidenziare che tale rischio sia assolutamente trascurabile nelle aziende del comparto
oleario”. Tuttavia dalla descrizione del ciclo produttivo “si evidenzia come le
attrezzature ed i macchinari utilizzati nei frantoi
costituiscono potenziali sorgenti
di rumore, i cui livelli meritano di essere indagati; ciò è valido in particolare nelle aziende caratterizzate dal cosiddetto ‘
ciclo continuo’, che costituiscono la maggioranza di questo comparto produttivo”.
Ricordiamo
che nel volume, che vi invitiamo a leggere, sono presenti anche indicazioni
relative ad altri rischi rilevati nel comparto vinicolo e oleario:
-
microclima;
-
rischio vibrazioni;
-
rischio biologico;
-
rischio elettrico;
-
rischio incendio;
-
rischio di infortuni.
Inail
- Consulenza Tecnica Accertamenti Rischi e Prevenzione e Direzione Centrale
Prevenzione, “ Il
comparto vinicolo e oleario: Cicli produttivi e rischi professionali” (formato
PDF, 5.57 MB).
Inail
- Consulenza Tecnica Accertamenti Rischi e Prevenzione e Direzione Centrale
Prevenzione, “ Il
comparto vinicolo e oleario: Le cantine” (formato PDF, 2.74 MB).
Inail
- Consulenza Tecnica Accertamenti Rischi e Prevenzione e Direzione Centrale
Prevenzione, “ Il
comparto vinicolo e oleario: I frantoi” (formato PDF, 3.16 MB).
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