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"Guardie giurate, armi da fuoco e idoneità lavorativa"
fonte puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
06/03/2012 - Le comunicazioni presentate al 73° Congresso Nazionale SIMLII “La Medicina del Lavoro
quale elemento migliorativo per la tutela e sicurezza del Lavoratore e delle
attività dell’Impresa” hanno affrontato le criticità per la salute e sicurezza
dei lavoratori in molti comparti lavorativi.
In
tali comunicazioni ad esempio si è fatto riferimento ai disturbi muscolo-scheletrici
tra gli autisti
di autobus, ai rischi da movimentazione manuale dei carichi del personale
sanitario addetto d’emergenza, ai rischi da sovraccarico
biomeccanico tra gli imbianchini o, ancora, alle conseguenze dell’ impegno
visivo degli impiegati davanti ai videoterminali.
“ Problematiche
inerenti l’idoneità lavorativa delle guardie particolari giurate”, a cura
di E. Militello, L. Cotroneo, G. Castellini, M.G. Cassitto (Fondazione IRCCS
“Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico”), S. Punzi, B. Cosma (Dipartimento
di Medicina del Lavoro “Clinica del Lavoro Luigi Devoto”) e G. Costa
(Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” e
“Clinica del Lavoro Luigi Devoto”), comunicazione al 73° Congresso
Nazionale SIMLII “La Medicina del Lavoro quale elemento migliorativo per la
tutela e sicurezza del Lavoratore e delle attività dell’Impresa”, pubblicata in
Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXXII n°4/suppl.2,
ottobre/dicembre 2010
La comunicazione di oggi - pubblicata sul secondo
supplemento del numero di ottobre/dicembre
2010 del Giornale Italiano di Medicina
del Lavoro ed Ergonomia – si sofferma invece sull’
idoneità lavorativa delle
Guardie
Particolari Giurate.
In
“
Problematiche inerenti l
’idoneità lavorativa delle
guardie particolari giurate” – a cura di E. Militello, L.
Cotroneo, G. Castellini, M.G. Cassitto (Fondazione IRCCS “Ca’ Granda - Ospedale Maggiore Policlinico”), S. Punzi, B.
Cosma (Dipartimento di Medicina del Lavoro “Clinica del
Lavoro Luigi Devoto”)
e G. Costa (Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” e “Clinica del Lavoro Luigi Devoto”) – si
indica che la Guardia
Particolare Giurata (GPG) “è un privato cittadino, autorizzato ai sensi
dell’art. 138 del Testo Unico Leggi di Pubblica Sicurezza a tutelare i beni
mobili ed immobili di privati o enti pubblici, con esclusione della tutela
dell’incolumità della persona”. Il porto d’armi di cui sono dotate tali
guardie, anche se non in tutti i casi, “viene considerato per difesa personale”
e l’uso dell’arma è “soggetto a restrizioni rispetto ai Pubblici Ufficiali”.
Il
titolo di GPG è “soggetto a rinnovo biennale previa verifica, da parte delle
autorità preposte, della persistenza dei requisiti legali” e l’art. 3 del D.M.
Sanità del 28 aprile 1998 “prevede che l’accertamento dei requisiti psicofisici
minimi (visivi, uditivi, capacità funzionale degli arti superiori e della
colonna vertebrale, assenza di alterazioni neurologiche, assenza di disturbi
mentali, di personalità o comportamentali) per l’autorizzazione al porto d’armi
per difesa personale venga effettuato dagli uffici medico legali o dai
distretti sanitari delle unità sanitarie locali o dalle strutture sanitarie
militari e della Polizia di Stato”.
Ora,
malgrado la letteratura sull’argomento sia esigua, qualche studio (Clerici et
al. - 2009) rileva “un’
incidenza di
omicidi e suicidi da arma da fuoco significativamente maggiore nelle guardie
giurate rispetto alla popolazione generale italiana segnalando, oltre alla
disponibilità dell’arma (cft. anche Killias, 1993), condizioni
socio-economiche, lavorative e psico-relazionali quali possibili fattori
favorenti su cui porre l’attenzione in ottica preventiva”.
L’obiettivo
dello studio a cui fanno riferimento gli autori della presente comunicazione è quello
di “approfondire le problematiche inerenti l’ idoneità
lavorativa delle G.P.G., attraverso l’analisi di un campione”, in questo
caso composto da 58 GPG inviate ad ambulatorio specialistico per i seguenti
motivi: “34% per assunzione di sostanze (alcool e/o droghe) e sospensione del
porto d’armi; 14% per alterazioni dello stato psichico (ansia ed aggressività
elevate); 26% per patologie organiche (cardiovascolari, muscolo-scheletriche e
neurologiche); 26% per un normale controllo periodico”.
In
particolare per 33 soggetti (57% del totale, di cui 31 maschi) si è “reso
necessario un approfondimento psico-diagnostico, nei due terzi dei casi in
relazione ad agiti comportamentali a sfondo aggressivo, potenzialmente auto o
etero lesivi, avvenuti in contesti extra-lavorativi, il più delle volte in
associazione ad abuso di
alcool.
Per
l’approfondimento psico-diagnostico è stato “somministrato un protocollo
ad hoc comprendente un colloquio
psicologico ed una batteria di test che indagano le funzioni cognitive distinte
in tre diverse. Inoltre è stato valutato “l’equilibrio socio-emotivo attraverso
questionari autocompilati (Sintomi Soggettivi, STAXI, MMPI) e un test
proiettivo (Reattivo di Disegno di Wartegg)”.
Questi
i
risultati dello studio.
“Dei
33 soggetti sottoposti ad approfondimento psico-diagnostico, il 30.3% presenta
un dinamismo mentale non coerente, il 33.3% una funzionalità mnestica ridotta e
il 27.3% alterazioni nelle abilità percettivo motorie. Considerando le tre aree
insieme, il 39.4% non presenta alcun deficit, il 30.3% presenta limitazioni in
una di queste, mentre il 24.3% presenta alterazioni in due o tre aree”.
Riportiamo
alcuni elementi rilevati dagli autori:
-
dai questionari autocompilati non emergono elementi patologici di rilievo,
bensì una tendenza a riportare condizioni psicofisiche positive in riferimento
sia alla sintomatologia sia alla percezione e alla gestione della rabbia;
-
“non si rilevano differenze significative tra le guardie giurate ed il campione
di controllo per quanto riguarda l’interazione con l’ambiente, sebbene nel
53.3% emergano difficoltà di adattamento”;
-
si rileva “una maggior coartazione affettiva (60%) nelle guardie giurate, con
una tendenza depressiva all’introversione e al ritiro sociale”;
-
emerge “un significativo minor ipercontrollo sulle manifestazioni emotive da
parte delle guardie giurate”;
-
rispetto al “rapporto tra emotività e razionalità, indicante il grado di
stabilità, equilibrio emotivo e auto-controllo, le guardie giurate presentano un
livello significativamente più elevato di sbilanciamento sia sul versante
dell’emotività (30%), con immaturità affettiva e tendenza all’agito, sia sul
versante della razionalità (36.7%), con tendenza all’inibizione
dell’espressione dei loro sentimenti ed emozioni”.
In
conclusione 22 soggetti (il 66.7%) “hanno ricevuto un giudizio
d’idoneità positivo, 7 (21.2%) sono stati giudicati non idonei
temporaneamente (di cui 3 con disturbi della sfera psichica e 3 con abuso di sostanze),
3 (9.1%) hanno ricevuto un’idoneità con limitazioni (di cui uno con disturbi
della sfera psichica) e una persona, facente uso di sostanze, è stata giudicata
non idonea permanente”.
Veniamo
infine alle
riflessioni degli autori
in merito ai risultati.
Come
abbiamo visto per circa la metà dei soggetti si è “reso necessario un
approfondimento psicologico”.
Le
abilità di adattamento all’ambiente “sono risultate adeguate nella metà dei
casi, mentre nel 54.6% sono state rilevate basse prestazioni cognitive, che
possono spiegare una maggior fragilità nella risposta a stimoli ambientali
stressogeni, con eccessiva laboriosità nell’organizzare risposte
comportamentali adeguate al contesto”.
Nei
due terzi dei casi emerge inoltre, dal punto di vista emotivo, “una difficoltà
nel riconoscimento e gestione delle emozioni e nell’integrazione degli aspetti
razionali con quelli emotivi ed affettivi. Ciò si traduce in agiti impulsivi
e/o in sottostima degli effetti del proprio comportamento, talvolta eclatanti e
con esiti di pericolosità per la propria e altrui persona”.
Le
evidenze riscontrate giustificano dunque una “
riflessione su questa categoria di lavoratori che utilizzano un’arma da
fuoco”.
La
comunicazione si conclude sottolineando che “sebbene non siano emerse franche
patologie psichiatriche, gli aspetti personologici evidenziati, lungi
dall’essere caratteristici delle GPG, portano l’attenzione sull’utilità di
predisporre una metodologia di valutazione dell’idoneità lavorativa che indaghi
in modo approfondito gli aspetti psicodinamici, emotivi e comportamentali della
persona”.
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