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"Salute lavoro, il rapporto tra sindrome metabolica e i turni"

fonte quotidianosicurezza.it / Salute

02/04/2012 - Pubblicata dal GIMLE, Giornale italiano di Medicina del lavoro ed Ergonomia la ricerca riguardante la “Sindrome metabolica e lavoro a turni: studio dell’associazione in una popolazione di lavoratori di un’industria chimica”.

La ricerca è stata condotta da una equipe di studiosi e medici dell’ U.O. Medicina ambientale e Medicina occupazionale  della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, della Scuola di specializzazione in Medicina del Lavoro e del Dipartimento di Sanità Pubblica e Neuroscienze dell’Università degli Studi di Pavia.

La sindrome metabolica è una condizione di salute caratterizzata dalla presenza e correlazione di una serie di fattori di origine metabolica che sono in grado di promuovere lo sviluppo di malattie cardiovascolari aterosclerotiche.

Il numero di persone affette da sindrome metabolica è in preoccupante aumento: negli Stati Uniti riguarda circa il 24% della popolazione e interessa il 40% delle persone che hanno compiuto i 60 anni. In Europa i dati variano a livello geografico: 14% nel Nord e 20% nel Centrosud. Anche in Europa si toccano picchi del 34% nella popolazione che ha superato i 60 anni.

Dati e studi presenti in letteratura scientifica ipotizzano una correlazione fra lavoro a turni e insorgenza di sindrome metabolica. È documentato che l’ obesità sia più frequente tra i lavoratori turnisti, e che tra questi si rilevino livelli più elevati di colesterolo e trigliceridi rispetto ai lavoratori giornalieri.

Questa alterazione metabolica è ricondotta a tre cause principali:  l’inversione del ritmo circadiano di giorno-notte, i cambiamenti del comportamento e  le alterazioni della vita sociale.

A livello biologico l’inversione del ritmo circadiano è concausa dell’insorgenza della sindrome metabolica in quanto è in grado di provocare nel lavoratore a turni un’attivazione neuro-ormonale e neurovegetativa particolare che determina l’ aumento della “secrezione di catecolamine e cortisolo con conseguente aumento della pressione arteriosa sistemica e della frequenza cardiaca, attivazione dei processi protrombotici e alterazione del metabolismo lipidico e glucidico”.

Per quanto riguarda i cambiamenti del comportamento e le alterazioni della vita sociale questi fattori sono legati a:

  • “gestione del tempo libero, con difficoltà di organizzare con equilibrio i tempi di riposo ei tempi di attività;
  • disordini alimentari dovuti al consumo frequente di pasti non adeguati al reale fabbisogno energetico consumati  presso le mense aziendali o portati da casa;
  • disturbi del sonno;
  • caratteristiche comportamentali conseguenti alla privazione del sonno (ansia, irritabilità, deflessione del tono dell’umore).

Nello studio condotto sui lavoratori dell’industria chimica sono stati monitorari 119 dipendenti impiegati in un’azienda all’interno della quale la sindrome  è stata diagnosticata in 36 soggetti. Di questi 36: 28 turnisti e 8 non turnisti. È quindi risultata significativamente maggiore la prevalenza della sindrome tra i lavoratori impegnati in lavoro notturno rispetto agli altri lavoratori.

I dati rilevati conducono verso la necessità di adottare efficaci misure preventive e interventi organizzativi per la riduzione del rischio e la tutela della salute dei lavoratori che operano in turno notturno. Tra questi interventi preventivi gli studiosi elencano tre azioni prioritarie:

  • analizzare ed eventualmente riorganizzare il menù aziendale sul medio periodo di tempo sulla base di criteri scientifici al fine di garantire un regime alimentare completo, adeguato e congruo;
  • prevedere programmi di informazione-formazione dei lavoratori sull’importanza di una corretta alimentazione e sulle conseguenze a lungo termine di una dieta incongrua affrontando con particolare attenzione la necessità di  variazioni e le modalità di adattamento della alimentazione necessarie per chi lavora a turni;
  • formare e informare i lavoratori circa il significato e gli effetti sull’organismo umano del lavoro su tre turni per favorire l’adozione di abitudini corrette rispetto la gestione del tempo di lavoro e del tempo di riposo.

Per approfondire: Sindrome metabolica e lavoro a turni: studio dell’associazione in una popolazione di lavoratori di un’industria chimica (PDF).

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