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"L’asma e le patologie allergiche in ambito professionale"
fonte puntosicuro.it / Salute
18/04/2012 - Nei mesi scorsi PuntoSicuro ha messo in luce alcuni aspetti delle
patologie
allergiche e della
patologia
asmatica in ambito professionale. Ricordando, ad esempio, che la patologia
respiratoria è tra le prime cinque cause di malattia professionale nei paesi
europei e che
l’asma collegata al lavoro
è la più comune malattia respiratoria in ambito lavorativo. Un altro dato
significativo: alcune stime indicano che il 10% di tutti i casi d’asma siano
riconducibili comunque a una causa lavorativa.
Per
tornare a parlare di asma e di patologie allergiche, presentiamo un documento
pubblicato sul sito della
Facoltà e Dipartimento di Psicologia dell’Università degli
Studi di Trieste e a cura di Francesca Larese Filon (Unità Clinico
Operativa di Medicina del Lavoro - Dipartimento di Scienze di Medicina Pubblica
- Università degli Studi di
Trieste).
Il
documento, dal titolo “
Patologie
allergiche in ambito professionale”, resoconto di una presentazione a
precedenti seminari sulle novità in allergologia, si sofferma in particolare
sulle
patologie respiratorie.
Riguardo
all’ asma
occupazionale si ricorda che è una patologia principalmente “caratterizzata
da ostruzione delle vie aeree e/o ipereattività bronchiale, di gravità
variabile, dovute a cause e condizioni attribuibili ad un particolare ambiente
lavorativo”.
In
particolare la
oculorinite e le
asma allergiche da IgE (immunoglobuline
E) mediata possono riguardare, ad esempio, panettieri, operatori
sanitari (in relazione al lattice) e gli esposti a caffè verde. Mentre la
oculorinite e le
asma allergiche non IgE possono interessare verniciatori
(isocianati), parrucchieri (persolfati), operatori sanitari (formaldeide,
glutaraldeide), odontotecnici (acrilati, metilacrilati), la
lavorazione con alcuni legni.
L’ asma
professionale è classificabile in
tre
tipologie:
-
tipo immunologico;
-
tipo non immunologico;
-
asma aggravata dal lavoro (asma preesistente o concomitante aggravata da
stimoli fisici o chimici presenti nell’ambiente di lavoro).
L’
asma di tipo immunologico:
-
“compare dopo un periodo di latenza;
-
è causata da agenti ad alto peso molecolare o a basso PM con meccanismo IgE;
-
può essere causata da agenti a basso PM con meccanismo immunologico ancora non
chiarito”.
Invece
l’
asma di tipo non-immunologico può
essere:
-
“asma da irritanti o da disfunzione reattiva delle vie aeree (RADS) senza
periodo di latenza;
-
asma causata da esposizione singola o multipla ad agenti irritanti non specifici
ad altra concentrazione.
Gli
agenti ad alto peso molecolare possono
essere farine-cereali (panettieri, mugnai), derivati epidermici di animali,
enzimi (detergenti, panettieri, ecc), lattice, mangimi per pesci, caffè/ricino,
henné, gomma arabica, …
Alcune
caratteristiche:
-
“la sensibilizzazione è rilevabile con il prick test e con la ricerca delle IgE
specifiche;
-
l’asma è frequentemente immediata, più raramente dual o ritardata;
-
sono maggiormente colpiti i soggetti atopici anche per i comuni allergeni”.
Gli
agenti a basso peso molecolare possono
essere: isocianati (verniciatura poliuretanica, isolamenti, produzione di
plastica, schiume poliuretaniche), polveri
di legno (cedro rosso, ecc), anidridi (produzione e uso di resine
epossidiche, prod. plastica), persolfati ( parrucchiere),
acrilati (uso di colle acriliche), formaldeide e glutaraldeide (sanitari),
amine (saldatori, addetti alla coloritura), metalli (raffinazione, saldatura),
…
In
questo caso il meccanismo ancora non è chiaro:
–
“risposta immunologica mai compresa (forse stimolazione dei linfociti e azione
flogogena);
–
meccanismo irritativo;
–
meccanismo farmacologico: gli isocianati ad es. potrebbero agire come beta
bloccanti inducendo così il broncospasmo o interferendo con la via delle
prostaglandine o coinvolgendo l’anticolinesterasi”.
Per
la
valutazione dell’asma professionale
è bene:
-
“raccogliere un’anamnesi personale e lavorativa precisa;
-
sospettare un’etiologia professionale;
-
verificare se gli agenti a cui è esposto il soggetto possono essere asmogeni;
-
visitare eventualmente il posto di lavoro per valutare il tipo
di esposizione;
-
seguire un iter diagnostico preciso”.
Questi
gli elementi chiave per la
diagnosi di
OA (Occupational Asthma)
-
“sintomi: quando insorgono, sono associati a tosse, a respiro sibilante, a
dolore toracico, a rinite, a congiuntivite, a sintomi sistemici (febbre,
malessere altralgia)?
-
Quanto durano e si risolvono da soli?
-
C’è un test arresto-ripresa positivo”?
Questa
invece la
caratteristica dei sintomi sul
lavoro:
-
“insorgenza immediata sul lavoro e scomparsa andando a casa;
-
insorgenza ritardata 4-12 ore dopo l’inizio del lavoro o dopo essere tornati a
casa;
-
insorgenza immediata con risoluzione e recidiva tardiva;
-
scomparsa dei sintomi allontanandosi dal lavoro”.
È
necessario poi identificare i
possibili
fattori di rischio:
-
“fumo di sigaretta;
-
sintomi asmatici insorti prima di iniziare il presente lavoro;
-
atopia personale: anamnesi di sintomi stagionali o perenni da allergeni comuni;
familiarità; prick test positivi ai comuni allergeni”.
Il
documento si sofferma sull’
iter
diagnostico, sul trattamento, sui fattori prognostici favorevoli e sulla prevenzione.
Concludiamo
questa breve presentazione con le indicazioni presenti riguardo alla
prevenzione primaria, secondaria e
terziaria.
Prevenzione
primaria:
-
“sostituzione dei prodotti con altri a minor rischio;
-
automatizzare i processi;
-
cicli chiusi;
-
aspirazione localizzata e abbattimento degli inquinanti;
-
formazione-informazione degli esposti”.
Prevenzione
secondaria:
-
“uso di adeguati mezzi
di protezione personale (mascherina, guanti ecc.);
-
visite mediche all’assunzione e periodicamente;
-
controllo ambientale degli inquinanti;
-
allontanamento dall’esposizione nella fase subclinica”.
Prevenzione
terziaria:
-
“terapia anche iposensibilizzante (?);
-
riabilitazione”.
“ Patologie
allergiche in ambito professionale”, a cura di Francesca Larese Filon
(Unità Clinico Operativa di Medicina del Lavoro - Dipartimento di Scienze di
Medicina Pubblica - Università degli Studi di Trieste), contributo pubblicato
sul sito della Facoltà e Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi
di Trieste (formato PDF, 654 kB).
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