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"Amianto: confermata la condanna all'ex ad della "fabbrica della morte""
fonte puntosicuro.it / Normativa
24/04/2012 - L'esposizione (diretta e indiretta) alle fibre
di amianto è causa di mesotelioma pleurico - letale tipologia di tumore che
aggredisce i polmoni - non solo per i lavoratori delle fabbriche dove viene
trattata la fibra-killer, ma anche per la popolazione residente nelle aree
limitrofe agli stabilimenti. Dopo la storica sentenza che ha condannato a 16
anni i vertici della Eternit, la giurisprudenza italiana ribadisce il nesso tra
inquinamento ambientale legato all'asbesto e l'insorgenza "ad ampio raggio"
di malattie ad esso correlate. Venerdì scorso la Corte di Cassazione ha
confermato, infatti, la pena a cinque mesi e 15 giorni di reclusione dell'ex
amministratore delegato e legale rappresentante della Fibronit di Bari,
l'87enne Dino Stringa, di Ozzano Monferrato (Alessandria), per l'omicidio
colposo di Francesco Maggio, un operaio deceduto nel febbraio del 2006 e
stroncato dal cancro.
Sono
13 i dipendenti uccisi dalla fibra-killer. Se in precedenza la Suprema sorte
aveva annullato più volte con rinvio la sentenza perché non si era dimostrata
la responsabilità personale, questa volta - rigettando il ricorso dell'imputato
- ha confermato la relazione di causalità tra la presenza dei capannoni della
fabbrica che produceva cemento-amianto nel popolare quartiere Japigia e il
mesotelioma pleurico all'origine della morte di Maggio (ma anche di quella di
una donna che ha abitato per 39 anni a poche centinaia di metri dalla struttura
e di un altro ex operaio, nonché delle lesioni gravissime riscontrate su un
altro ex dipendente: tre contestazioni per le quali i reati sono già stati
prescritti). I giudici romani, quindi, hanno condiviso la tesi accusatoria
della Procura del capoluogo pugliese, a sua volta ribadita dalla Corte
d'appello di Bari il 22 marzo 2011. La condanna fa seguito a quella del 2009 -
sempre in Cassazione - quando allo stesso Stringa venne attribuita la
responsabilità della morte di altri 12 lavoratori della Fibronit.
Osservatorio
nazionale amianto: "In realtà il bilancio supera le 350 vittime". Tredici vittime
"ufficializzate", dunque, a fronte di un bilancio in realtà molto più
tragico. Secondo l'Osservatorio nazionale sull'amianto, infatti, "i
decessi causati dalla Fibronit di Bari sono 350, una settantina solo tra i
residenti, ma si tratta di una stima per difetto". La sentenza della
Suprema Corte "è un risultato storico, nell'ambito delle vicende legate
alla produzione e all'utilizzo di materiali di fibrocemento in tutto il
paese" e (...) "segna un punto importante in vista dei procedimenti
penali che riguardano le oltre mille vittime dello stabilimento di Voghera, che vedono lo stesso Dino
Stringa al banco degli imputati".
La
giurisprudenza ribadisce "l'orientamento" Eternit. Riduttivo limitare
il parere della Suprema Corte al solo caso pugliese che, insieme Broni e Casale
Monferrato (sede della ex Eternit), sembra invece rappresentare uno dei vertici
di un "triangolo" segnato indelebilmente dalla fibra assassina.
"Per la seconda volta la Cassazione ha riconosciuto un nesso diretto tra
patologie e amianto - commenta il
presidente del Comitato cittadino Fibronit, Nicola Brescia - confermando, come
sostiene l'impianto accusatorio, come i dirigenti sapessero benissimo della
pericolosità dell'impianto. Basta leggersi le carte processuali per capire come
fosse impossibile non sapere. Ormai non ci sono più dubbi riguardo lo stretto
legame tra l'amianto e i mesoteliomi: completando la sentenza di Casale
Monferrato, la Suprema corte ribadisce anche il disastro ambientale".
Dopo
le bonifiche previsto un parco cittadino. "Siamo soddisfatti - afferma
l'avvocato Ezio Bonanni, che ha rappresentato tre familiari di Maggio,
costituiti come parti civili. Il legale richiama, così, "l'attenzione sui
danni causati dalla fibre killer della fabbrica di via Caldarola che ha
prodotto manufatti di fibrocemento fino al 1985 e che tutt'oggi attende di
essere bonificata". Al posto di quella che è stata ribattezzata dalla
popolazione "la fabbrica della morte" dovrebbe sorgere, in futuro, un
parco cittadino.
Il
sindaco Emiliano: "La sentenza non cancella il dolore". "L'esito
finale del processo non lenisce certo il dolore per questa strage infinita di
innocenti che la città ha dovuto subire e subisce tuttora, ma indiscutibilmente
ci consente ora di fondare ogni nostra futura prospettiva sulla verità
processuale che attesta la perpetrazione di tale gravissimo delitto - ha
commentato il sindaco di Bari, Michele Emiliano - Il ringraziamento va agli
Uffici giudiziari che hanno, con tanta determinazione e pazienza, ricostruito
il complesso ordito probatorio che ha retto il vaglio della Corte di Cassazione,
confermando il ruolo insostituibile di questi uffici nella crescita civile
della nostra comunità".
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