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"Movimentazione manuale dei carichi: dati, normativa e valutazione"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
11/05/2012 - È ormai innegabile la correlazione tra attività lavorative di
movimentazione manuale di carichi (MMC)
ed incremento del rischio di contrarre affezioni acute e croniche dell'apparato
locomotore, in particolare del rachide lombare. Una correlazione che deve essere
non solo tenuta in considerazione nelle analisi dei rischi professionali, ma
che deve diventare consapevolezza tra gli stessi lavoratori per favorire
l’adozione di tutte le misure possibili per la riduzione o eliminazione del
rischio.
Sul
sito dell’ Azienda
Sanitaria Locale Roma H è stato pubblicato – a cura del Dr. Stefano
Battistini e del Prof. Agostino Messineo (S.Pre.S.A.L.) - un documento dal titolo “
La movimentazione
manuale dei carichi” che ci permette di dare uno sguardo a 360° sui rischi per i
lavoratori, sulla normativa vigente, sulla valutazione dei rischi e sulla
sorveglianza sanitaria.
Il
documento, su cui ci siamo già soffermati in passato con particolare
riferimento alla sorveglianza
sanitaria, offre diversi
dati sulla
diffusione delle affezioni cronico-degenerative
della colonna vertebrale.
Affezioni
che sono “di assai frequente riscontro presso collettività lavorative
dell’agricoltura, dell'industria e del terziario e per sofferenze e costi
economici e sociali indotti (assenze per malattia, cure, cambiamenti di lavoro,
invalidità) rappresentano uno dei principali problemi sanitari nel mondo del
lavoro”. Ad esempio il Niosh-Usa (National Institute of Occupational Safety and
Health) pone tali patologie al “
secondo
posto nella lista dei dieci problemi di salute più rilevanti nei luoghi di
lavoro”.
In
particolare in
Italia, sono, secondo
indagini ISTAT sullo stato di salute della popolazione, le
sindromi artrosiche sono le affezioni croniche di gran lunga più
diffuse.
Altri
dati relativi a queste sindromi nel mondo del lavoro:
-
“in Italia sono al secondo posto tra le cause di invalidità civile;
-
secondo stime provenienti dagli Istituti di Medicina del Lavoro, le patologie
croniche del rachide sono la prima ragione nelle richieste di parziale non
idoneità al lavoro specifico”.
Questi
sono, secondo gli autori, i
contesti lavorativi
di più frequente riscontro di MMC: edilizia; cave e miniere; trasporti,
traslochi; carico/scarico merci; mercati generali; lavori di magazzinaggio;
lavori di facchinaggio; assistenza ai
bambini, portatori di handicap,
pazienti ospedalizzati; lavoro nei cimiteri; lavoro portuale.
Il
documento dopo aver ricordato varie
normative
- la legge 635/1934 (determinava in 20
kg il peso massimo sollevabile dalle donne adulte), la legge 977/1967, la legge
1204/1971, il D.Lgs. 626/1994 – arriva ad analizzare il
Titolo VI del Decreto legislativo 81/2008 dedicato
espressamente alla movimentazione manuale
dei carichi.
Tale
Titolo comprende alcuni articoli ed un allegato (allegato XXXIII) dove vengono
riprese, modificate ed integrate le direttive già presenti nel Titolo V del
D.Lgs. 626/94.
Il
campo di applicazione (art. 167) “chiarisce
che cosa si intende per azioni od operazioni di movimentazione
manuale di carichi, non solo cioè quelle più tipiche di sollevamento, ma
anche quelle, rilevanti, di spinta, traino e trasporto di carichi che
in conseguenza di condizioni ergonomiche
sfavorevoli comportano rischi di
patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari” (a
differenza della 626 che recitava solo
i
rischi, tra l’altro, di lesioni dorso-lombari)”.
Inoltre
le
patologie da sovraccarico biomeccanico “sono definite come patologie delle strutture osteoarticolari, muscolotendinee e nervo vascolari. Ad esempio, le patologie
della spalla in occasione di attività di
movimentazione manuale dei carichi (MMC)”
che sembrano così “più chiaramente
incluse”.
Dopo
aver riportato, con ricca dotazione di immagini, i vari
rischi per la salute relativi alla movimentazione
manuale dei carichi, si indica che gli art. 168 e 169 del Testo Unico in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro identificano
gli obblighi specifici del datore di lavoro e delineano una precisa strategia
di azioni. Strategia che, in ordine di priorità, prevede:
-
“la
meccanizzazione dei processi in
cui vi sia movimentazione di carichi, per eliminare il rischio;
-
laddove ciò non sia possibile, l’
ausiliazione
degli stessi processi con l’adozione di adeguate misure tecniche e
organizzative per assicurare salute e sicurezza, tenendo conto dell’allegato
XXXIII;
-
l’
uso condizionato della forza manuale
e la sorveglianza sanitaria (accertamenti sanitari preventivi e periodici) dei
lavoratori addetti ad attività di movimentazione manuale dei carichi; - l’informazione,
la formazione e l’addestramento (art. 169) dei lavoratori”.
Si
indica inoltre che “le
norme tecniche
(fondamentali quelle della serie ISO 11228 parti 1-2-3) sono criteri di
riferimento per le finalità di questo articolo, ove applicabili. Negli altri
casi ci si può riferire alle buone prassi e alle linee guida”.
Norme
tecniche di riferimento che sono:
- ISO 11228-1
Ergonomics-Manual handling-Lifting and carrying;
- ISO 11228-2
Ergonomics-Manual handling-Pushing and polling;
-
UNI EN (direttiva “macchine”) UNI EN 1005-2 “Sicurezza del macchinario;
prestazione fisica umana, movimentazione manuale di macchinario e di parti
componenti il macchinario”.
Ricordiamo
che la norma tecnica ISO 11228-1 “indica come peso
massimo di riferimento (costante di peso) da sollevare in condizioni di
lavoro ottimali, in grado di proteggere l’85% della popolazione lavorativa
adulta (95% degli uomini e il 70% delle donne) il
peso di 25 kg”.
Il
documento si sofferma poi su quanto contenuto nell’
allegato XXXIII del D.Lgs. 81/2008, allegato che “stabilisce i
fattori
che vanno presi in considerazione nella valutazione/gestione del
rischio e può essere utilizzato come punto di riferimento nella valutazione
dei rischi da MMC”:
1.
CARATTERISTICHE DEL CARICO
La
movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio di patologie da
sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi:
-
il carico è troppo pesante;
-
è ingombrante o difficile da afferrare;
-
è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi;
-
è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a
una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco;
-
può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare
lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.
2.
SFORZO FISICO RICHIESTO
Lo
sforzo fisico può presentare rischi di patologie da sovraccarico
biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi:
-
è eccessivo;
-
può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco;
-
può comportare un movimento brusco del carico;
-
è compiuto col corpo in posizione instabile.
3.
CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE DI LAVORO
Le
caratteristiche dell'ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di
rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare
dorso-lombari nei seguenti casi:
-
lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo
svolgimento dell'attività richiesta;
-
il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o è scivoloso
-
il posto o l'ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la
movimentazione manuale di carichi a un'altezza di sicurezza o in buona
posizione;
-
il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la
manipolazione del carico a livelli diversi;
-
il pavimento o il punto di appoggio sono instabili;
-
la temperatura, l'umidità o la ventilazione sono inadeguate.
4.
ESIGENZE CONNESSE ALL’ATTIVITA’
L'attività
può comportare un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in
particolare dorso-lombari se comporta una o più delle seguenti esigenze:
-
sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo
frequenti o troppo prolungati;
-
pause e periodi di recupero fisiologico insufficienti;
-
distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto;
-
un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore.
FATTORI
INDIVIDUALI DI RISCHIO
Fatto
salvo quanto previsto dalla normativa vigente in tema di tutela e sostegno
della maternità e di protezione dei giovani sul lavoro, il lavoratore può
correre un rischio nei seguenti casi:
-
inidoneità fisica a svolgere il compito in questione tenuto altresì conto
delle differenze di genere e di età;
-
indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal
lavoratore;
-
insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione o
dell’addestramento
La
valutazione del rischio può essere
condotta attraverso diversi metodi.
Gli
autori si soffermano su:
-
movimentazione con sollevamento di
carichi: Metodo NIOSH;
-
movimenti di spinta e traino: Metodo
Snook e Ciriello;
-
movimentazione Assistita di Pazienti
Ospedalizzati: Metodo MAPO.
Concludiamo
questa breve presentazione del documento con qualche indicazione relativa alla
sorveglianza sanitaria dei lavoratori
addetti ad attività di movimentazione manuale di carichi, sorveglianza che è
effettuata dal Medico Competente (MC).
Il
documento ricorda che:
-
“tutti gli esposti a rischio residuo sono sottoposti a sorveglianza sanitaria;
-
la sorveglianza sanitaria si basa sulla valutazione del rischio e sui fattori
individuali di rischio; - la periodicità non è specificata e quindi vale
l’indicazione generale del controllo annuale;
-
se il rischio è contenuto il MC può scegliere periodicità biennale o triennale”.
Azienda
Sanitaria Locale Roma H, “ La
movimentazione manuale dei carichi”,
a cura del Dr. Stefano Battistini e del Prof. Agostino Messineo - Spresal ASL
RM H (formato PDF, 5.73 MB).
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