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"La ventilazione di emergenza nelle sale di Risonanza Magnetica"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
13/06/2012 - Più volte in questi anni l’Ispesl, le cui funzioni sono state
attribuite nel 2010 all’Inail, si è soffermato sui pericoli e sulla gestione in
sicurezza delle
apparecchiature di
risonanza magnetica, specialmente con riferimento ai tomografi con tecnologia
a magnete superconduttore. Infatti in Italia per l’attività medico
diagnostica con risonanza magnetica al 30 marzo 2012 erano presenti circa 1100
installazioni di tipo "total body", con un incremento di circa 80
nuove installazioni all'anno.
L’ Inail,
Dipartimento Igiene del Lavoro, è tornata recentemente sull’argomento con il documento
“
Realizzazione alla regola dell’arte degli impianti di
ventilazione nelle sale di Risonanza Magnetica. Indicazioni operative,
esperienze, criticità”, curato da Francesco Campanella e Massimo
Mattozzi.
Si
sottolinea innanzitutto che l’
impianto
di ventilazione nelle sale di diagnostica nelle quali sono allocate apparecchiature
di Risonanza Magnetica a magnete superconduttore “rappresenta, oltre che un
sistema di aereazione e condizionamento dell’ambiente nella condizione di
normale esercizio dell’apparecchiatura, un vero e proprio ‘
dispositivo di sicurezza’ nel caso di emergenza dovuta a
fuoriuscita di gas
criogenici - tipicamente viene utilizzato l’elio liquido, tossico per
l’uomo - dal magnete medesimo”. Un sistema di sicurezza importante per la prevenzione
dei rischi sia dell'operatore che del paziente.
L’obiettivo
del documento dell’Inail è quello di dare “un’indicazione operativa chiara agli
addetti al settore, supportando contestualmente gli Esperti Responsabili, al
fine di consentire la progettazione e realizzazione d’impianti aeraulici
destinati ad ambienti nei quali trovano posto apparecchiature di risonanza
magnetica con magneti superconduttori, una sorta di codifica di una regola
d’arte nazionale tale da costituire quanto meno un modello di confronto per la
comunità scientifica e tecnologica che opera nel settore”.
Nella
parte introduttiva della
pubblicazione si ricorda che “l’
azionamento
della ventilazione di emergenza può avvenire sia in manuale, per particolari
esigenze o nel caso di simulazioni programmate di scenari accidentali, sia in
automatico, attraverso la rilevazione in continuo del livello
di ossigeno in sala RM (Risonanza Magnetica, ndr) da parte di uno specifico
sensore”.
Il
sensore ossigeno – che rileva il “depauperamento
del tenore di ossigeno nel suo intorno causato dall’eventuale presenza di elementi
‘sostitutivi’”, come ad esempio l’elio - e l’
impianto di ventilazione rappresentano un idoneo
sistema sicurezza complessivo per
consentire la gestione ottimale delle condizioni di rischio relative alla
presenza di gas criogenico in sala.
Tuttavia
“mentre il sensore ossigeno è l’elemento sensibile che effettua un monitoraggio
continuo finalizzato alla precoce individuazione di una eventuale condizione di
allarme, la ventilazione di emergenza svolge un’azione di protezione per la
messa in sicurezza dell’ambiente che viene attuata proprio nel momento in cui
il sensore ossigeno percepisce una situazione di potenziale pericolo”.
E
tale impianto di ventilazione deve rispondere a criteri progettuali e
realizzativi “che tengano conto dell’elevata specificità e delle particolari
condizioni operative presenti nelle sale di diagnostica con risonanza, le quali
attengono principalmente alla presenza del campo
magnetico statico permanente all’interno della sala stessa”.
Nella
parte relativa alle “
raccomandazioni”,
il documento sottolinea che per l’impianto di ventilazione in condizioni di
emergenza “occorre prevedere la possibile attivazione sia in modo automatico,
attraverso l’ossimetro (il misuratore della concentrazione d’ossigeno, ndr),
che dia il consenso di accensione quando la soglia di ossigeno nella sala
magnete scenda al 18%, sia attraverso un
interruttore
manuale (meglio se di tipo ‘pulsante a fungo’ rosso, che identifica
tipicamente l’attivazione di sistemi di sicurezza)”. E l’attivazione manuale “deve
essere prevista, o eventualmente ripetuta qualora sia stata già allocata
altrove, nella console, identificando chiaramente il pulsante con un’etichetta
inamovibile. Se l’attivazione avviene automaticamente attraverso il sensore
ossigeno, la disattivazione avverrà altrettanto automaticamente quando il
livello di elio nell’aria sarà sceso e l’ossigeno in sala risalito al di sopra
del 18%. Se la ventilazione di emergenza viene attivata invece manualmente,
questa dovrà rimanere nello stato di funzionamento fino ad intervento di
disattivazione manuale”.
Tra
l’altro “la possibilità di potere attivare manualmente la ventilazione di
emergenza non svolge solo il ruolo di consentire delle verifiche periodiche di
funzionamento, ma anche di poter mantenere attivata la ventilazione nei casi in
cui si renda necessario avere un ricambio d’aria maggiore nella sala per un
prolungato periodo di tempo, come durante le operazioni di rabbocco dell’elio o
a seguito di prolungati utilizzi di gas anestetici in sala”.
Ricordando
che “
lavorare con la ventilazione di
emergenza attivata non rappresenta in alcun modo, di per sé, una condizione di
garanzia di sicurezza quando il sensore ossigeno non funziona”. Questa
prassi, infatti, oltre che intrinsecamente illecita, potrebbe comportare
un’eccessiva sollecitazione dei motori”.
Nei
casi in cui il sensore ossigeno o la ventilazione di emergenza “non dovessero
funzionare è necessario sospendere l’attività diagnostica routinaria, fatte
salve le urgenze indifferibili (pericolo di vita per il paziente) che dovranno
essere valutate e giustificate di volta in volta dal medico responsabile della
prestazione diagnostica che le effettuerà sotto la propria responsabilità
garantendo un elevato livello di attenzione durante l’esecuzione degli esami”.
Nelle
conclusioni sono riportate alcune
norme
che fanno riferimento all’installazione ed utilizzo dell’impianto di
ventilazione in sala magnete:
-
il Decreto del Ministero della Sanità dello 02/08/1991;
Si
ricorda inoltre che le
imprese abilitate
ad eseguire lavori di realizzazione degli impianti “sono tenute al rispetto
di tutte le direttive comunitarie e leggi nazionali vigenti in materia” e
rilasciano al termine dei lavori, a firma del Responsabile tecnico dell’impresa
abilitata, “la
certificazione di
installazione dell’impianto alla regola d’arte, con allegati i documenti
obbligatori previsti per legge, ivi compreso il rapporto di collaudo, sulla
base dei quali l’Esperto Responsabile asserisce al datore di lavoro il proprio
benestare all’uso clinico in sicurezza dell’ apparecchiatura
RM. L’Esperto Responsabile è, per conto del datore di lavoro, il soggetto
incaricato della progettazione e della gestione della sicurezza in Risonanza
Magnetica, e come tale rappresenta il principale interlocutore per tale aspetto
da parte degli organi ispettivi e di vigilanza”.
Alcuni
argomenti trattati nel documento:
-
le criticità degli impianti di ventilazione legate alla presenza della gabbia
di faraday;
-
caratteristiche degli impianti di ventilazione nelle sale diagnostiche a
risonanza magnetica;
-
esempi di impianti;
-
la dislocazione delle bocchette d’aereazione;
-
la ripresa supplementare di emergenza;
-
il calcolo del numero di ricambi/ora;
-
la regolazione della pressione dell’aria;
-
il monitoraggio in continuo dei parametri microclimatici;
-
la misura strumentale del numero di ricambi/ora;
-
particolari criticità legate alle apparecchiature RM installate all’interno di
sale operatorie;
-
la dichiarazione di conformità dell’impianto di ventilazione;
-
il ruolo dell’esperto responsabile e delle autorità competenti.
Inail,
Dipartimento Igiene del Lavoro, “ Realizzazione
alla regola dell’arte degli impianti di ventilazione nelle sale di Risonanza
Magnetica. Indicazioni operative, esperienze, criticità”, edizione 2012, a
cura di Francesco Campanella e Massimo Mattozzi (formato PDF, 5.0 MB).
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