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"L’ABC degli incendi: la protezione passiva e la resistenza al fuoco"
fonte www.puntosicuro.it / Rischio incendio
29/10/2012 - La
protezione
antincendio si può definire come l’insieme delle misure finalizzate alla
riduzione della magnitudo (entità delle possibili perdite e dei danni
conseguenti al verificarsi dell'incendio) e si può dividere in
protezione attiva o
passiva, a seconda che richieda o meno l’intervento
di un operatore o l’azionamento di un impianto.
Affrontiamo
con questo articolo alcuni aspetti relativi alla protezione passiva attraverso
i documenti pubblicati sul sito del Comando
Provinciale Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno.
Le
“
Slide corso antincendio parte 2” - relative a un corso di
prevenzione incendi per lavoratori
incaricati dell’attività di prevenzione incendi e lotta antincendio,
evacuazione dei luoghi di lavoro e gestione delle emergenze (art. 37 comma 9
del Decreto legislativo 81/2008), a cura
dell’Ing. Mauro Malizia (Comando dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno) – sono ricche
di informazioni sulla
protezione
antincendio.
Nel
documento si ricorda che tra gli
elementi
di protezione passiva si possono comprendere: barriere antincendio
(isolamento, distanze di sicurezza esterne ed interne, muri tagliafuoco);
strutture con resistenza al fuoco commisurata ai carichi d’incendio; materiali
classificati alla reazione al fuoco; sistemi di ventilazione; sistema di vie d’uscita
commisurate al massimo affollamento ipotizzabile.
Riguardo
all’isolamento dell'edificio, le
distanze
di sicurezza riguardano “l’interposizione di spazi scoperti con lo scopo di
impedire la propagazione dell’incendio principalmente per trasmissione di
energia termica raggiante:
-
distanze di sicurezza interne:
proteggono elementi appartenenti ad uno stesso complesso;
-
distanze di sicurezza esterne:
proteggono elementi esterni al complesso;
-
distanza di protezione: distanza
misurata orizzontalmente tra il perimetro in pianta di ciascun elemento
pericoloso di un’attività e la recinzione (ove prescritta) o il confine
dell’area”.
Il
documento ricorda che la
determinazione
delle distanze di sicurezza “si basa sulle de-terminazioni dell’energia
termica irraggiata in un incendio, secondo modelli di calcolo che forniscono
dati molto orientativi”. In particolare nelle normative antincendio vengono
introdotti “valori prestabiliti ricavati empiricamente da dati ottenuti dalle
misurazioni dell’energia raggiante effettuata in occasione di incendi reali e
in incendi sperimentali”.
Poiché
la sola adozione di distanze di sicurezza comporterebbe l’utilizzo di grandi
spazi da lasciati vuoti, spesso la protezione passiva si realizza anche
attraverso la
realizzazione di elementi
di separazione strutturale del tipo “tagliafuoco”. Ad esempio i
muri tagliafuoco, “elementi di
separazione capaci di impedire la propagazione
di un incendio tra area adiacenti”.
A
questo proposito l’Ing. Malizia si sofferma sulla
resistenza al fuoco, “elemento che rappresenta il comportamento al fuoco degli
elementi che hanno funzioni portanti o separanti. Numericamente rappresenta
l’intervallo di tempo, espresso in minuti, di esposizione dell’elemento
strutturale ad un incendio, durante il quale l’elemento costruttivo considerato
conserva i requisiti progettuali di stabilità meccanica, tenuta ai prodotti
della combustione, e di isolamento termico”.
La
resistenza al fuoco può definirsi anche come “l’attitudine di un elemento da
costruzione (componente o struttura) a conservare:
-
stabilità (R): attitudine di un
prodotto o di un elemento costruttivo a conservare la resi-stenza meccanica
sotto l' azione del
fuoco”;
-
tenuta (E): “attitudine di un
prodotto o di un elemento costruttivo a non lasciar passare né produrre, se
sottoposto all'azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato
non esposto al fuoco;
-
isolamento termico (I): attitudine
di un prodotto o di un elemento costruttivo a ridurre, entro un dato limite, la
trasmissione del calore”.
Dunque
con il
simbolo REI viene ad
identificarsi un elemento costruttivo che deve conservare, per un determinato
tempo, stabilità, tenuta e isolamento termico (mentre con il simbolo RE deve
conservare la sola stabilità e tenuta, con il simbolo R la sola stabilità e con
il simbolo EI la sola tenuta e isolamento termico).
Il
simbolo si accompagna poi a un numero che esprime i minuti per i quali si conservano
le caratteristiche correlate alla funzione delle lettere R, E o I (ad esempio R
45, RE 45, RE 120, REI 60, REI 120, EI 45, ...).
Un
altro aspetto della protezione passiva è relativo alla
compartimentazione.
Il
compartimento antincendio “è una
parte di edificio delimitata da elementi costruttivi (muri, solai, porte, ecc.)
di resistenza al fuoco predeterminata e organizzato per rispondere alle
esigenze della prevenzione
incendi”. Generalmente, ricorda il documento, “gli edifici vengono
suddivisi in compartimenti, anche costituiti da più piani, di superficie non
eccedente quella indicata nelle varie norme specifiche”. E per stabilire la superficie
massima di un compartimento si considerano vari parametri (carico d’incendio,
caratteristiche di infiammabilità dei materiali, destinazione dei locali,
affollamento, lunghezza delle vie di esodo, impianti, lavorazioni, ...).
Nel
documento, che vi invitiamo a leggere, sono presentati alcuni
esempi di protezione e compartimentazione.
Ad
esempio una
scala protetta può
consistere in un “vano costituente compartimento antincendio avente accesso
diretto da ogni piano, con porte di resistenza al fuoco REI predeterminata
dotate di congegno di autochiusura. Le porte delle scale devono essere
mantenute chiuse o libere di chiudersi se comandate da dispositivo automatico
(elettromagnete)”. Il documento si sofferma anche sulla scala a prova di fumo
interna e sui filtri a prova di fumo.
Importante
è poi la
resistenza al fuoco delle porte
e degli elementi di chiusura.
Se
“per una completa ed efficace compartimentazione i muri tagliafuoco non
dovrebbero avere aperture”, nel luoghi di lavoro è normalmente necessario
assicurare un’adeguata comunicazione tra i vari ambienti. È possibile realizzare
le comunicazioni dotandole di “elementi di chiusura aventi le stesse
caratteristiche di resistenza al fuoco del muro”:
-
“
porte incernierate: porte munite di
sistemi di chiusura automatica (quali fusibili, cavetti e contrappesi o sistemi
idraulici o a molla), che in caso d’incendio fanno chiudere il serramento; -
porte scorrevoli: porte sospese ad una
guida inclinata di pochi gradi rispetto al piano orizzontale mediante ruote
fissate al pannello. Normalmente stanno in posizione aperta trattenute da un
contrappeso e da un cavo in cui è inserito un fusibile che in caso d’incendio
si fonde liberando il contrappeso e permettendo alla porta di chiudersi;
-
porte a ghigliottina: porte
installate secondo un principio analogo alle porte scorrevoli, con la
differenza che il pannello viene mantenuto sospeso sopra l’apertura e le guide
sono verticali”.
Concludiamo
con alcune indicazioni relative alla
protezione
delle strutture.
Per
proteggere le strutture, in particolare le strutture metalliche, esistono “alcuni
particolari rivestimenti tra i quali
vernici
intumescenti”, rivestimenti che “conseguono una vera e propria azione
protettiva delle strutture sulle quali sono applicate, realizzando un grado di resistenza
al fuoco. Questi elementi protettivi sono ininfiammabili, possiedono
capacità isolanti al calore, nonché hanno la particolarità di rigonfiarsi,
schiumando, generando così uno strato isolante, quando sono investite dalla
fiamma o alta temperatura”.
Comando
dei Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno, “ Slide
corso antincendio parte 2”, a cura dell’ Ing. Mauro Malizia - Comando dei
Vigili del Fuoco di Ascoli Piceno, documento tratto da un corso per addetti
antincendio e pubblicato sul sito del Dipartimento dei Vigili del Fuoco del
Soccorso Pubblico e della Difesa Civile (formato PDF, 2.1 MB).
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