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"Inail: l’esposizione lavorativa a polveri di legno"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
31/10/2012 - In relazione alla tutela della salute nel
comparto del legno è bene ricordare che
il legno non è cancerogeno, mentre può esserlo la polvere di legno.
E che dunque per le lavorazioni che comportano l’esposizione a queste polveri è
necessario considerare e valutare attentamente il rischio
d’insorgenza di tumori.
Questo
è quanto affermato da una recente pubblicazione dell’ Inail, realizzata dal Settore Ricerca - Dipartimento Igiene
del Lavoro, dal titolo “
Esposizione lavorativa a polveri di legno”.
Pubblicazione che è stata preceduta, nei mesi scorsi, da un
approfondimento dell’Inail sulla sicurezza
nelle segherie, sempre con riferimento alla prevenzione nel comparto del
legno.
La
pubblicazione, in forma di breve opuscolo, è rivolta ai Servizi di prevenzione
negli ambienti di lavoro e alle aziende che operano nel settore della lavorazione
del legno.
Infatti
questo settore (oltre 50 mila aziende e più di 170 mila addetti) rappresenta “
uno dei comparti a maggior rischio di
infortuni: è collocato, infatti, al terzo posto delle attività più rischiose
(dati INAIL-maggio 2011)”.
Oltre
al rischio infortunistico è poi necessario considerare “il rischio di
sviluppo di malattie professionali
quali neoplasie delle cavità nasali dovute all’inalazione di polveri generate
durante la lavorazione”.
Infatti
la IARC (International agency for research on cancer) nel 1995 a causa del marcato
“incremento dell’incidenza delle neoplasie a livello delle
fosse nasali e dei seni paranasali tra i lavoratori esposti a polveri di
legno duro”, ha inserito queste polveri nel Gruppo 1 classificandole
cancerogene per l’uomo.
Per
polvere di legno “si deve intendere
la sospensione di particelle di legno disperse nell'aria, prodotte durante la
lavorazione del legno in quantità e qualità variabile, in funzione della
tipologia di lavorazione e delle specie legnose impiegate”. In particolare i vari
legni sono divisi in
duri e
teneri sulla base della distinzione
botanica, non sulla base dell’effettivo grado di durezza del legno. In generale
i “legni duri” sono rappresentati dalle latifoglie ed i “legni dolci” o teneri,
dalle conifere (Gymnosperme).
Se
i potenziali
effetti dannosi sulla
salute delle polveri sono determinati dalla loro penetrazione e deposizione
nelle vie aeree, i meccanismi di cancerogenesi ad oggi sono ancora “poco chiari”.
In
ogni caso è stato dimostrato “il ruolo causale dell’esposizione a polveri
di legno nella genesi del tumore nasosinusale (adenocarcinoma in
particolare)” in numerosi studi epidemiologici. Mentre per l’insorgenza di
tumori diversi da quelli nasosinusali non vi sono ad oggi studi che confermano una
relazione causale tra esposizione a polveri di legno e genesi di altri tipi di
tumori. È bene tuttavia ricordare che, anche con riferimento al potenziale
allergogeno di alcuni legni, l’
esposizione
a polveri di legno può essere responsabile anche di patologie non tumorali:
alveolite allergica, sindrome tossica da polveri organiche (ODTS), bronchite
cronica, asma bronchiale di tipo allergico, irritazione oculare e nasale,
dermatiti irritative da contatto, cefalea, patologie di tipo allergico come
dermatite allergica, orticaria da contatto e congiuntivite allergica, ...
L’opuscolo
ricorda che il Decreto legislativo 81/2008 prevede a
carico delle varie figure coinvolte nel sistema di sicurezza e protezione
aziendale “particolari obblighi e compiti volti alla prevenzione dei rischi per
la salute, alla modifica degli adempimenti organizzativi procedurali,
comportamentali e tecnici, quali:
- valutazione dell’esposizione a polveri di
legno duro;
- attuazione di tutte le misure
tecnologicamente attuali previste per il contenimento della quantità di polvere
nell’aria ambiente;
- mantenimento e controllo tramite il
monitoraggio ambientale del valore limite di esposizione che non deve essere
superato (valore limite di esposizione personale 5 mg/m3);
- istituzione e/o aggiornamento del registro di
esposizione per il lavoratori esposti alla polvere di legno duro (agente
cancerogeno) nel quale è riportato, per ciascuno di essi, l’attività svolta;
- limitazione del numero dei lavoratori esposti a polveri
di legno duro con la segregazione delle lavorazioni ove è possibile;
- formazione ed informazione degli esposti da effettuare
con continuità e/o quando si verificano modifiche al ciclo produttivo;
- raccolta, immagazzinamento delle polveri di legno
duro, ai fini dello smaltimento, utilizzando contenitori ermetici etichettati;
- fornitura di idonei Dispositivi di Protezione
Individuale con l’elaborazione di una relativa procedura per la pulizia, la
sostituzione ed il controllo prima e dopo ogni utilizzazione”.
La
Direttiva Europea 2004/37 del 29/04/2004 (Protezione dei lavoratori contro i
rischi derivanti da un’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni durante il
lavoro), classificando come cancerogeni i lavori comportanti esposizione a
polvere di legno duro, “stabilisce un
limite
di esposizione occupazionale (OEL) pari a 5 mg/m3 (valore già
indicato nella Direttiva Europea 1999/38) misurato su un periodo di 8 ore come
frazione inalabile e con la specifica che se le polveri di legno duro sono
mescolate con altre polveri di legno, il valore limite si applica a tutte le
polveri presenti nella miscela”. Tuttavia la
Commissione Scientifica per i Limiti di Esposizione Occupazionale
(SCOEL) dell’Unione Europea “indica che esposizioni professionali a polveri di
legno superiori a 0,5 mg/m3 inducono effetti polmonari e andrebbero
pertanto evitate”.
Considerando
che il valore dello SCOEL è riferito alle polveri totali e convertendo “l’esposizione
a polvere totale in inalabile pari a 2-3, lo SCOEL nel 2003 adotta un OEL di
1-1,5 mg/m3”.
I
vari paesi europei hanno recepito la Direttiva Comunitaria del 2004 e le
raccomandazioni dello SCOEL in maniera diversa.
Nell’opuscolo,
che vi invitiamo a leggere, è presente una
tabella
con i limiti di esposizione occupazionale vigenti in alcuni paesi dell’UE.
Dopo
aver affrontato le modalità di campionamento per valutare i rischi di
esposizione, il documento si sofferma sulle
mansioni che espongono i lavoratori a polveri di legno.
Infatti
il lavoratore non solo “può inalare polveri di
legno ogni volta che il legno viene segato, perforato, tagliato, piallato,
levigato e carteggiato”. Può inalarle “anche quando pulisce i macchinari con
aria compressa, pulisce a secco i pavimenti ed effettua dei lavori di
manutenzione
sulle macchine in presenza di polveri depositate”.
Bisogna
ricordare che la polvere generalmente “si deposita su tutte le superfici dei
locali, soprattutto nelle zone meno transitate e pulite. In questi casi si
sollevano in genere considerevoli quantità di polveri, per cui i lavoratori possono essere
notevolmente esposti anche se in modo occasionale e per brevi periodi”.
In
ogni caso “i valori più alti delle concentrazioni, nella seconda lavorazione
del legno, si riscontrano durante la fase lavorativa della
carteggiatura”.
Rimandando
ad un articolo futuro la raccolta dei rischi specifici e delle misure di
prevenzione indicate nell’opuscolo, concludiamo indicando che “i lavoratori
sottoposti a
sorveglianza sanitaria
per il rischio cancerogeno correlato all’esposizione a polveri di legno duro
devono essere iscritti nel Registro degli esposti a norma dell’art. 243 D.Lgs.
81/2008”.
Inail,
“ Esposizione
lavorativa a polveri di legno”, documento realizzato dal Settore Ricerca -
Dipartimento Igiene del Lavoro - direttore: dott. Sergio Iavicoli - coordinamento
scientifico: Antonella Campopiano, Fulvio Basili, Edizione 2012 (formato PDF, 519 kB).
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