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"Valutazione del rischio chimico in edilizia, percorsi e metodi analizzati da GIMLE"

fonte www.quotidianosicurezza.it / Salute

07/12/2012 - Nel settore dell’edilizia le attività sono caratterizzate da un elevato impiego di prodotti chimici (cemento, sabbia, conservanti per legnami, schiume poliuretaniche, resine fenol-formaldeidiche, impermeabilizzanti, solventi per vernici e pitture, collanti) e dalla comparsa di sostanze che si disperdono nell’aria durante le lavorazioni.

Nella valutazione del rischio chimico devono essere considerati tali elementi allo scopo di stimarne l’esposizione dei lavoratori. Questa esposizione, tuttavia, mostra intensità, durata e frequenza irregolari e può manifestarsi a intervalli mutevoli. Ciò è dovuto a variabili ambientali (condizioni climatiche) e organizzative (simultaneità di diverse attività) su cui non è facile esercitare un controllo. Inoltre, le differenze di dimensione delle varie imprese coinvolte rendono complicata la messa in atto di misure statisticamente rappresentative dell’andamento spazio-temporale dell’esposizione e della consistenza numerica del Gruppo Omogeneo d’Esposizione, previste dalle tradizionali metodiche d’igiene (UNI EN 689/97).

L’applicazione del Regolamento CE 1907/2006: Registration Evaluation Authorisation Restriction of Chemicals (REACH) ha introdotto un nuovo strumento per la valutazione del rischio chimico, strumento che i ricercatori Cottica, Grignani, Scapellato, Butera e Bartolucci (Centro Ricerche Ambientali, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Pavia-Padova, Padova; Dipartimento di Medicina Molecolare, sede di Medicina del Lavoro, Università degli Studi di Padova; Unità di Tossicologia, Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Pavia) descrivono nella ricerca Percorsi di valutazione del rischio chimico in edilizia pubblicata nel Volume XXXIV, n. 3 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia.

Nello studio viene analizzato un modello di valutazione del rischio (in accordo con le linee guida SIMLII), applicato all’ esposizione a sostanze chimiche per via inalatoria.

Il modello prevede una fase preliminare di raccolta delle informazioni sulle sostanze. Un  esame e un’illustrazione delle procedure di lavoro e delle misure preventive generali e personali impiegate. Segue una fase di definizione e assegnazione d’indici di rischio alle attività, in base a: tossicità dei prodotti e corrispondenti modalità d’uso, tempi di esposizione e osservazioni ambientali e/o biologiche svolte.

Le figure professionali coinvolte nel processo sono: Medico del Lavoro Competente (MLC), Igienista Industriale (II), Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) e Tossicologo.

Innanzitutto, il datore di lavoro è tenuto a redigere una lista completa di sostanze (o preparati) utilizzate (con relative Schede Di Sicurezza) e a considerare ogni lavorazione in cui se ne possano sviluppare di nuove. Tra le informazioni utili vi sono anche quantità, tempi e modi d’uso di tali prodotti e misure preventive previste.

Il processo, quindi, procede con l’ esame dei seguenti aspetti:

  • “Nome dell’agente chimico cui il lavoratore è esposto;
  • stato fisico dell’agente chimico in oggetto (solido compatto, liquido e polvere/fibra, gas o vapore);
  • percentuale di contatto o potenziale esposizione all’agente chimico (derivante da frequenza, natura e modalità della lavorazione e sostanze manipolate) espressa nel rapporto percentuale tra le ore di esposizione al prodotto nell’arco dell’anno e le ore lavorative totali;
  • modalità di esposizione/utilizzo della sostanza, distinte in quattro differenti tipologie (operazioni verosimilmente prive di esposizione che avvengono a ciclo chiuso, sistemi aperti, ma protetti con ventilazione o aspirazione localizzata, sistemi aperti in assenza di aspirazioni o ventilazioni eseguiti in ambiente aperto e sistemi aperti in assenza di aspirazioni o ventilazioni eseguiti in locali confinati);
  • risultati del monitoraggio ambientale espressi col valore d’esposizione della sostanza rapportato al valore limite di esposizione;
  • risultati del monitoraggio biologico espressi col valore di monitoraggio della sostanza rapportato ai valori limite biologici;
  • tossicità della sostanza (irritante, corrosiva, nociva/sensibilizzante, tossica o molto tossica e cancerogena)”.

L’assegnazione dei rispettivi valori agli indicatori sopra riportati permette di ricavare l’ indice di rischio (ir) per ogni sostanza, applicando il seguente calcolo: (stato fisico/3) x (percentuale di contatto/100) x (modalità di esposizione/4) x (monitoraggio ambientale/TLV-TWA) x (monitoraggio biologico/BEI) x (tossicità/5).

La sommatoria degli indici di rischio delle sostanze (ir) impiegate durante la specifica attività lavorativa consiste nell’ Indice di Rischio per attività (IR).   

La valutazione così ottenuta consente di individuare tre livelli di rischio, per cui un IR <0,1 segnala un rischio trascurabile/basso, un IR tra 0,1 e 0,5 evidenzia un rischio alto (da verificare periodicamente) e un IR >0,5, invece, rappresenta un rischio alto/molto alto.

L’entrata in vigore del REACH ha focalizzato l’attenzione su un altro importante aspetto: gli “Scenari di Esposizione” (SE), ossia “l’insieme delle condizioni, comprese le condizioni operative e le misure di gestione dei rischi, che descrivono il modo in cui la sostanza è fabbricata o utilizzata durante il suo ciclo di vita e il modo in cui il fabbricante o l’importatore controlla o raccomanda agli utilizzatori a valle di controllare l’esposizione delle persone e dell’ambiente”.

Nella valutazione dell’esposizione professionale, inoltre, anche in edilizia, si utilizza il descrittore “Categoria di Processo” (PROC), che esprime le procedure di applicazione o i procedimenti ed è connesso alla stima dell’esposizione per l’uomo.

Info: Percorsi di valutazione del rischio chimico in edilizia

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