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"Rifiuti, dalle infrazioni UE sanzioni per 280 milioni l’anno"
fonte www.insic.it / Ambiente
18/12/2012 - “
L’Italia è impegnata a promuovere il recupero di materia e di
energia dai rifiuti, attraverso l’estensione a tutte le regioni dei
programmi per la raccolta differenziata e la riduzione progressiva delle
discariche”. È quanto ha assicurato il
ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, al commissario UE Janez Potočnik, incontrato
il 17 dicembre a margine della riunione del Consiglio Ambiente a Bruxelles.
“Ma, ha aggiunto il Ministro,
è
necessario adottare misure urgenti a livello nazionale che erano
all’esame del Parlamento e che invece rischiano di essere vanificate per
la chiusura anticipata della legislatura”.
L’Italia potrebbe dover pagare multe pesantissime, 56 milioni di provvisionale e 46 milioni ogni sei mesi, a causa della procedura di infrazione sulla messa in sicurezza delle discariche non in regola. Nonostante i grandi progressi (le discariche sono passate da 5mila a 214), c’è ancora molto da fare, e alcune Regioni hanno accumulato ritardi gravi anche per l’uso non efficiente delle risorse finanziarie disponibili e per il ricorso a procedure “barocche” di autorizzazione degli interventi necessari.
Altre sanzioni analoghe (per 180 milioni l’anno) potrebbero essere decise per la gestione non corretta dei rifiuti in Campania. Il piano presentato alla UE dalla Regione prevede un’entrata a regime nel 2016, ma nello stesso tempo non sono state adottate tutte le decisioni in merito alla localizzazione degli impianti, in particolare per l’opposizione del Comune di Napoli, mentre la raccolta differenziata procede a rilento.
Un situazione critica è anche quella di Roma, oggetto di due procedure di infrazione: l’uso quasi esclusivo della discarica come sistema di smaltimento dei rifiuti, per lo più non trattati; lo scarso livello di raccolta differenziata e l’ancora più bassa percentuale di recupero di materia ed energia creano le condizioni per sanzioni molto onerose a carico dell’Italia.
Era stato previsto un provvedimento per aggiornare gli obiettivi e gli strumenti per la raccolta differenziata e il recupero di materia e di energia dai rifiuti, modificando il decreto legislativo 152/2006, per assicurare il raggiungimento omogeneo degli obiettivi a livello nazionale.
L’emergenza rappresentata dalle procedure di infrazione, qualora il Parlamento non fosse in grado di aggiornare la normativa, potrebbe autorizzare l’emanazione di un decreto legge con misure urgenti. Tra queste, oltre un vincolo generalizzato per la raccolta differenziata a carico delle autorità competenti, sostenuto da sanzioni a carico degli amministratori inadempienti, e la previsione di impiego degli impianti fuori regione per il recupero di materia e di energia dai rifiuti in impianti a tecnologia complessa per tempi limitati all’adeguamento dei singoli sistemi regionali e a condizione di non pregiudicare la corretta gestione dei rifiuti nelle regioni di destinazione. Peraltro già oggi il recupero energetico dei rifiuti urbani indifferenziati non è sottoposto ad alcun vincolo territoriale.
Inoltre il sistema nazionale nel suo insieme potrebbe assicurare il recupero dei rifiuti prodotti se non incidesse una normativa nazionale più restrittiva di quella comunitaria. Le regole europee infatti impongono di conseguire l’autosufficienza a livello nazionale. Solo l’Italia ha invece previsto che tale autosufficienza debba attuarsi in ambito regionale e non nazionale, con il risultato paradossale dell’esportazione dei rifiuti all’estero.
L’Italia potrebbe dover pagare multe pesantissime, 56 milioni di provvisionale e 46 milioni ogni sei mesi, a causa della procedura di infrazione sulla messa in sicurezza delle discariche non in regola. Nonostante i grandi progressi (le discariche sono passate da 5mila a 214), c’è ancora molto da fare, e alcune Regioni hanno accumulato ritardi gravi anche per l’uso non efficiente delle risorse finanziarie disponibili e per il ricorso a procedure “barocche” di autorizzazione degli interventi necessari.
Altre sanzioni analoghe (per 180 milioni l’anno) potrebbero essere decise per la gestione non corretta dei rifiuti in Campania. Il piano presentato alla UE dalla Regione prevede un’entrata a regime nel 2016, ma nello stesso tempo non sono state adottate tutte le decisioni in merito alla localizzazione degli impianti, in particolare per l’opposizione del Comune di Napoli, mentre la raccolta differenziata procede a rilento.
Un situazione critica è anche quella di Roma, oggetto di due procedure di infrazione: l’uso quasi esclusivo della discarica come sistema di smaltimento dei rifiuti, per lo più non trattati; lo scarso livello di raccolta differenziata e l’ancora più bassa percentuale di recupero di materia ed energia creano le condizioni per sanzioni molto onerose a carico dell’Italia.
Era stato previsto un provvedimento per aggiornare gli obiettivi e gli strumenti per la raccolta differenziata e il recupero di materia e di energia dai rifiuti, modificando il decreto legislativo 152/2006, per assicurare il raggiungimento omogeneo degli obiettivi a livello nazionale.
L’emergenza rappresentata dalle procedure di infrazione, qualora il Parlamento non fosse in grado di aggiornare la normativa, potrebbe autorizzare l’emanazione di un decreto legge con misure urgenti. Tra queste, oltre un vincolo generalizzato per la raccolta differenziata a carico delle autorità competenti, sostenuto da sanzioni a carico degli amministratori inadempienti, e la previsione di impiego degli impianti fuori regione per il recupero di materia e di energia dai rifiuti in impianti a tecnologia complessa per tempi limitati all’adeguamento dei singoli sistemi regionali e a condizione di non pregiudicare la corretta gestione dei rifiuti nelle regioni di destinazione. Peraltro già oggi il recupero energetico dei rifiuti urbani indifferenziati non è sottoposto ad alcun vincolo territoriale.
Inoltre il sistema nazionale nel suo insieme potrebbe assicurare il recupero dei rifiuti prodotti se non incidesse una normativa nazionale più restrittiva di quella comunitaria. Le regole europee infatti impongono di conseguire l’autosufficienza a livello nazionale. Solo l’Italia ha invece previsto che tale autosufficienza debba attuarsi in ambito regionale e non nazionale, con il risultato paradossale dell’esportazione dei rifiuti all’estero.
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