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"Storie di infortunio: caduta dal quarto piano"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
11/01/2013 -
Durante
un intervento di manutenzione alla copertura di un edificio in una località
turistica montana, due operai al lavoro su una piattaforma
sollevabile precipitano al suolo dall’altezza del quarto piano. Uno di loro
muore sul colpo, il secondo, miracolosamente, sopravvive alla caduta ma con
gravi lesioni permanenti.
Chi
Fabrizio,
l’operaio deceduto, aveva quarant’anni, era sposato ed era esperto nel campo della
carpenteria metallica; il suo collega José, di nazionalità peruviana, sposato
con una connazionale, era assunto da due mesi circa come operaio specializzato.
Entrambi lavoravano per una ditta che aveva ricevuto in subappalto da un’altra
impresa l’incarico di rifare la copertura dell’edificio.
Dove e quando
L’infortunio
è avvenuto all’inizio di ottobre del 2001 in una nota località sciistica della
Val Chisone, caratterizzata dalla presenza di numerosi edifici adibiti a
seconde case. Molti di essi, costruiti negli anni ’70-’80, necessitano di
interventi di manutenzione,
soprattutto sulle coperture, che sono particolarmente sollecitate dalle
precipitazioni nevose delle stagioni invernali.
Il
giorno dell’infortunio splendeva il sole, anche se una brezza piuttosto fresca
manteneva la temperatura sotto i 20°C.
Come
La
dinamica dell’infortunio riportata di seguito è basata unicamente sui riscontri
oggettivi trovati in cantiere poiché le testimonianze raccolte durante lo
svolgimento dell’inchiesta sono risultate estremamente contraddittorie e poco o
per nulla affidabili.
Per
eseguire il rifacimento della copertura del condominio consistente nella
rimozione delle vecchie lamiere e nella sostituzione con pannelli di lamiera
grecata coibentata, l’impresa, su indicazione del committente, ha adottato dei
semplici parapetti
fissati alla struttura sul perimetro della copertura, anziché un ponteggio
perimetrale di costo superiore.
Per
dare inizio ai lavori è stato necessario, in assenza di un ponteggio e dei
parapetti che non erano ancora stati montati, ricorrere a una piattaforma di
lavoro estensibile. Il capocantiere ha perciò noleggiato un mezzo sollevatore a
braccio sfilabile completo di forche montate sul braccio, che la ditta di
noleggio ha consegnato direttamente presso il cantiere. Contestualmente, il
capocantiere ha fatto portare sul posto, con un mezzo dell’impresa, una
piattaforma di lavoro estensibile che si trovava presso un altro cantiere.
Gli
operai presenti (oltre a Fabrizio e Josè vi erano anche due operai di
nazionalità rumena) hanno smontato dal braccio del mezzo sollevatore le forche,
sostituendole con la piattaforma. Questa era però arrivata in cantiere priva
del perno in acciaio che serve al suo fissaggio alla piastra presente
all’estremità del braccio sfilabile. Probabilmente il perno era rimasto
nell’altro cantiere; recuperarlo avrebbe significato un ritardo nei lavori di almeno
mezza giornata.
Per
questa ragione il capocantiere ha deciso di utilizzare, al posto del perno appositamente
costruito e dotato di coppiglie di fissaggio alle due estremità, uno spezzone
di tubo da ponteggio caratterizzato da un diametro di pochi millimetri
inferiore a quello del perno originale (48 mm anziché 50 mm), valutando che
fosse sufficientemente robusto da sopportare le sollecitazioni prevedibili.
Dopo aver quindi montato la piattaforma (che pesa 560 kg a vuoto) sul braccio
sfilabile, gli operai hanno inserito al posto del perno lo spezzone di tubo.
Hanno quindi aperto la piattaforma alla massima estensione (5 metri) senza
collegare i comandi al braccio sfilabile, in quanto erano di tipo incompatibile
con quel mezzo. Decisero quindi che il capocantiere sarebbe rimasto nella cabina
del sollevatore per azionare i comandi su indicazione di Fabrizio e José che sarebbero
saliti sulla piattaforma. Posizionato il sollevatore su un’area pianeggiante a fianco
del condominio, il capocantiere ha sollevato la piattaforma con i due operai
fino a raggiungere il colmo del tetto (sopra il 4° piano).
Il
movimento dei due operai che smontavano le vecchie lamiere ha probabilmente generato
delle oscillazioni della piattaforma le quali, a loro volta, hanno provocato lo
spostamento dello spezzone di tubo usato per il fissaggio della piattaforma
stessa. Il tubo di dimensioni inferiori e senza le coppiglie che l’avrebbero
bloccato alle estremità, si è sfilato dalla sua sede, liberando così uno dei
due anelli a cui la piattaforma era sospesa.
Facendo
perno sull’anello opposto, la piattaforma si è inclinata di quasi 90° dalla posizione
orizzontale provocando la caduta
dei due operai che non si erano assicurati alla struttura. Il tubo si è poi
sfilato completamente e la piattaforma, dopo essere rimasta sospesa per qualche
secondo, è precipitata al suolo. Cadendo colpiva il corpo di Fabrizio,
probabilmente già deceduto a causa dello sfondamento del cranio dovuto all’urto
con la ringhiera di un balcone. José, invece, di corporatura più minuta e più giovane,
è riuscito ad aggrapparsi per qualche secondo alla piattaforma e, malgrado la caduta
da oltre 8 metri, è sopravvissuto.
Perché
I
fattori che hanno causato il duplice infortunio sono molti. Il fattore
principale è stato certamente l’aver montato uno spezzone di tubo da ponteggio
al posto del perno in acciaio che fissa e sostiene la piattaforma. Dietro a
questa scelta vi sono disorganizzazione, fretta, insufficiente formazione e
abbondante negligenza.
Fattori
più remoti, ma non per questo meno importanti, sono legati ad aspetti più
generali: il lavoro in subappalto (quindi da svolgere facendo economia su
tutto, sicurezza compresa!), la scelta (già da parte del committente) di non
montare un ponteggio. Le situazioni di insufficiente sicurezza presso il
cantiere erano tali e tante, e così gravi, da far pensare che in quella
situazione l’accadere di un incidente fosse inevitabile.
Cosa si è appreso
dall’inchiesta
Come
spesso accade quando si indaga per ricostruire le cause di un infortunio, l’inchiesta
ha permesso di evidenziare un’eventualità che altrimenti non sarebbe stata presa
in considerazione. È infatti difficile prevedere che qualcuno possa
deliberatamente sostituire un perno in acciaio, dotato di coppiglie di
fissaggio, con un semplice spezzone di tubo, per giunta con diametro inferiore.
La dinamica dell’infortunio è stata discussa con i progettisti della casa
costruttrice del mezzo di sollevamento, i quali hanno poi, di loro iniziativa,
introdotto sui mezzi di nuova produzione un dispositivo automatico che abilita
il sollevamento del braccio solo dopo il riconoscimento della presenza del
perno e della posizione corretta dei suoi sistemi di fissaggio.
Indicazioni per la
prevenzione
Le
indicazioni per la prevenzione emerse da questo infortunio sono:
-
porre sempre attenzione ai particolari: anche semplici coppiglie di fissaggio possono
decidere della vita di qualcuno;
-
il subappalto e le catene di subappalti portano troppo spesso a dover tagliare
sui costi, non solo direttamente legati alla sicurezza: lavoratori inesperti e
sottopagati, fretta, disorganizzazione, mancanza di attrezzature adeguate, sono
tutti fattori predisponenti per gli infortuni;
-
negli interventi sulle coperture
è sempre più diffuso l’utilizzo di parapetti universali al posto del ponteggio
perimetrale: tale scelta, ai fini della sicurezza, è consigliabile solo in
poche situazioni;
-
è importante informare i progettisti di attrezzature e macchinari sulle
dinamiche infortunistiche, soprattutto se insolite: anche attrezzature e
macchinari corrispondenti alle norme di legge possono essere migliorati.
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