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"ROA: prevenzione e dispositivi di protezione"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
04/03/2013 - Nei mesi scorsi PuntoSicuro ha affrontato il tema dei rischi derivanti
dall’esposizione a
radiazioni ottiche
artificiali (ROA) con riferimento a quanto contenuto in “ PAF
– Portale Agenti Fisici”, un portale web realizzato dal Laboratorio Agenti
Fisici del Dipartimento di Prevenzione dell' Azienda Sanitaria USL 7
Siena con la collaborazione dell’INAIL e dell’Azienda USL di Modena.
Ricordiamo
che la
Banca Dati Radiazioni Ottiche
presente sul portale è utilizzabile ai fini della valutazione dei rischi.
In
precedenti articoli dedicati alle ROA abbiamo parlato dei rischi diretti e
indiretti, dei danni agli occhi e alla
pelle e di valutazione del rischio delle lampade per
illuminazione.
Ci
soffermiamo oggi, sempre con riferimento ai contenuti del portale PAF, sulle
misure di protezione e sui
dispositivi di protezione individuale utilizzabili.
Il
portale ricorda che lo
scopo delle
misure di tutela è quello di “eliminare o ridurre al minimo tutti i rischi
(diretti o indiretti) per la salute e la sicurezza derivanti dall’esposizione a
radiazioni ottiche di livello pericoloso ed eventuali altri rischi associati”.
E il Decreto legislativo 81/2008 richiede che “vengano adottate specifiche
azioni di prevenzione solo qualora la valutazione evidenzi la possibilità di
superamento dei VLE (Valori Limite Esposizione) oppure la sorveglianza
sanitaria evidenzi alterazioni apprezzabili dello stato di salute dei
lavoratori correlata all’ esposizione a ROA”.
Parlando
di ROA si fa riferimento a due tipologie di radiazioni: le
radiazioni ottiche coerenti (radiazioni in fase fra di loro, sono
generate da laser) e
radiazioni ottiche
incoerenti (sono radiazioni sfasate, sono generate da tutte le altre
sorgenti non laser).
Riguardo
alle
sorgenti incoerenti oltre
all’adozione di tutte le misure di tutela previste dai manuali di istruzione
delle attrezzature di lavoro marcate CE, “una volta verificata
l’indispensabilità o insostituibilità della sorgente o dell’attività-sorgente,
per limitare o prevenire l’esposizione, si possono adottare
soluzioni tecniche e procedurali quali:
-
il contenimento della sorgente all’interno di ulteriori idonei alloggiamenti
schermanti completamente ciechi oppure di attenuazione nota, in relazione alle
lunghezza d’onda di interesse; ad esempio, la radiazione UV si può schermare
con finestre di vetro o materiali plastici trasparenti nel visibile;
-
l’adozione di schermi ciechi o inattinici a ridosso delle sorgenti (es.: i
normali schermi che circondano le postazioni
di saldatura, come da UNI EN 1598:2004);
-
la separazione fisica degli ambienti nelle quali si generano ROA potenzialmente
nocive dalle postazioni di lavoro vicine;
-
l’impiego di automatismi (interblocchi) per disattivare le sorgenti ROA
potenzialmente nocive (es.: lampade
germicide a raggi UV) sugli accessi ai locali nei quali queste sono utilizzate;
-
la definizione di ‘
zone ad accesso
limitato’, contrassegnate da idonea segnaletica di sicurezza, ove chiunque
acceda deve essere informato e formato sui rischi di esposizione alla
radiazione emessa dalle sorgenti in esse contenute e sulle appropriate misure
di protezione, soluzione particolarmente utile per evitare esposizioni
indebite, vale a dire di lavoratori non direttamente coinvolti nelle operazioni
con sorgenti ROA potenzialmente nocive, nonché esposizioni di soggetti
particolarmente sensibili”.
Riguardo
invece alle
sorgenti coerenti, agli apparati
laser
, la norma CEI EN 60825-1 “fissa le principali misure di tutela
per l’installazione e l’impiego dei laser e richiede, in funzione della classe
dell’apparato laser, specifiche
misure
di prevenzione, la cui opportunità deve essere valutata nel contesto
specifico, quali:
-
schermare adeguatamente il fascio al termine del suo percorso utile;
-
trattare o proteggere le eventuali superfici riflettenti presenti sul percorso
del fascio e per le specifiche lunghezze d’onda al fine di evitarne la
riflessione o la diffusione;
-
collegare i circuiti del locale o della porta ad un connettore di blocco
remoto;
-
abilitazione dello strumento mediante comando a chiave, hardware o software;
-
inserimento di un attenuatore di fascio;
-
installare segnaletica di sicurezza e segnali di avvertimento sugli accessi
alle aree” o agli involucri di protezione;
-
“predisposizione di procedure per l’accesso in sicurezza alle aree a rischio
(es.: evitare oggetti riflettenti introdotti dal personale)”.
Si
indica inoltre che ai sensi del D.Lgs. 81/2008 (art. 217, All. XXV) è
necessario “
delimitare le aree in
cui i lavoratori o le persone del pubblico possono essere esposti a tale rischio. L'area va indicata tramite
segnaletica e l’accesso alla stessa va limitato laddove ciò sia tecnicamente
possibile e sussista un rischio di superamento dei valori limite di esposizione”.
Rimandando
al portale per le indicazioni (e le immagini) sulla segnaletica necessaria,
ricordiamo che nel caso di un’area con una o più sorgenti laser, l’area (CEI EN 60825-1) viene
suddivisa in “Zone”:
-
Zona Laser Controllata (ZLC): “zona
dove la presenza e l’attività delle persone al suo interno sono regolate da
apposite procedure di controllo al fine della protezione dai rischi da
radiazione”;
-
Zona Nominale Rischio Oculare (ZNRO):
“zona all’interno della quale l’irradiamento o l’esposizione energetica del
fascio supera l’esposizione massima permessa (EMP) per la cornea; essa include
la possibilità di errato puntamento accidentale del fascio laser. Se la ZNRO
comprende la possibilità di visione assistita otticamente, viene detta ‘ZNRO
estesa’”.
Veniamo
brevemente ai
dispositivi di protezione
individuale (DPI).
In
particolare per la protezione di occhi e viso si utilizzano “occhiali (con
oculare doppio o singolo), maschere (del tipo a scatola o a coppa) e ripari
facciali (per saldatura o altro uso)”. Il portale riporta, a questo proposito,
una dettagliata tabella comprendete le norme tecniche di riferimento.
In
relazione alle
radiazioni ottiche
incoerenti i DPI devono “poter assorbire la maggior parte dell’energia
irradiata nelle lunghezze d’onda nocive”, ma “non devono alterare in modo
eccessivo la trasmissione della parte non nociva dello spettro visibile, la
percezione dei contrasti e la distinzione dei colori qualora le condizioni
prevedibili d’impiego lo richiedano. Le lenti inoltre non devono deteriorarsi o
perdere le loro proprietà per effetto dell’irraggiamento emesso in normali
condizioni di impiego”. Si ricorda che i dispositivi
di protezione degli occhi e del viso da radiazioni ottiche “appartengono
almeno alla II categoria del D.Lgs. 475/92 e pertanto comportano l’obbligo di
una
formazione specifica all’uso”.
Il
portale, che si sofferma sul significato della marcatura CE e della marcatura
specifica dell’oculare e della montatura, segnala che la protezione complessiva
del lavoratore “si avvale spesso di DPI che non riguardano solo la protezione
di occhi e volto. Ad esempio, nelle lavorazioni che comportano l’esposizione dell’operatore
alle radiazioni emesse da archi elettrici, torce al plasma, ecc. (radiazione
UV, visibile e infrarossa) la protezione si attua prescrivendo al lavoratore di
utilizzare, oltre alle maschere
munite di idonei filtri o agli elmetti provvisti di filtri elettronici a
cristalli liquidi, i guanti da saldatore e indumenti resistenti al calore (es.:
grembiule). Per inciso occorre anche che nell’ambiente dove si lavora con tali
protezioni il microclima sia regolato di conseguenza”.
Infine
qualche indicazione sulla protezione dalle
radiazioni
laser.
I
protettori oculari per radiazioni laser
specifiche “devono essere utilizzati in tutte le zone pericolose dove sono in
funzione laser della classe 3B o 4. La norma europea UNI EN 207 descrive i
requisiti cui i filtri laser devono rispondere ed elenca i livelli protettivi
possibili, indicati da un numero di graduazione espresso con il simbolo L,
seguito da un numero da 1 a 10. Per ogni livello protettivo è indicato il
fattore spettrale massimo di trasmissione per lunghezza d'onda, nonché le
densità di potenza e/o di energia utilizzata per i test di prova”.
Dopo
aver fornito informazioni sul
calcolo
del livello protettivo necessario ad un determinato laser, si segnala che
oltre al livello protettivo, per scegliere il dispositivo idoneo “è necessario
prendere in considerazione anche:
-
la trasmissione luminosa per avere la visione più nitida possibile;
-
il riconoscimento dei colori;
-
il campo visivo che deve essere il più vasto possibile”.
Inoltre
i “protettori degli occhi devono restare aderenti al volto, permettendo
comunque una ventilazione sufficiente per evitare l’appannamento. La montatura
e i ripari laterali devono dare una protezione equivalente a quella assicurata
dalle lenti”.
Tuttavia
è bene precisare che pur indossando un occhiale protettivo “
non si deve per nessun motivo fissare il
raggio”: i test di prova effettuati sugli occhiali “prevedono una
resistenza dell'occhiale stesso per un periodo di almeno 10 secondi e per 100
impulsi”.
Concludiamo
indicando che il portale fornisce ulteriori informazioni sulle protezioni
specifiche nelle operazioni di puntamento e allineamento del raggio laser (norma
tecnica UNI EN 208).
Il
link del Portale
Agenti Fisici (PAF)
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