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"Carrelli elevatori: rischio vibrazione e esposizione dei carrellisti"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
09/04/2013 - Durante il 75° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina del Lavoro ed Igiene Industriale (SIMLII), che si è tenuto a Bergamo dal 17 al 19 ottobre 2012, diverse relazioni si sono soffermate sull’ evoluzione tecnologica in ambito preventivo e sui
rischi dei
carrelli elevatori,
un attrezzatura ampiamente impiegata negli stabilimenti industriali e
nei magazzini per la movimentazione di materiali e merci.
Rimandando i lettori alla lettura integrale dell’intervento in merito ai risultati della ricerca sia per i carrelli nelle normali condizioni di lavoro, sia per i carrelli in condizioni controllate, veniamo ad alcune riflessioni relative allo studio condotto.
Una relazione, pubblicata sul numero di luglio/settembre 2012 del Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, affronta il
rischio vibrazione e l’
esposizione dei carrellisti.
In “
Carrelli elevatori: vibrazioni, esposizione dei conducenti, interventi di riduzione del rischio”,
a cura di A. Peretti (Scuola di Specializzazione in Medicina del
Lavoro, Università di Padova - Ospedale Giustinianeo, Padova), F.
Bonomini (Ingegnere, libero professionista) e A. Pasqua di Bisceglie
(Medico del Lavoro, libero professionista), si indica che i conducenti dei carrelli elevatori svolgono
spesso esclusivamente la mansione di carrellista, risultando così
esposti a vibrazioni in misura quasi continua per l’intero turno di
lavoro.
E ad una esposizione a vibrazioni trasmesse al corpo intero prolungata
nel tempo “è associata un maggiore rischio di insorgenza di disturbi e
lesioni a carico del rachide, in particolare del tratto lombosacrale.
Infatti i dati epidemiologici attualmente disponibili depongono per una
maggiore occorrenza di lombalgie, alterazioni degenerative precoci della
colonna vertebrale, discopatie o ernie discali lombari e/o lombosacrali
nei soggetti professionalmente esposti a vibrazioni rispetto ai
controlli”.
Tuttavia il ruolo delle vibrazioni nelle alterazioni del rachide nei
conducenti di mezzi di trasporto e macchine semoventi non è ancora del
tutto chiaro e, inoltre, la guida dei carrelli elevatori comporta anche
“fattori di stress ergonomico, quali ad esempio la postura assisa
prolungata con mani e piedi impegnati sui dispositivi di guida,
l’assenza di pause, nonché i movimenti incongrui e ripetuti del tronco e
del collo (rotazione e flessione) in particolare durante la
retromarcia”.
In relazione a quanto detto è stata svolta un’
indagine mirata alla valutazione delle accelerazioni,
delle vibrazioni su una quantità rilevante di carrelli (131 in 14
aziende) finalizzata all’individuazione dei fattori che influenzano le
vibrazioni e degli interventi in grado di ridurre il rischio.
Rimandando i lettori alla lettura integrale dell’intervento in merito ai risultati della ricerca sia per i carrelli nelle normali condizioni di lavoro, sia per i carrelli in condizioni controllate, veniamo ad alcune riflessioni relative allo studio condotto.
Se
i disturbi al rachide lombare degli addetti ai carrelli elevatori possono essere
determinati dalle vibrazioni trasmesse dai mezzi, si è rilevato che le
“accelerazioni riscontrate sui sedili dei carrelli assumono in diversi casi
valori rilevanti”.
In
particolare l’indagine ha dimostrato come “
non
sempre i sedili montati sui carrelli siano adeguati”:
-
“quasi
in 1/3 dei casi le vibrazioni
rilevate sul piano del sedile sono risultate superiori a quelle misurate sul
basamento; misurazioni di questo tipo potrebbero quindi essere condotte dai
tecnici igienisti per valutare l’adeguatezza o meno dei sedili nelle aziende in
cui essi operano. In qualsiasi caso un’ottimizzazione nella progettazione del
sistema di sospensione del sedile è sicuramente auspicabile”;
- “
in
1/4 dei casi la direzione delle vibrazioni determinante il rischio è quella
longitudinale, parallela alla direzione del moto; è verosimile che
disaccoppiando meccanicamente il sedile dal telaio del carrello anche sul piano
orizzontale si ottenga una riduzione delle vibrazioni a cui il conducente è
esposto. In questo caso potrebbero però sorgere nuovi problemi associati alla
guidabilità del mezzo in particolare durante le fasi di accelerazione e
decelerazione”.
Veniamo
ad altre
considerazioni sui carrelli
con riferimento anche a quanto indicato da Saint-Eve e Donati (Prévention des
risques dorso-lombaires liés à la conduite de chariots élévateurs. INRS 1993):
- “le
ruote
piene assicurano maggiore stabilità e garantiscono maggiore sicurezza
rispetto ai pneumatici non subendo forature: tra le ruote in gomma piena e dura
(cushion) e le ruote in gomma piena con interno morbido e battistrada duro
(superelastiche), sono da preferire queste ultime in quanto determinano
vibrazioni minori, anche se vibrazioni ancora più basse sarebbero associate
alle ruote a camera d’aria (pneumatiche)”;
-
i carrelli, al pari di altre macchine semoventi, “sono sprovvisti di
sospensioni per motivi legati alla loro operatività: la cabina dell’operatore
su cui è montato il sedile potrebbe però essere non rigidamente vincolata al
telaio del mezzo, ma posta su adeguati supporti antivibranti”;
-
il
sedile “agisce solo sulle
vibrazioni verticali e andrebbe scelto sulla base del carico del carrello, in
considerazione delle frequenze di risonanza”;
-
la
postura “è caratterizzata dalla
posizione assisa prolungata del carrellista e da uno spazio generalmente
limitato in particolare in altezza. Il posto di guida non è confortevole: la
visibilità in avanti è ridotta a causa delle guide per le forche e a causa del
carico per cui spesso il carrellista deve inclinarsi di lato; per questo motivo
viene talvolta preferita la marcia indietro, anche se essa comporta la
rotazione del busto”. Tra l’altro spesso i sedili sono degradati (“imbottitura
lacerata, regolazioni non funzionanti”, ...) e inadeguati: “schienale troppo
poco alto per offrire sostegno alla schiena, profilo non avvolgente, assenza di
regolazioni in altezza e di inclinazione dello schienale, cuscinetti lombari
inesistenti, rivestimento dell’imbottitura scivoloso”;
-
“il
carico influenza le vibrazioni:
i grandi carrelli con portata superiore a 10 t sono caratterizzati da
accelerazioni pari alla metà di quelle dei carrelli più piccoli con portata
inferiore a 2 t”. Sempre secondo Saint-Eve e Donati “i carrelli a motore
elettrico determinano vibrazioni meno elevate rispetto a quelli a combustione
interna perché permettono una guida più dolce. A questo proposito va osservato
che il funzionamento del motore diesel è caratterizzato da vibrazioni
significative”;
-
nel presente lavoro “si è dimostrata l’importanza della
velocità di marcia e della disuniformità della superficie
nell’influenzare le vibrazioni”. In particolare Saint-Eve e Donati notano che “un carrello senza carico opera
generalmente a maggiore velocità con la conseguenza che le vibrazioni sono più
elevate. Sottolineano inoltre che la superficie svolge un ruolo determinante in
particolare nel caso di carrelli con portata inferiore a 2 t; essendo privi di
sospensioni e dotati di ruote di diametro contenuto, essi sobbalzano in
corrispondenza delle irregolarità superficiali”. In questo senso il manto
asfaltato dei piazzali degli stabilimenti “dovrebbe essere tenuto in ottime
condizioni, mediante continua manutenzione e frequenti rifacimenti. Particolare
attenzione andrebbe posta in corrispondenza dei portoni, laddove l’alternanza
tra le due tipologie di superfici (asfalto, lastre) crea generalmente un
evidente scalino”.
Una
superficie uniforme e una velocità contenuta “potrebbero garantire esposizioni
alle vibrazioni inferiori al valore di azione”.
L’intervento
si conclude sottolineando che se le vibrazioni trasmesse dai carrelli elevatori
costituiscono un rischio per gli addetti, “tutti i soggetti interessati
dovrebbero quindi affrontare questo problema con maggiore concretezza,
svolgendo la propria parte”:
-
“i
produttori dei carrelli e dei
relativi accessori (sedili, ruote, ecc.) dovrebbero effettuare maggiore
attività di ricerca e proporre soluzioni innovative. Le case che realizzano
sedili dovrebbero fornire maggiori dettagli tecnici sui loro prodotti (curva di
trasmissibilità delle vibrazioni, ecc.)”;
-
i
datori di lavoro “dovrebbero
scegliere i carrelli che offrono le migliori garanzie in termini igienistici,
considerando le caratteristiche e le esigenze della propria azienda; dovrebbero
inoltre garantirne la manutenzione in particolare dei sedili; le ruote usurate
andrebbero sostituite. La pavimentazione all’interno e all’esterno degli
stabilimenti dovrebbe essere continua e comunque esente da irregolarità; anche
la pavimentazione dovrebbe essere oggetto di attenta
manutenzione”;
-
i
tecnici igienisti dovrebbero
“abbandonare procedure volte a valutazioni del rischio fini a sé stesse;
dovrebbero invece porsi l’obbiettivo di individuare i problemi e di offrire
soluzioni”, ad esempio con riferimento all’adeguatezza dei sedili, alla
velocità massima da impostare sulla centralina dei mezzi e al confronto dei
carrelli;
-
i
medici competenti dovrebbero
“evidenziare i disturbi a carico del rachide dei carrellisti o un loro
eventuale peggioramento, in modo che i tecnici possano prestare maggiore
attenzione ai mezzi utilizzati e alle aree di lavoro attraversate da questi
addetti”. Il rapporto tra tecnici igienisti e medici competenti che è, “nella
realtà degli stabilimenti industriali, pressoché inesistente” dovrebbe
costituire “le fondamenta per una nuova strategia di prevenzione, non più
fondata sull’adempimento burocratico delle diverse disposizioni di legge, ma su
interventi concreti”;
-
il
Servizio di Prevenzione e Protezione
“potrebbe, non solo coordinare le diverse attività inerenti la prevenzione,
recependo le istanze e le osservazioni dei lavoratori, ma anche giocare un
ruolo importante nel realizzare una proficua interazione tra tecnici e medici”;
-
i
carrellisti, adeguatamente
formati, dovrebbero “maturare comportamenti che consentano di garantire
sicurezza per sé, gli altri carrellisti e i lavoratori a terra. Essi dovrebbero
operare in modo da ridurre le vibrazioni a cui sono esposti, evitando urti
violenti tra forche e pallet, nonché velocità elevate in particolare in
corrispondenza di aree caratterizzate da irregolarità superficiali”.
“ Carrelli
elevatori: vibrazioni, esposizione dei conducenti, interventi di riduzione del
rischio”,
a cura di A. Peretti (Scuola di
Specializzazione in Medicina del Lavoro, Università di Padova - Ospedale
Giustinianeo, Padova), F. Bonomini (Ingegnere, libero professionista) e A.
Pasqua di Bisceglie (Medico del Lavoro, libero professionista), relazione al
75° Congresso SIMLII pubblicata sul Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed
Ergonomia, Volume XXXIV n°3, luglio/settembre 2012 (formato PDF, 160 kB).
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