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"Imparare dagli errori: i rischi dei lavoratori outdoor"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
18/07/2013 - In questi ultimi anni è aumentata l’attenzione intorno ai
rischi dei lavoratori outdoor,
dei lavoratori che svolgono la loro attività all’aria aperta,
specialmente con riferimento alle alte temperature estive e ai rischi
dovuti alle radiazioni solari.
Ricordando che il rischio dovuto al calore estivo riguarda molti
settori lavorativi, ad esempio quello agricolo (agricoltori, addetti
alla raccolta di frutta o verdura nei campi, ...) o quello correlato ai
cantieri edili e stradali, ci soffermiamo su alcuni esempi di infortuni
contenuti nelle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Un
primo caso è relativo ad
attività di sfalcio dell'erba in
un'area pubblica con l' utilizzo di un
decespugliatore
e di un soffione.
L'infortunato
sta eseguendo le lavorazioni dalla mattina.
A
metà pomeriggio ha un malore. “Ricoverato in rianimazione per ipertermia è
deceduto due giorni dopo a causa di uno stato di shock irreversibile. La
giornata era particolarmente calda, si sono raggiunti 33 °C”.
L'infortunato
“godeva buona salute, non assumeva farmaci, non soffriva di particolari
malattie, non beveva bevande alcoliche, non assumeva droghe. Prima di questo
lavoro aiutava il padre nella coltivazione dei campi”.
Il
giorno dell'infortunio indossava “abbigliamento adeguato ed un copricapo. A
pranzo aveva consumato un pasto leggero; durante il giorno aveva bevuto circa
6-7 litri d'acqua.
Anche
il
secondo
caso è relativo ad attività nel
comparto agricolo.
Un
lavoratore sta rimuovendo manualmente le malerbe cresciute nei filari del
vivaio piantumato a melo (le piantine erano alte circa 50-60 cm).
Ad
un certo punto avverte i primi disturbi che gli procurano mal di testa e
impediscono di proseguire il lavoro.
Viene
accompagnato in auto verso l'abitazione e nel tragitto perde conoscenza.
Arrivato a casa non reagisce più ad alcuno stimolo.
Viene ricoverato in rianimazione in stato di
coma profondo e successivamente muore.
Nella
scheda di morte redatta a seguito di riscontro diagnostico per autopsia,
“risulta che la causa del decesso è stata l' esposizione ad irraggiamento solare. Indossava
indumenti leggeri (camicia e pantaloni lunghi di cotone) e un cappello di
paglia. Era un periodo particolarmente caldo ed afoso, con punte di 38-40
gradi”.
La prevenzione
Innanzitutto
dobbiamo ricordare che
il
Decreto legislativo 81/2008 indica tra
gli obblighi del datore di lavoro quello di valutare “
tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori”. Anche
quelli riguardanti “
gruppi di lavoratori
esposti a rischi particolari” e quindi anche al rischio di danni da calore
tipico delle attività lavorative svolte in ambiente aperto nei periodi di
grande caldo estivo.
Rimandando
ad una futura tappa di “Imparare dagli errori” la trattazione delle
problematiche e della prevenzione relativa ai colpi di calore, ci soffermiamo
oggi sulla
prevenzione dei rischi dovuti
alle radiazioni solari per i lavoratori che svolgono la loro
attività all’aria aperta, con particolare riferimento alla frequenza di
foto-invecchiamento precoce, precancerosi e tumori cutanei.
In
un seminario, dal titolo “ Piano mirato
regionale sul rischio di radiazione ultravioletta solare nei lavoratori outdoor” sono stati
presentati i risultati di un progetto relativo ai livelli e alle modalità di
esposizione a radiazione solare ultravioletta dei lavoratori
outdoor di alcuni comparti della Regione Toscana.
Il
Piano mirato sottolinea che
il
rischio radiazione solare non è ancora sufficientemente conosciuto ed è spesso
sottovalutato
dai lavoratori e dai datori di
lavoro.
È
dunque necessario un vasto lavoro di informazione e formazione dei datori di
lavoro e dei lavoratori stessi sui rischi dell’esposizione ai raggi solari e
sui modi possibili di prevenire i danni adottando una serie di
misure
di fotoprotezione ambientale e individuale (costruzione di zone
d’ombra, organizzazione dell’orario di lavoro evitando di lavorare al sole
nelle ore ad insolazione maggiore, rotazione delle mansioni, adozione di
indumenti protettivi nei confronti degli UV).
Nel
seminario l’intervento “
Comportamenti dei lavoratori nel proteggersi dalla
radiazione ultravioletta”, a cura di Patrizia Legittimo (ISPO – Firenze),
ha sottolineato che i lavoratori outdoor “ricevono circa 3 volte la dose di
radiazioni UV dei lavoratori indoor”.
Dopo
aver elencato i comparti indagati nel piano mirato regionale con misure
ambientali e personali (cavatori, edili, pescatori, agricoltori), l’intervento
si sofferma su come influiscono l’
uso di
DPI e i comportamenti dei lavoratori sulla dose di UV assorbita
riportando alcune indicazioni:
-
“le protezioni
individuali
sono necessarie per ridurre l’esposizione in particolare nei casi in cui non
sia possibile lavorare sotto ripari o schermi”;
-
gli agricoltori che indossano il cappello possono avere sulla fronte una dose
sei volte minore, sul naso 3 volte minore e sulle guance 2 volte
minore;
-
anche “i comportamenti possono ridurre l’esposizione: orario della pausa pranzo
(Thieden E et al, 2007)”
Il
documento incorpora infine anche il testo di un
opuscolo del Piano mirato regionale per i
lavoratori all’aperto.
Riportiamo
alcuni dei
suggerimenti proposti
ai lavoratori, suggerimenti utili per la prevenzione di eventuali colpi di
calore:
-
“i raggi solari sono molto più intensi tra le 12.00 e le 16.00. Prova a ridurre
il più possibile la tua attività all’esterno in queste ore. Se puoi sosta
all’ombra durante i pasti e gli intervalli di riposo;
-
anche quando il cielo é nuvoloso vi è esposizione alla radiazione solare UV;
infatti le nuvole non sono in grado di bloccare il passaggio dei raggi
ultravioletti. Vento e nuvole, riducendo la sensazione del calore del sole
sulla pelle, possono indurre a pensare che non vi sia rischio di scottature; in
realtà questo non è vero, pertanto proteggiti adeguatamente anche in queste
situazioni;
-
quando lavori al sole, anche se fa caldo non toglierti i vestiti (mai esporsi a
dorso nudo), usa invece indumenti traspiranti e comodi che non ostacolino i
movimenti;
-
ombrelloni, tende, gronde e alberi forniscono ombra. Lavorare nelle zone
ombrose ti aiuta a ridurre i danni provocati dal sole e nella tua azienda
dovrebbero essere create idonee zone d'ombra. Vai alla ricerca dell’ombra tutte
le volte che è possibile;
-
prevedi una rotazione dei compiti tra attività all'aperto e al chiuso e tra
attività al sole e all’ombra;
-
proteggi il corpo, la pelle e gli occhi: usa abiti di colore scuro che
proteggono di più dal sole, usa pantaloni lunghi e maglietta con le maniche.
Fai in modo che cappelli con la tesa larga e occhiali da sole diventino parte
della tua divisa”.
Alcune
brevi indicazioni sui rischi delle
ondate
di calore che si verificano a fine primavera o all’inizio dell’estate
possiamo trovarle invece su un documento dell’AUSL
di Forlì:
“il rischio è sempre più elevato quando il fisico non ha avuto il tempo di acclimatarsi
al caldo; l’acclimatamento completo richiede dagli 8 ai 12 giorni e scompare
dopo 8 giorni”.
Questi
alcuni fattori che possono aumentare i
rischi da esposizione a caldo intenso:
-
impossibilità di bere acqua fresca:
“in condizioni di stress termico elevato il fisico può perdere più di 1 litro
di sudore ogni ora”;
-
lavoro fisico pesante: “il lavoro
fisico produce calore in modo proporzionale all’intensità del lavoro”;
-
pause insufficienti di recupero: “in
condizioni di stress termico elevato (indicativamente con Heat index sopra 90,
o anche con valori inferiori se il lavoro fisico è molto pesante o il soggetto
non è perfettamente sano; tassativamente con indice superiore a 100) è
necessario prevedere ogni ora pause in luogo il più possibile fresco; tali
pause avranno durata variabile in rapporto all’intensità del caldo”.
-
“
lavoro esterno, in pieno sole o
attività svolte vicino a sorgenti di calore”;
-
“
utilizzo di mezzi di protezione che
possono rendere più difficoltosa la dispersione del calore (tute poco
traspiranti, per esempio durante lavori di rimozione amianto)”.
Pagina
introduttiva del sito
web di INFOR.MO.:
nell’articolo abbiamo presentato le schede numero
76 e
2953 (archivio
incidenti 2002/2010).
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