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"Le indicazioni per la manipolazione di agenti cancerogeni e mutageni"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
29/07/2013 - Attraverso le “ Linee Guida per la Valutazione del Rischio da esposizione ad agenti chimici pericolosi e ad agenti cancerogeni e mutageni”, documento elaborato dal Centro Interagenziale “Igiene e Sicurezza del Lavoro” di ISPRA, in questi mesi abbiamo affrontato diversi temi relativi alle
attività di laboratorio e, comunque, alle misure di tutela della salute e sicurezza per gli operatori che hanno a che fare con
agenti cancerogeni e mutageni e agenti chimici pericolosi.
Abbiamo dato informazioni sulla classificazione delle sostanze cancerogene e mutagene, sulla metodologia di valutazione del rischio, sui dispositivi di protezione individuale, sui principi generali di prevenzione, sulla protezione degli occhi e, infine, sulla sicurezza nel trasporto, stoccaggio e smaltimento di queste sostanze.
Ci soffermiamo oggi su quanto riportato nelle linee guida in merito ai
consigli per la manipolazione di agenti cancerogeni/mutageni (ACM).
Con riferimento
al Titolo IX Capo II (Protezione da agenti cancerogeni e mutageni) del Decreto
legislativo 81/2008 e s.m.i. è necessario che il personale che lavora con ACM
abbia acquisito, attraverso corsi di formazione e esperienza, “le conoscenze e
l’abilità per mettere in pratica le opportune misure di sicurezza”.
Inoltre
si sottolinea che le
procedure d’uso di
ACM “devono essere adeguate alle proprietà fisico-chimiche dei composti”.
Possono
prefigurarsi tre possibilità:
-
composti volatili: “il prelievo di
aliquote di un cancerogeno volatile da contenitore principale deve essere
sempre fatto sotto cappa. È molto importante assicurarsi che il piano di lavoro
sotto cappa sia occupato solo dalle attrezzature strettamente indispensabili al
prelievo (troppi strumenti potrebbero generare delle turbolenze che possono
essere causa di un ritorno di vapori del cancerogeno ed esporre quindi
l’operatore agli effetti nocivi di questi). L’operatore deve indossare occhiali
protettivi e guanti adatti al tipo di composto utilizzato”;
-
composti non volatili;
-
polveri elettrostatiche.
Altre
indicazioni riportate dalle linee
guida riguardo alla manipolazione degli ACM:
- “tutte
le lavorazioni che comportano l’impiego di sostanze o preparati recanti la
dicitura ‘R45 Può provocare il cancro’, ‘R49 Può provocare il cancro per
inalazione’, ‘R40 Può provocare effetti irreversibili’ oppure ‘R46 Può
provocare alterazioni genetiche ereditarie’, oppure ‘H340 Può provocare
alterazioni genetiche’, ‘H341 Sospettato di provocare alterazioni genetiche’, ‘H350
può provocare il cancro’, ‘H351 sospettato di provocare il cancro’, devono
essere svolte utilizzando la più piccola quantità di sostanza necessaria a
condurre l’analisi;
- le
attività devono tassativamente essere effettuate in modo da non coinvolgere
persone estranee alle attività analitiche in questione, attraverso l’utilizzo
di sistemi chiusi, ovvero sotto cappa da laboratorio o sistemi equivalenti,
usando i necessari DPI;
- ii
numero dei lavoratori esposti dovrà essere limitato a quello strettamente
necessario;
-
l’operatore dovrà provvedere, dopo l’uso, alla sistematica pulizia di
attrezzature, ambienti, ecc;
- i
guanti devono essere accuratamente selezionati per offrire la giusta barriera
di protezione.
Per
maggiore sicurezza, in alcuni casi, può essere indossato un doppio paio
di guanti;
- è vietato
far uso di ACM nei laboratori in cui non siano installate cappe idonee, o
sistemi equivalenti;
- nel
caso di sostanze cancerogene e mutagene ed in generale nel caso di sostanze
molto tossiche, la velocità frontale dell’aria aspirata nella cappa deve essere
sicuramente superiore a 0,5 m/s e comunque preferibilmente pari a 0,7 m/s, tali
valori sono da intendersi riferiti a 40 cm. di apertura del frontale;
-
dopo l’utilizzo di ACM l’operatore deve prestare particolare attenzione alla
igiene personale;
- per
gli scarti, nell’applicare la procedura gestionale dei rifiuti dei laboratori,
occorre assicurare che la raccolta, in attesa dell’avvio allo smaltimento,
avvenga in condizioni di sicurezza, utilizzando contenitori ermetici
etichettati in modo chiaro, completo e ben visibile”.
Malgrado
le misure di prevenzione, malgrado le procedure messe in atto, può avvenire un
versamento accidentale di agenti cancerogeni
e mutageni.
Queste
le
prime azioni da mettere in atto:
- “fare
allontanare il personale;
- isolare
l’area”.
Solo
successivamente “si procede alla
decontaminazione
dell’area. In generale possono essere considerati due casi: il rovesciamento
di un composto volatile e il rovesciamento di un composto sotto forma di
polvere.
Nel
caso di rovesciamento di composti volatili
“il rischio principale per il lavoratore è respirare l’atmosfera inquinata ed
essere contaminato per penetrazione cutanea della sostanza. In questi casi il
lavoratore deve immediatamente lasciare l’area inquinata, togliendosi, se
necessario, tutti gli abiti contaminati”.
Altre
indicazioni:
-
“l’accesso nell’area contaminata e nella zona dove sono stati abbandonati gli
abiti contaminati sarà consentito ai soli addetti alla gestione della
situazione di emergenza sino ad avvenuta decontaminazione;
- il
lavoratore coinvolto informerà le persone coinvolte nella gestione della
situazione di emergenza, dando tutte le informazioni necessarie (nome e
quantità del composto versato zona interessata ecc);
- le
persone incaricate della decontaminazione prima di intervenire dovranno
acquisire tutta l’attrezzatura necessaria che include: contenitori capienti
abbastanza e con apertura ampia, in grado di contenere tutti i pezzi di
vetreria rotta; i guanti, gli indumenti di tessuto utilizzati per pulire
l’area, ecc; stracci in tessuto; guanti; soluzioni decontaminanti;
-
gli addetti alla gestione della situazione di emergenza dovranno proteggersi
prima di iniziare la decontaminazione utilizzando: tuta intera monouso (tipo
tyvek); occhiali
protettivi o visiera; guanti (durante la decontaminazione indossarne sempre
due paia); protezioni
per le vie respiratorie (queste dipendono dal tipo di sostanza, e dalla
quantità versata); copri scarpe”.
Per
la
decontaminazione dell’area:
-
“raccogliere tutti i pezzi di vetro e metterli in apposito contenitore ad ampia
apertura; Se l’area è troppo estesa perché sia possibile l’accesso ad ogni sua
parte allungando il braccio, si può posizionare sul pavimento un tappeto
plastico adesivo al fine di facilitare l’accesso. Questo può essere fatto
pulendo con stracci in tessuto l’area davanti al rullo di tappeto adesivo. La
superficie di questo tappeto è da considerarsi area pulita su cui camminare;
-
raccogliere il liquido versato con uno straccio di tessuto, iniziando ogni
raccolta al margine della contaminazione e finendo nella parte maggiormente
contaminata. Ad ogni azione cambiare straccio e guanti esterni. Per grandi
volumi di liquido versato usare un agente assorbente;
-
continuare la pulizia dell’area con stracci di tessuto che devono essere
bagnati con una soluzione decontaminante”.
Se inoltre
è stato osservato un versamento sugli arredi, questi “dovranno essere
decontaminati utilizzando la stessa procedura seguita per il pavimento, usando
stracci inumiditi di soluzione decontaminante. Solo a questo punto l’area può
essere aperta ai lavoratori”.
Nel
caso infine di rovesciamento,
versamento
di composti in polvere “i rischi principali per i lavoratori sono la
contaminazione dei vestiti da parte di piccole particelle e la disseminazione
della polvere nell’atmosfera attraverso il sistema di ventilazione. I
lavoratori dovranno lasciare l’area inquinata immediatamente, togliersi i vestiti
contaminati nell’area adiacente e procedere secondo quanto previsto per il
versamento dei composti volatili al paragrafo precedente”.
Il
documento riporta anche alcuni “consigli fondamentali” per la
manutenzione e uso di apparecchiature e
vetreria nei laboratori. Infatti “una buona manutenzione è essenziale per
operare con efficienza e sicurezza”.
Deve
essere usata una “procedura per il lavaggio, la conservazione e la verifica
della vetreria al fine di evitare l’uso di materiale danneggiato”. Tra l’altro
molti dei più comuni incidenti che avvengono in laboratorio “sono costituiti da
tagli provocati mentre si forzano gli incastri fra i raccordi della vetreria o
quando si manipola inavvertitamente vetreria danneggiata o rotta. Estrema cura
deve essere posta per tutta la vetreria utilizzata per le attività sotto vuoto.
Al fine di evitare implosioni, la vetreria che presenta il più piccolo
danneggiamento deve essere scartata”.
Le
linee guida - che vi invitiamo a visionare integralmente - per favorire la
prevenzione di infortuni riportano anche suggerimenti per la
gestione di sostanze chimiche incompatibili,
cioè quelle “sostanze che possono reagire: violentemente; producendo una
notevole quantità di calore; determinando la formazione di prodotti
infiammabili; determinando la formazione di prodotti tossici”. E il contatto
accidentale tra sostanze incompatibili “potrebbe arrivare a produrre gravi
problemi quali esplosioni o formazione di sostanze infiammabili oppure
altamente tossiche”.
Ricordiamo,
infine, che nel documento sono presenti specifiche
tabelle relative alle sostanze chimiche che non devono venire a
contatto inavvertitamente, alle sostanze chimiche incompatibili con rischio di
reazioni violente, alle sostanze chimiche incompatibili con rischio di formazione
di sostanze tossiche e infine alle sostanze chimiche e combinazioni di reagenti
potenzialmente esplosive.
“ Linee Guida per la Valutazione del Rischio da esposizione ad
agenti chimici pericolosi e ad agenti cancerogeni e mutageni”, versione
2011, documento elaborato dal Centro Interagenziale “Igiene e Sicurezza del
Lavoro” di ISPRA, con la collaborazione dell’Università Politecnica delle
Marche, la Environment Agency (England), la Scottish Environmental Protection
Agency (SEPA), le Arpa Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Campania,
Marche e Sicilia (formato compresso ZIP, 3.9 MB).
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