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"Imparare dagli errori: incidenti e infortuni nelle cisterne"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
05/09/2013 - Non è un caso che il “ Manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’art. 3 comma 3 del dpr 177/2011” - documento approvato dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro in relazione alle
buone prassi richiamate dal Decreto del Presidente della Repubblica n. 177 del 14 settembre 2011 - prenda come filo narrante l’esempio di una
cisterna interrata.
Una ricerca dell’Inail/ex Ispesl mostra come tra il 2005 e il 2010
negli ambienti confinati siano morti 43 lavoratori e ben 16 di questi
infortuni mortali sono avvenuti in dieci diversi incidenti in
cisterne e serbatoi.
Era dunque irrinunciabile che il viaggio di “Imparare dagli errori”, dopo aver parlato di vasche, di pozzi neri e reti fognarie,
si soffermasse con attenzione su questi particolari ambienti di lavoro.
Ricordiamo che gli incidenti presentati sono tratti dalle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Il
primo caso è relativo all’
impermeabilizzazione
di una cisterna.
In un terreno in zona agricola un
lavoratore è intento ad effettuare l'impermeabilizzazione di una cisterna
interrata in cemento per la raccolta di acqua (riserva). Per
l'impermeabilizzazione utilizza un prodotto chimico liquido che stende lungo le
fessurazioni manualmente con l'ausilio di un pennello ed una spatola. L'accesso
alla cisterna avviene tramite una piccola apertura in sommità. A causa delle
esalazioni del prodotto e la scarsa aerazione l'infortunato muore per asfissia
per intossicazione acuta da inalante tossico.
L'infortunato non disponeva di
dispositivo per la protezione delle vie respiratorie. E per ricordare come
spesso nelle cisterne gli infortuni mortali siano legati anche a inadeguati
interventi di soccorso, segnaliamo che in questo caso due persone sono
intervenute in aiuto e, colte da malore, sono state salvate appena in tempo.
Questi i
fattori determinanti e modulatori che hanno portato all’incidente:
- “scarsissima aerazione in luogo
confinato;
- assenza di dispositivo per
aerazione forzata;
- mancanza di dispositivo utile
per il recupero dell'infortunato privo di sensi;
- mancanza di dispositivo per la
protezione delle vie respiratorie”.
Il
secondo caso è relativo ad attività con un
autocisterna.
In uno stabilimento chimico un
lavoratore ha l’incarico di aprire la botola superiore di un autocisterna
contenente zolfo. Dopo essere salito sopra la cisterna, con apposita scaletta
non provvista di protezioni anticaduta, perde l’equilibrio e precipita a terra,
procurandosi la frattura del cranio. La caduta è stata ricondotta alle
esalazioni di zolfo che fuoriuscivano dalla cisterna e all'assenza di una
maschera con filtro.
Questi i fattori determinanti e
modulatori indicati nella scheda:
- “cisterna con sistema
anticaduta inadeguato;
- fuoriuscita di sostanze
chimiche durante le operazioni di carico scarico;
- mancanza di dispositivi
di protezione personale”.
Il
terzo caso è relativo ad un incidente in una cisterna dovuta al
freddo intenso.
Un lavoratore viene rinvenuto
dentro una cisterna contenente una soluzione salina a temperatura di - 20°C. La
botola di accesso “è situata sulla cisterna ad altezza di circa 2.50 m, si sale
tramite scala a pioli metallica. La botola ha dimensioni di 50x35 cm e in
questo spazio si trova una scala a pioli in metallo che consente di scendere
all’interno. La botola è munita di coperchio incernierato su un lato. Non erano
previsti interventi di controllo su questa botola. Si è ipotizzato che il
lavoratore per motivi non definiti abbia deciso di scendere qualche gradino
della scala esponendosi al freddo intenso con conseguente lipotimia e caduta
nel liquido. Si esclude la caduta accidentale dal bordo della botola a causa
delle ridotte dimensioni della stessa e per la presenza della scala a pioli che
avrebbe consentito una facile presa in caso di perdita di equilibrio”.
Anche il
quarto caso è relativo ad attività di
impermeabilizzazione
di una
cisterna.
Un operatore agricolo sta
effettuando una impermeabilizzazione di una cisterna, “realizzata in cemento,
allo scopo di creare un accumulo di acqua per il bestiame per il periodo
estivo”.
La cisterna è realizzata in
prossimità dell'edificio agricolo. L'agricoltore entra nella cisterna,
attraverso il foro di ispezione, con il materiale per la impermeabilizzazione a
freddo. I vapori del materiale intossicano mortalmente l'operatore.
L’operatore non utilizzava DPI
per la protezione delle vie respiratorie.
La prevenzione
I rischi negli ambienti confinati
sono correlati a moltissimi fattori di rischio. E nelle precedenti tappe di
questo approfondimento di “Imparare dagli errori” sui vari incidenti correlati
agli spazi confinati, abbiamo affrontato diversi aspetti legati alla
prevenzione: dai fattori di rischio alla gestione dell’emergenza, dai problemi
di asfissia ai dispositivi di protezione personale.
Continuiamo a parlare di
prevenzione segnalando la necessità di elaborare idonee
procedure di sicurezza e riportandone alcuni punti, come indicati
nel “ Manuale
illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi
dell’art. 3 comma 3 del dpr 177/2011”.
Innanzitutto è necessario
verificare che i lavori all’interno di ambienti confinati non possano essere
svolti in altro modo (ad esempio dall’esterno con l’apporto di dispositivi
teleguidati, telecamere, e “tenendo comunque conto dello stato dell’arte e
dello sviluppo tecnologico”).
Inoltre si ricorda che
l’eventuale attività in ambienti confinati deve essere autorizzata e condivisa.
Sottolineiamo che Il personale
che accede in ambiente sospetto di inquinamento o confinato deve essere
provvisto dei DPI idonei, secondo le valutazioni e le verifiche effettuate.
Il manuale riporta una serie di
misure e precauzioni da mettere in atto
prima dei lavori:
- “effettuare una specifica
analisi per l’identificazione dei pericoli dalla quale deve discendere una
adeguata valutazione dei rischi, tenendo conto delle possibili modifiche nel
tempo delle condizioni ambientali e di lavoro iniziali (ad es. infiltrazione di
gas metano in una condotta fognaria/scavo per la presenta di un gasdotto …);
- definire specifiche procedure operative che
individuino: caratteristiche
dell’ambiente confinato, dei lavori che devono essere svolti e loro durata,
tenendo conto anche dei turni degli operatori; modalità per delimitare l’area
di lavoro (per evitare eventuali rischi da interferenza); modalità per
accertare l’assenza di pericolo per la vita e l’integrità fisica dei
lavoratori; modalità con la quale effettuare una bonifica se sono presenti
sostanze pericolose;
- stabilire adeguate modalità di gestione di
un’eventuale emergenza in funzione del rischio presente, dell’accesso
(orizzontale o verticale, a livello del suolo o in quota), delle dimensioni e
delle caratteristiche strutturali dell’ambiente confinato, anche eventualmente
in coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio Sanitario Nazionale e
dei Vigili del Fuoco;
- informare, formare e addestrare
i lavoratori coinvolti nell’attività con particolare riferimento
all’applicazione delle procedure e all’uso dei DPI, della strumentazione e
delle attrezzature di lavoro sulla base delle attività da svolgere e dei rischi
presenti”.
Concludiamo ricordando che – come
indica il manuale - va
valutata:
- “la necessità, in alcuni casi,
di ricorrere a una ventilazione forzata o altri mezzi idonei;
- la necessità, tipo e frequenza
dei monitoraggi ambientali (prove di abitabilità) attraverso adeguata
strumentazione di rilevamento, opportunamente tarata ed eventualmente dotata di
sistemi di allarme acustico e/o luminoso (ad es. strumenti che rilevano la
presenza di più gas, il contenuto di ossigeno, il livello di contaminanti, il
livello di esplosività, le condizioni microclimatiche);
-
l’opportunità di eseguire il monitoraggio in continuo, quando possa esservi
dubbio sulla pericolosità dell’atmosfera. In caso di atmosfere potenzialmente
esplosive, la strumentazione dovrà essere rispondente al DPR 126/98 -
recepimento della direttiva di prodotto ATEX - e di categoria scelta dal
responsabile dei lavori in relazione alla probabilità e durata dell’atmosfera
esplosiva;
- l’eventuale presenza di rischi
indotti dalle lavorazioni previste (ad es. formazione di fumi) o dal contesto
in cui si opera (es. attività con lunga permanenza in pozzetti stradali
sotterranei ubicati in strade ad alta intensità di traffico o in vicinanza di
corsi d’acqua);
- la necessità e la modalità con
la quale isolare l’ ambiente
confinato dal resto dell’impianto (ad es. chiusura e blocco di serrande,
valvole, saracinesche che possano immettere sostanze pericolose nell’ambiente
confinato, sezionamento degli impianti elettrici, lockout-tagout), installando
opportuna segnaletica e cartellonistica;
- la modalità di verifica dell’idoneità e
funzionalità delle attrezzature di lavoro e di soccorso;
- la modalità di verifica dei
requisiti e dell’idoneità dei DPC (dispositivi di protezione collettiva) e dei
DPI;
- laddove necessario,
l’opportunità di eseguire la prova di tenuta o fit–test (verifica che la
maschera sia della giusta misura e sia indossata correttamente dall’operatore,
ndr) dei DPI
per le vie respiratorie”.
Pagina introduttiva del sito web di
INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero
2667,
3181,
2797 e
2121 (archivio incidenti 2002/2010).
Tiziano Menduto
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