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"Imparare dagli errori: infortuni mortali dei lavoratori nei silos"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
19/09/2013 - La rubrica “ Imparare
dagli errori” da alcuni mesi racconta le dinamiche degli incidenti che avvengono in
ambienti sospetti di inquinamento o confinati, come, ad esempio, vasche, reti fognarie,
cisterne e serbatoi. Tuttavia sono molti più gli incidenti mortali che
avvengono nei luoghi di lavoro di quelli che riusciamo a descrivere con
la speranza di favorirne la prevenzione.
E qualche giorno fa, il 12 settembre, è avvenuto a Lamezia Terme un grave incidente in
attività di manutenzione di un silos in
un'industria che produce oli raffinati e biodiesel: sono morti tre
operai, due subito e uno successivamente nell'ospedale di Catanzaro,
dove era stato ricoverato con ustioni sul 90% del corpo.
Se
non abbiamo ancora informazioni sufficienti per
raccontare con precisione la dinamica e le cause di quanto avvenuto nel
territorio calabrese, possiamo tuttavia soffermarci oggi su alcuni
passati
incidenti avvenuti nei silos (o sili) in relazione a vari fattori di rischio.
Come sempre gli incidenti presentati sono tratti dalle schede di INFOR.MO., strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Il
primo caso,
già descritto in un precedente articolo, è
relativo a lavori di riparazione su di
un silos utilizzato per la
raccolta
polveri di legno e segatura.
Al titolare di una ditta
artigiana individuale, una falegnameria richiede una riparazione al tubo
convogliatore della ventola di aspirazione del silos perché presenta una
fessura.
Il titolare si reca presso la
falegnameria per effettuare la riparazione mediante saldatura, accompagnato da
un amico pensionato che rimane ad aspettarlo nell’autovettura parcheggiata
qualche metro di distanza dal silos. Terminata la riparazione e dopo aver
riposto l’attrezzatura da lavoro in auto, l’artigiano va all’interno del
capannone per avvisare il titolare che ha terminato il lavoro. Mentre è ancora
all’interno del capannone sente uno scoppio e vede una fiammata dirigersi verso
il portone d’ingresso. A quel punto si distende a terra per non essere
investito dalle fiamme e sente le urla dell’amico che corre verso di lui con
gli indumenti in fiamme. Dopo averlo soccorso, ustionandosi a sua volta nel
tentare di aiutarlo, diversi operatori intervengono sul silos, “usando gli
estintori fino all’arrivo dei vigili del fuoco che hanno spento definitivamente
l’incendio”. L’amico, trasportato in ospedale, è successivamente morto per le ustioni
al tronco, al volto e agli arti superiori e inferiori.
Dalle valutazioni fatte lo
scoppio ed il successivo incendio sarebbe stato “causato da un’errata procedura di
saldatura. In particolare sarebbe stato opportuno intervenire sulla
tubazione da riparare solo dopo averla smontata dal silos, e spostata in altro
luogo più sicuro”.
Di fronte a residui di legno,
“sia sottoforma di truciolo che polverino, in presenza di una fonte di innesco
si può determinare uno scoppio. In effetti a saldatura terminata la stessa
non è stata raffreddata mediante acqua
o altro liquido refrigerante”.
Il
secondo caso è relativo ad un incidente avvenuto durante le fasi di
caricamento della segatura di un silos
su un autocarro.
Il silos, di forma cilindrica
alto circa 12 m e del diametro di circa 4 m, manca di dispositivi meccanici per
l'estrazione della segatura. Una porta sul fianco, a circa 4 m da terra,
consente la fuoriuscita per gravità della segatura che viene fatta cadere
nell'autocarro posto immediatamente al di sotto. Attraverso la stessa apertura
è possibile accedere all'interno del silos.
L’autista del mezzo adibito al
trasporto della segatura sta operando da solo nelle prime ore del mattino.
Poiché il flusso della segatura si è interrotto, è entrato nel silos al di
sotto di una volta di segatura impaccata. Con l'ausilio di una forca tenta di
smuovere il materiale che crollando lo investe e lo seppellisce.
L’operazione poteva essere
eseguita, con opportune cautele, da una piattaforma posta davanti alla citata
apertura.
L'infortunato è stato dunque
“trovato sepolto all'interno del silos dopo un paio d'ore dall'evento,
all'inizio della giornata lavorativa. Mancavano procedure e persone per
garantire un pronto intervento in caso di emergenza. Solo dopo l'infortunio
l'azienda si è dotata di un
sistema
automatico di svuotamento dell'impianto”.
Un
terzo caso è relativo ad un infortunio all'interno di un
silos contenente glume di farro (il
glume è costituito dalle brattee di consistenza cartacea che avvolgono i
chicchi di varie graminacee).
Un lavoratore sta intervenendo in
quanto si è verificato un guasto (in particolare non esce il glume
dall'apertura di scarico posta nella parte bassa del silos). Per disostruire
l'apertura di scarico, il lavoratore entra all'interno del silos - parzialmente
pieno del prodotto - con un tubo di ferro per spingere il prodotto attraverso
l'apertura di scarico. Improvvisamente , a causa di un cedimento dello strato
di glume sul quale si trovava ad operare, il lavoratore viene inghiottito e
sepolto dal glume di farro. Viene soccorso ed estratto ancora vivo, avvalendosi
anche dell'intervento dei Vigili del Fuoco, ma muore dopo alcuni giorni. La
scheda di INFOR.MO. mette in risalto come l’entrata nel silos sia stata un
errore procedurale.
La prevenzione
Nelle recenti puntate di
“Imparare dagli errori” abbiamo presentato varie indicazioni per la
prevenzione degli incidenti relativi agli
ambienti confinati o comunque in ambienti sospetti di inquinamento, ad
esempio con riferimento ai pericoli di asfissia, all’utilizzo di dispositivi di
protezione personale o alle procedure e condizioni per entrare negli spazi
confinati.
Ci soffermiamo oggi in
particolare sul contenuto di una lista di controllo allegata al “ Manuale illustrato
per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’art.
3 comma 3 del dpr 177/2011”. Un manuale che, come previsto dal Decreto
del Presidente della Repubblica n. 177 del 14 settembre 2011 indica – per
tutti coloro che si occupano di bonifiche e/o manutenzione in ambienti
confinati - le idonee
procedure di
sicurezza da attuare.
L’
esempio di lista di controllo (allegato 4) permette in particolare di
verificare se siano state svolte una serie di
attività generali propedeutiche al lavoro negli ambienti sospetti
di inquinamento o confinati.
Ad esempio si sofferma sulla
necessaria e specifica
analisi di
rischio:
- “sono stati definiti: caratteristiche dell’ ambiente
confinato, lavori che devono essere svolti e loro durata?
- sono stati specificati i
pericoli potenziali presenti nel luogo confinato?
- sono stati verificati la
necessità, il tipo e la frequenza dei monitoraggi ambientali (contenuto di
ossigeno, assenza di contaminanti, assenza di esplosività, condizioni
microclimatiche, ecc.)”?
Inoltre il personale coinvolto
deve essere a conoscenza delle
istruzioni
operative in caso di emergenza e deve essere predisposta una specifica
procedura di lavoro, una procedura
“comprensiva delle fasi di salvataggio e di gestione di un’eventuale emergenza,
incluso il coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio Sanitario
Nazionale e dei Vigili del Fuoco” (il personale coinvolto nei lavori deve
conoscerla).
Altre
indicazioni rilevabili dalla lista di controllo:
- il Datore di lavoro committente
deve individuare un suo rappresentante che vigili in funzione di indirizzo e
coordinamento sulle attività svolte dai lavoratori impiegati dall’impresa
appaltatrice o dai lavoratori autonomi;
- il personale coinvolto deve
essere idoneo, formato, informato ed addestrato a svolgere l’incarico (il 30%
con almeno un’esperienza triennale nel settore);
- è necessaria anche per il
preposto un’esperienza triennale nel settore.
Inoltre “è stata rilevata
l’eventuale necessità di aerazione e/o bonifica? È stato effettuato il
controllo dell’isolamento meccanico/elettrico? Sono state sezionate eventuali
condotte che potrebbero introdurre gas, fumi, vapori, acqua o altri liquidi ? È
stata verificata l’idoneità delle attrezzature di lavoro per i lavori negli
ambienti confinati? È stata verificata l’idoneità della strumentazione di
monitoraggio (compresa la taratura)”?
Gli ambienti confinati devono
essere delimitati e segnalati da
apposita
segnaletica.
Devono essere messi a
disposizione i DPI
da adottare e il medico competente ha il compito di valutare l’idoneità
alla mansione dei lavoratori che accedono, anche tenendo conto di aspetti quali
la claustrofobia o la necessità di usare DPI respiratori.
Senza dimenticare che prima di
avviare i lavori deve essere predisposto e firmato l’apposito
modulo autorizzativo (allegato 1).
Riguardo la necessità di un
idoneo
sistema di comunicazione tra
interno ed esterno, anche vocale, la lista riporta un
esempio di sistemi di comunicazione:
- “comunicazione a ‘voce’ tra la
persona interna e quella esterna;
- comunicazione a ‘vista’ tra la
persona interna e quella esterna;
- microfoni da bavero o
laringofoni;
- dispositivi di allarme luminosi
fissi;
- dispositivi di allarme luminosi
portatili;
- dispositivi di allarme sonoro
fissi;
- dispositivi di allarme sonoro
portatili;
- collegamento via cavo con
telefono portatile con possibilità di collegarsi con la squadra dei soccorsi
e/o con i Vigili del Fuoco;
- radiotrasmittenti”.
La lista di controllo riporta
infine precisi
esempi di operazioni
preliminari.
Queste le domande a cui si chiede di
rispondere:
- “è stato effettuato un
controllo a vista della rimozione di materiali pericolosi?
- è stato effettuato un controllo
del funzionamento dei rilevatori di gas?
- è stata effettuata un’analisi
dell’atmosfera prima dell’inizio lavori, per valutare la presenza di sostanze
asfissianti, tossiche o incendiarie/esplosive?
- è stato effettuato un controllo
strumentale della temperatura?
- sono state segnalate parti
d’impianto ad alta temperatura mettendo in atto tutte le precauzioni per
impedire contatti accidentali?
- è prevista un’analisi
dell’atmosfera, durante i lavori, per valutare la presenza di sostanze
asfissianti, tossiche o incendiarie/esplosive?
- è stato effettuato un controllo
a vista e/o strumentale dell’eliminazione delle sorgenti di innesco?
- è stato effettuato un controllo
a vista della segnaletica di pericolo?
- è stato effettuato un controllo
a vista delle misure di protezione per le aperture nel suolo contro la caduta
di persone e per impedire l’accesso ai non addetti ai lavori (barriere,
transenne, funi di sbarramento, coperchi, ecc.)?
- è stato effettuato un controllo
dei presidi antincendio presenti?
- è stato effettuato un controllo
a vista della predisposizione di idonea illuminazione ordinaria e di sicurezza?
- è stato predisposto, ove
necessario, un
kit di rianimazione
con rifornimento di ossigeno (piccola bombola di ossigeno, un regolatore di
pressione, un sacchetto gonfiabile e una maschera che copre il naso e la bocca
dell’infortunato)?
- sono stati predisposti, ove
necessario dispositivi aggiuntivi di
monitoraggio dell’ossigeno per la squadra di soccorso per controllare
periodicamente le condizioni all’interno dell’ambiente confinato?
- è stata predisposta una
stazione esterna, ove necessario, con bombole d’aria o con autorespiratori
portatili o attraverso linee di aria compressa idonee alla respirazione?
- sono stati individuati e
segnalati i percorsi di fuga”?
Concludiamo segnalando, in
relazione anche al recente incidente a Lamezia Terme, che nel D.Lgs. 81/2008 il
Titolo XI prescrive le misure di tutela della salute e della sicurezza per i
lavoratori che possono essere esposti al
rischio
di atmosfere esplosive. Per “ atmosfera
esplosiva” si intende
una miscela con
l'aria, a condizioni atmosferiche, di sostanze infiammabili allo stato di gas,
vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la combustione si propaga
nell’insieme della miscela incombusta.
Pagina introduttiva del sito web di
INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero
2349a,
3093 e
2009 (archivio
incidenti 2002/2010).
Tiziano Menduto
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