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"Inail: il rischio biologico nella bonifica dei siti contaminati"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
20/09/2013 - In relazione al rilevante
inquinamento di suoli e di falde in Italia e alla necessità di
bonifiche di siti contaminati, qualche mese fa PuntoSicuro ha presentato
Reconnet, una rete italiana sulla gestione e la bonifica dei siti contaminati che
oggi conta una quarantina di membri (tra questi anche l’Inail) e che
punta a promuovere i contatti e gli scambi di informazioni per
individuare soluzioni alle principali criticità di carattere tecnico e
normativo.
Per affrontare il rischio biologico occupazionale nelle attività di bonifica - un rischio spesso sottovalutato o per nulla considerato – l’ Inail ha
recentemente prodotto una nuova monografia che fornisce anche
indicazioni in materia di valutazione e controllo dei rischi biologici
durante le diverse fasi operative.
In “
Il rischio biologico nel settore della bonifica dei siti contaminati”
- pubblicazione realizzata da INAIL Settore Ricerca, Certificazione e Verifica,
Dipartimento Processi Organizzativi – si sottolinea che “il problema dell’inquinamento dei suoli e delle falde
acquifere da parte dei contaminanti
organici di svariata natura chimica (idrocarburi, sostanze
organo-alogenate, fitofarmaci, derivati dell'anilina, naftoli, pesticidi, etc.)
è particolarmente rilevante in numerose zone dell'Italia e molto spesso è
aggravato dalla elevata persistenza e tossicità di questi composti con i
connessi rischi sanitari”. Inoltre è da segnalare come il nuovo contesto
legislativo in materia di bonifiche abbia importanti ricadute nel settore
tecnologico: da interventi drastici, spesso molto costosi, che non fanno che
trasferire gli inquinanti da una matrice ad un'altra, la domanda di bonifica si
sta spostando verso tecnologie, come quelle biologiche, più naturali e meno
costose.
Dall’analisi della letteratura
tecnico-scientifica in materia di rischi per la salute e la sicurezza dei
lavoratori del settore bonifiche dei siti contaminati “si evince che
il rischio biologico occupazionale è spesso
sottovalutato o per nulla considerato”. Mentre in base a quanto disposto
dal Titolo X del D.Lgs. 81/2008 “i
rischi biologici per i lavoratori devono essere valutati al pari degli altri
rischi per la salute e la sicurezza al fine di definirne le corrette modalità
di gestione e controllo alla luce di quelle che sono le più aggiornate
conoscenze scientifiche in materia”.
E durante le operazioni di
bonifica dei siti contaminati “l’
esposizione
del lavoratore ad agenti biologici può essere sia potenziale che deliberata
in funzione delle lavorazioni che si svolgono per il recupero del sito”. E
infatti il campo di applicazione del Titolo X comprende “tutte le attività che
possono comportare rischio di esposizione
ad agenti biologici, sia quelle che prevedono un uso deliberato di
microorganismi che le attività a rischio potenziale di esposizione”.
In particolare per tutte le
attività per le quali la
valutazione del
rischio evidenzia rischi per la salute dei lavoratori “il datore di lavoro
attua misure tecniche, organizzative e procedurali per evitare ogni esposizione
degli stessi ad agenti biologici (art. 272), misure igieniche (art. 273),
fornisce informazione e formazione ai lavoratori (art. 278) ed attua la
sorveglianza sanitaria (art. 279)”.
Inoltre come “per altri settori
lavorativi che comportano esposizioni analoghe a quelle delle bonifiche, come
quello della depurazione acque reflue e le attività agricole, è da considerarsi
potenziale l’esposizione del lavoratore ai microrganismi indigeni, ossia a quelli normalmente presenti nelle matrici
contaminate, e/o loro parti (endotossine batteriche, spore fungine) e prodotti
(tossine). La stessa tipologia di rischio potenziale si configura nelle
pratiche di bonifica biologica che prevedono l’aggiunta alle matrici
contaminate di substrati organici di nutrimento per le flore microbiche
indigene, come per esempio, ammendanti quali compost, pelletts di legno, fieno,
stallatico, scarti vegetali, letame e specifici accettori di elettroni, come
l’ossigeno, al fine di accelerare le reazioni di biodegradazione delle sostanze
chimiche”.
Il documento segnala che nel
D.Lgs. 81/2008 gli
agenti biologici
“sono classificati in base a specifiche caratteristiche di pericolosità sia nei
confronti della salute dei lavoratori che della popolazione generale (art.
268), ovvero:
a) l’infettività, intesa come
capacità di un microrganismo di penetrare e moltiplicarsi nell’ospite;
b) la patogenicità, riferibile
alla capacità di produrre malattia a seguito di infezione;
c) la trasmissibilità, intesa
come la capacità di un microrganismo di essere trasmesso da un soggetto infetto
ad un soggetto suscettibile;
d) la neutralizzabilità, intesa
come la disponibilità di efficaci misure profilattiche per prevenire la
malattia o terapeutiche per la sua cura”.
Sulla base di tali
caratteristiche la Direttiva 2000/54/CE suddivide in
classi di pericolosità i microorganismi, con valori crescenti da
uno a quattro: un elenco degli agenti biologici classificati è riportato
nell’Allegato XLVI del D.Lgs. 81/2008.
La monografia si occupa
ampiamente della esposizione ad agenti biologici rimarcando tuttavia che tale
valutazione risulta “seriamente compromessa dalla
mancanza di valori limite di esposizione (Occupational Exposure
Levels, OELs) agli agenti biologici che possano essere da riferimento nella
interpretazione delle dosi espositive in termini di frequenza attesa delle
diverse manifestazioni patologiche a carico del lavoratore, siano esse di
natura infettiva che allergica o tossica”. La mancanza dei valori limite di esposizione
agli agenti biologici “comporta che, dal punto di vista operativo per
gestire in sicurezza le attività di bonifica dei siti contaminati, l’approccio
più corretto è quello preventivo, ossia ridurre al più basso livello tecnicamente
realizzabile l’entità dell’esposizione individuale, attraverso la definizione e
l’applicazione di specifiche misure di contenimento tecniche, organizzative e
procedurali e controllarne il rispetto da parte del lavoratore opportunamente
informato e formato in tema di rischio biologico”.
In particolare prima di procedere
alla valutazione del rischio è necessario “
identificare
i pericoli espositivi in funzione:
- delle caratteristiche degli
agenti biologici presenti nelle matrici ambientali contaminate;
- delle attività che si svolgono
nel sito contaminato e delle relative modalità operative in funzione dei metodi
di bonifica adottati;
- delle modalità di esposizione
del lavoratore in funzione delle mansioni che egli svolge”.
A tale proposito si ricordano le
diverse vie attraverso le quali i microrganismi possono colonizzare i
lavoratori esposti: “la
via inalatoria,
attraverso la produzione di polveri o bioaerosol; la
via transcutanea, attraverso ferite o altre lesioni della pelle che
si possono contaminare, e la via gastroenterica, attraverso la
contaminazione delle mani ed il
contatto diretto con parti del corpo
esposte (viso, occhi) tramite schizzi o versamento di liquidi contaminati”.
E per identificare i pericoli biologici devono
essere quindi “analizzate le diverse fasi operative delle attività di bonifica:
dal sopralluogo conoscitivo, alla fase di allestimento del cantiere ed alle
operazioni di bonifica vera e propria”.
In particolare riguardo ai
pericoli espositivi durante il sopralluogo
conoscitivo del sito, la monografia indica che nella valutazione
preliminare dell’area da sottoporre a bonifica si procede appunto con il
sopralluogo conoscitivo. Un sopralluogo puramente osservativo “per verificare
lo stato generale del sito, individuare le sorgenti di rischio ambientale,
identificare le situazioni che richiedono interventi urgenti, e, ove
necessario, disporre i lavori di sgombro e pulizia”. Un fase particolarmente
complessa, specie “nelle aree abbandonate da tempo, nelle quali la presenza di
vegetazione incolta, di rifiuti (solidi o liquidi) abbandonati, reti
fognarie prive di manutenzione, animali randagi, edifici in disuso
colonizzati da volatili, rendono più difficile il riconoscimento di pericoli
immediati. Non è inoltre infrequente la presenza in questi siti di occupanti
abusivi, che contribuisce ad aggravare la condizione di pericolo”.
Il documento segnala alcuni dei
microrganismi, dei contaminanti organici patogeni che possono essere presenti
nell’ambiente terrestre e acquatico contaminato.
Per concludere questa breve
presentazione della monografia, ci soffermiamo anche sui “
pericoli espositivi nella fase di allestimento del cantiere”.
Infatti “durante le operazioni di
allestimento del cantiere, i rischi espositivi di natura biologica sono
analoghi a quelli del settore edilizio. Le operazioni di movimentazione del
terreno ( escavazione del
sito, trivellazione, perforazioni a secco, carico e scarico terreno, etc.)
comportano inevitabilmente produzione di elevati quantitativi di polvere e tale
condizione è spesso ulteriormente aggravata dalla presenza costante nelle zone
di lavoro di veicoli in movimento”. Infatti gli agenti biologici dispersi nel
terreno possono venire aerotrasportati “dai moti convettivi dell’aria
sottoforma di aerosol, adsorbendosi a polveri, particelle liquide, emulsioni
oleose, polvere di legno, etc., con conseguente esposizione dei lavoratori
prevalentemente attraverso le vie aeree”, Senza dimenticare che oltre alla via
inalatoria, “la contaminazione può avvenire attraverso la cute in presenza di
tagli o ferite, attraverso materiali o strumenti contaminati ed il contatto
diretto con parti del corpo esposte (faccia, occhi) tramite schizzi o
versamento di liquidi”.
Anche in questo caso il documento
si sofferma su diversi microrganismi e patologie, ad esempio con riferimento
agli agenti fungini appartenenti al genere
Aspergillus,
il gruppo di microfunghi più diffuso nell’ambiente.
L’
indice della monografia Inail:
Introduzione
1. Il rischio biologico: infettivo,
allergico e tossico
2. Identificazione dei pericoli
biologici durante le attività di bonifica
3. Tecnologie di bonifica biologica
dei siti contaminati
4. Individuazione dei pericoli
biologici durante le operazioni di bonifica
5. L’impiego di MOGM nella
bioremediation
6. Valutazione del rischio
biologico connesso alle operazioni di bonifica
7. Le relazioni dose-effetto degli
agenti biologici
8. La casistica epidemiologica a
supporto della valutazione del rischio
9. Il monitoraggio microbiologico
ambientale
10. La gestione del rischio
biologico durante le attività di bonifica
11. La sorveglianza sanitaria dei
lavoratori del settore bonifiche
Riferimenti bibliografici
“ Il rischio biologico nel settore della bonifica dei siti
contaminati”, pubblicazione realizzata da INAIL Settore Ricerca,
Certificazione e Verifica, Dipartimento Processi Organizzativi, U.F.
Comunicazione – Redazione, autori: Biancamaria Pietrangeli e Domenico Davolos,
pubblicazione maggio 2013 (formato PDF, 4.0 MB).
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rischio biologico e la bonifica dei siti contaminati”.
RTM
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