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"Movimentazione merci: la gestione degli agenti chimici pericolosi"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
15/10/2013 - Negli ambienti di
lavoro la
movimentazione di merci
pericolose può comportare incidenti di varia natura, incidenti correlati ad
esempio al danneggiamento dei recipienti o imballaggi contenenti le merci (per
perdita, guasto, corrosione, urto, caduta, ...). Senza dimenticare i vari
incidenti e avvenimenti anche esterni che possono coinvolgere le merci, ad
esempio gli incendi o gli eventi meteorologici estremi (piogge, inondazioni).
Per avere informazioni sulla
prevenzione e protezione nella gestione
degli agenti chimici pericolosi movimentati possiamo fare riferimento alla
pubblicazione “
Movimentazione merci pericolose. Carico,
scarico, facchinaggio di merci e materiali. Manuale sulla sicurezza destinato
agli addetti al carico, scarico, facchinaggio di merci e materiali pericolosi”,
realizzata dalla Direzione Centrale Prevenzione dell’Inail in collaborazione
con Parsifal Srl.
Il documento ricorda innanzitutto
che la “
movimentazione delle sostanze o
miscele pericolose, connessa con il loro stoccaggio
e trasporto, deve sempre tener conto delle caratteristiche che richiedono
prudenza e cautele aggiuntive. La prima regola per la sicurezza è osservare
scrupolosamente le norme di buona tecnica”. Ogni operazione deve infatti
avvenire “secondo modalità prestabilite, adottando idonei mezzi di
trasporto, condotti da personale formato, impiegando attrezzature
specificamente atte e corretti sistemi di imbracatura del carico e le
necessarie cautele durante il trasporto”. E lo stoccaggio deve essere fatto “in
zone separate dalle normali merci, evitando altresì la commistione di prodotti
fra loro incompatibili”; evitando di accogliere nei magazzini “merci delle
quali non si conoscono le caratteristiche di pericolosità o che non sono
etichettate conformemente alle norme o, più in generale, colli privi di chiara
identificazione del contenuto”.
In caso di
merci a particolare rischio “dovranno essere adottate tutte le
necessarie soluzioni impiantistiche e organizzative per prevenire incidenti e
per intervenire in caso di accadimento”. Senza dimenticare che gli elementi
essenziali di primo intervento sono riportati nella scheda dati di sicurezza
dei prodotti pericolosi alle sezioni 2, 5, 6 e 10.
Le varie
soluzioni di intervento dovranno comunque essere previste “in
ragione dei rischi ipotizzati e delle caratteristiche quali-quantitative delle
merci pericolose presenti”. E le misure possibili sono molteplici. Ad esempio:
“i mezzi di protezione personale (indumenti, maschere
protettive, ecc.); la formazione degli addetti; le procedure operative; i
divieti di fumare e usare fiamme libere; la segnaletica; i mezzi di estinzione;
le dotazioni per gestire le emergenze (es. prodotti neutralizzanti e
assorbenti); gli impianti elettrici a regola d’arte o, se necessari, del tipo
‘a sicurezza’; i generatori autogeni di forza elettromotrice, dove la
continuità dell’alimentazione è necessaria; i condotti di scarico delle reti
fognarie dotati di sistemi di blocco (serrande, cuscini e tappi per isolare
i tombini); i sistemi di contenimento e raccolta; i piani di emergenza; squadre
con personale adeguatamente addestrato per il pronto intervento”.
Gli interventi di emergenza
“devono essere studiati preventivamente e adeguati al rischio presunto” e, a
questo proposito, si indica che la
predisposizione
di uno specifico piano di emergenza interno “si pone come lo strumento
ideale, purché esso sia realizzato in modo semplice e chiaro (è previsto
obbligatoriamente dal Decreto Ministeriale 10/03/98). Da non trascurare,
nell’organizzazione del piano, i flussi informativi per il personale, le
modalità di allarme e sfollamento a zone sicure, la formazione e
l’addestramento del personale e delle squadre di emergenza, le procedure
operative per tutto il personale, anche non coinvolto e gli autisti dei mezzi,
le modalità di chiamata delle Autorità esterne (Vigili del Fuoco, Comune, Asl,
Ambulanza, ecc.)”.
Il documento si sofferma poi
sull’
esposizione ad agenti pericolosi
aerodispersi e sottolinea che “un’attenta valutazione
del rischio da agenti chimici (da normale attività o da anomalia) non può
prescindere da un accurato studio del ciclo di lavorazione e delle modalità
operative unito, ogniqualvolta possibile, a un adeguato monitoraggio delle
reali condizioni ambientali di esposizione”. Se nella gestione delle merci
pericolose, “di norma imballate o segregate”, l’esposizione è generalmente ridotta,
non bisogna tuttavia trascurare:
- “il trasporto e lo stoccaggio
alla rinfusa;
- il travaso, la ripartizione o
il trasferimento di prodotti a volte associato alla movimentazione; - la
possibilità, sempre presente, di fuoriuscita dal recipiente per difetto,
guasto, perdita o incidente”.
Dopo aver ricordato che la
conoscenza delle caratteristiche di pericolosità delle sostanze o miscele è il
primo passo per attuare la prevenzione e la riduzione dei rischi a esse
connessi, la pubblicazione dell’Inail - in merito al
lavoro con agenti pericolosi - indica che un adeguato
sistema per la gestione dei prodotti
pericolosi e per la valutazione dei rischi di esposizione, nonché della
loro prevenzione, “può essere così descritto:
- identificare gli agenti a
rischio presenti o potenzialmente presenti in ogni fase dell’attività;
- limitare l’utilizzo degli agenti
chimici sul luogo di lavoro;
- valutare la possibile
sostituzione con altri prodotti a minor grado di rischio;
- limitare al minimo il numero
dei lavoratori che sono o possono essere esposti e segregare le lavorazioni a
rischio;
- verificare le incompatibilità
tra prodotti o la possibilità di sviluppo di reazioni pericolose o di prodotti
di decomposizione;
- individuare le modalità di
conservazione e impiego, necessarie a limitare al più basso livello possibile
l’esposizione, rispettare i livelli di esposizione regolamentari e tener conto
dei valori raccomandati adottando: misure tecniche di prevenzione (idoneità di
depositi, impianti di lavorazione, recipienti, contenitori, sistemi di travaso
o confezionamento, glove-box...); misure di protezione collettiva (captazione
alla fonte con cappe di aspirazione, aerazione e ventilazione forzata...);
segnali di avvertimento e di sicurezza; procedimenti e metodi di lavoro appropriati;
misure di protezione individuale (soltanto quando non sia possibile evitare in
altro modo l’esposizione pericolosa); misure di emergenza da attuare in caso di
esposizione anomala; misure igieniche;
- controllare l’esposizione dei
lavoratori mediante la misurazione dell’agente, ogniqualvolta non è
ragionevolmente possibile escluderne la presenza;
- sottoporre a sorveglianza
sanitaria i lavoratori, sentito il medico competente;
- informare e formare i
lavoratori e i loro rappresentanti sugli agenti chimici presenti in ambiente di
lavoro, sulle modalità operative, sulle condizioni di impiego, sulle
precauzioni e sui DPI necessari”.
Si ricorda inoltre che secondo il
D.Lgs. 81/2008 e s.m.i, i recipienti utilizzati sui luoghi di lavoro o per il
magazzinaggio e le relative tubazioni visibili, destinati a contenere o
trasportare agenti chimici pericolosi, “devono essere muniti dell’ etichettatura
appropriata (negli ambienti di lavoro, l’etichettatura può essere
sostituita dai cartelli di avvertimento e completata da ulteriori
informazioni)”.
Il principio fondamentale per la
prevenzione dei rischi per la sicurezza e la salute consiste comunque “nel
privilegiare gli interventi di natura tecnica e organizzativa direttamente alla
fonte, sull’ambiente, sulle macchine o sulle attrezzature di lavoro impiegate”.
E secondo il relativo grado di rischio “la prima e più efficace forma di
prevenzione dell’esposizione a prodotti chimici pericolosi consiste nella
sostituzione con altri potenzialmente
meno pericolosi”. Mentre il passo successivo, in un’adeguata valutazione dei
rischi, “consisterà nella messa in atto di tutti i provvedimenti di prevenzione
e protezione necessari alla minimizzazione o attenuazione del rischio derivanti
dallo studio dell’attività produttiva esaminata”.
A questo proposito concludiamo
richiamando l’attenzione su alcuni punti critici su cui è opportuno focalizzare
l’attenzione in presenza di prodotti pericolosi:
- “operazioni di trasferimento
con contenitori mobili (fusti, bombole, secchi, sacchi, ...);
- operazioni di carico di
contenitori mobili o travaso;
- operazioni di trasferimento da
apparecchiature, contenitori ad altri apparecchi non collegati in modo
permanente;
- presenza di linee di
trasferimento con giunzioni o collegamenti, fonte di possibili perdite o
rilasci, e di organi soggetti a movimento quali valvole, pompe, compressori,
flange, guarnizioni, tenute;
- modalità di conservazione di
recipienti contaminati dopo l’uso, perdenti o danneggiati: fusti, pescanti,
tubazioni, sacchi;
- attività di regolazione e
controllo, verifiche di livello, prelievo di campioni;
- operazioni di manutenzione,
sostituzione o lavaggio, anche dei mezzi di trasporto utilizzati;
- accesso (anche se straordinario
od occasionale) a luoghi
confinati e/o isolati, non solo per la presenza di agenti pericolosi, ma
anche per tutte le condizioni che possono limitare o alterare la normale
presenza (e il ricambio) di aria respirabile”.
“ Movimentazione merci pericolose. Carico, scarico, facchinaggio
di merci e materiali. Manuale sulla sicurezza destinato agli addetti al carico,
scarico, facchinaggio di merci e materiali pericolosi”, pubblicazione
realizzata dalla Direzione Centrale Prevenzione dell’Inail in collaborazione
con Parsifal Srl, versione 2012 (formato PDF, 3.27 MB).
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Merci Pericolose - Carico, scarico, facchinaggio di merci e materiali”.
RTM
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