News
"Imparare dagli errori: i rischi e la prevenzione nell’uso dei pesticidi"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
21/11/2013 - Quello dell’
uso dei pesticidi, dei fitofarmaci, in
agricoltura è un tema che si ricollega sia alla prevenzione dei rischi in un
comparto, quello agricolo, non carente di pericoli per i lavoratori, sia al
tema della tutela della salute dei lavoratori immigrati. Lavoratori che, come
la cronaca ricorda, sono spesso utilizzati come braccianti nei campi in
condizioni proibitive e con scarsa attenzione alla sicurezza.
Riprendiamo il tema con una
puntata di “Imparare dagli errori”, dedicata in questo caso alle malattie
professionali. E lo facciamo riprendendo i contenuti di una ricerca
presentata al 74° Congresso Nazionale SIMLII e pubblicata sul secondo supplemento del numero di luglio-settembre
2011 del Giornale
Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia.
Nel poster congressuale “
Effetti dei pesticidi sulla fertilità e
sulla funzionalità tiroidea” – a cura di M. Barbaro, M.A. Tringali, L.
Miceli, S. Gangemi, A. De Luca, C. Alibrando, F. Schembri, M. Ceruso, G. Trimarchi,
C. Abbate – si sottolinea che i pesticidi sono “sostanze chimiche largamente
utilizzate in agricoltura, in grado di produrre effetti avversi sulla salute
umana, quali disturbi della funzionalità tiroidea, alterazioni dello sviluppo e
della funzionalità degli apparati riproduttivi maschile e femminile, aumentata
incidenza di patologie neoplastiche, abortività precoce”.
Lo scopo della ricerca presentata
nel poster è quello di “valutare la correlazione tra alterazioni della
fertilità e della funzionalità tiroidea ed esposizione
lavorativa a pesticidi”.
Il campione è costituito da 63
soggetti, tutti di sesso femminile, con età media di 44 anni, che “lavorano in
serre ubicate nella provincia di Messina, esposti a pesticidi (benomyl, maneb,
mancozeb).
A tutte le lavoratrici è stato somministrato, con modalità autocompilativa, un questionario riguardante i dati anagrafici (età, comune di residenza, stato civile), le abitudini di vita (fumo, alimentazione, sport), le abitudini lavorative (anzianità lavorativa, sostanze utilizzate) e lo stato di salute, con particolare riguardo per la presenza di patologie tiroidee e di alterazioni della riproduttività (numero di aborti spontanei)”.
A tutte le lavoratrici è stato somministrato, con modalità autocompilativa, un questionario riguardante i dati anagrafici (età, comune di residenza, stato civile), le abitudini di vita (fumo, alimentazione, sport), le abitudini lavorative (anzianità lavorativa, sostanze utilizzate) e lo stato di salute, con particolare riguardo per la presenza di patologie tiroidee e di alterazioni della riproduttività (numero di aborti spontanei)”.
In conclusione la ricerca,
attraverso “l’analisi dei dati ottenuti dalla valutazione dei questionari
somministrati con modalità auto compilativa” ha evidenziato una “
notevole percentuale di lavoratrici con
alterazioni della funzionalità tiroidea e con pregressi aborti spontanei,
che, pertanto, potrebbero essere giustificati dall’ esposizione
occupazionale a pesticidi”.
Ad esempio dall’analisi del
campione è risultato che il 19% del campione esposto ai pesticidi (12
lavoratrici su 63) risulta affetto da gozzo multinodulare ed il 50% di questo
ha avuto un aborto spontaneo.
La prevenzione
Sui problemi correlati all’uso in
sicurezza dei fitofarmaci e ai rischi correlati in ambito professionale,
PuntoSicuro si è soffermato in passato con diversi articoli.
Riprendiamo ad esempio alcune
indicazioni già presentate e relative al manuale “ Sicurezza
in agricoltura e utilizzazione dei prodotti fitosanitari” - prodotto dall’ Azienda Unità
Sanitaria Locale di Latina, dall’Assessorato alla Sanità e dall’Assessorato
all’Agricoltura della Regione Lazio - rivolto ai formatori dei corsi che gli
agricoltori seguono per ottenere il rilascio del “
patentino”
per l’utilizzo di fitosanitari.
Vengono presentate alcune
norme
comportamentali che possono limitare al minimo i rischi
di intossicazione dell’operatore e i rischi di inquinamento dell’ambiente.
Sono regole che “vanno seguite sempre, anche quando una determinata operazione
non presenta apparentemente pericoli; in particolare è indispensabile porre
molta attenzione se si opera in ambienti chiusi (serre, magazzini), in quanto
la dispersione delle sostanze tossiche è più lenta che all’aperto e la
possibilità di intossicazione più elevata”.
Queste alcuni
suggerimenti:
- “non trattare in presenza di
vento e comunque disporsi sempre sopra vento e non trattare nelle ore più calde;
- non effettuare la distribuzione
della miscela fitoiatrica con l’irroratrice ferma;
- non trattare durante il periodo
della fioritura con insetticidi, acaricidi o PF (prodotti fitosanitari, ndr)
dichiarati, in etichetta, tossici per le api e per gli insetti pronubi (gli
insetti impollinatori, ndr) in genere;
- accertarsi che sul campo
non stazionano animali o persone”.
Inoltre:
- “prima di eseguire
qualsiasi trattamento su colture arboree è bene verificare che non siano
presenti erbe spontanee sottostanti in piena fioritura; in questi casi è bene
falciare le erbe prima di effettuare il trattamento;
- non trattare nelle ‘aree
di rispetto’ relative a punti di prelievo di acque destinate al consumo umano (per
legge non trattare entro un raggio di 200 metri);
- rispettare le distanze
dai corpi idrici prescritte in alcune etichette di PF; in genere almeno 10
metri di distanza da qualsiasi corpo idrico (es. fiumi, laghi e fossi)”.
Durante il trattamento è
necessario:
- “se si effettuano trattamenti
nelle vicinanze di abitazioni, strade e colture confinanti, verificare che la
nube
irrorante non esca dall’appezzamento trattato”: in particolare
è necessario “tenere conto che, anche nelle condizioni climatiche ideali, si
verifica sempre una certa ‘
deriva’ (nube antiparassitaria che
deborda di 5-10 metri dall’appezzamento) e, pertanto, in prossimità di colture
la cui produzione è destinata all’alimentazione umana (fruttiferi, fragole,
ortaggi, ecc.) o a quella animale (medicai, prati, ecc.), è consigliabile
irrorare i due filari esterni solamente verso l’interno dell’impianto. In
questo modo si evita, o perlomeno si riduce al minimo, la deriva e le
conseguenze negative connesse (fitotossicità, raccolta ritardata, residui
tossici superiori ai limiti di legge);
- “farsi aiutare solo da
personale
munito di patentino nel caso di prodotti molto tossici, tossici
o nocivi;
- durante tutte le operazioni
sopra descritte è assolutamente vietato fumare, mangiare, bere e portare
qualsiasi oggetto alla bocca”.
Altri
comportamenti
corretti che possono portare ad una riduzione del rischio:
- “leggere attentamente le
etichette e le schede di sicurezza di tutti i prodotti chimici utilizzati;
- segregare i prodotti
fitosanitari in luoghi dove l’accesso è garantito solamente a personale
qualificato;
- allontanare dall’area da
trattare persone e animali;
- utilizzare i dispositivi di
protezione individuale;
- effettuare le operazioni di
trattamento quando il vento spira in maniera tale che la nube non investa
l’operatore;
- effettuare le operazioni
rispettando sempre il tempo di rientro, ossia il tempo che deve trascorrere tra
l’ultimo trattamento e il diradamento, la potatura ecc.;
- durante i trattamenti, non
mangiare, fumare e bere, eseguire correttamente le operazioni di pulizia degli
ugelli delle macchine irroratrici;
- aver cura dell’ambiente dove
tali operazioni vengono eseguite;
- utilizzare correttamente le
macchine e provvedere costantemente alla loro revisione
e manutenzione”.
Questi, infine, alcuni
DPI da
utilizzare nelle specifiche fasi di lavoro:
- “preparazione distribuzione:
tuta, guanti, occhiali, stivali, copricapo, mascherina;
- rientro nelle colture trattate
senza rispetto del tempo di rientro: tuta, guanti, stivali, copricapo,
mascherina
- rientro nelle colture trattate
con rispetto del tempo di rientro: tuta, guanti, stivali”.
In particolare l’operatore
agricolo “dovrà indossare i dispositivi
di protezione individuali già fin dal momento della preparazione della
miscela che è la fase più critica in quanto comporta il contatto diretto con il
prodotto fitosanitario allo stato puro o ad alta concentrazione. Questa fase
comprende operazioni di pesatura del prodotto, miscelazione con acqua e travaso
nel mezzo utilizzato per irrorare. La preparazione della miscela dovrà avvenire
all’aperto, in assenza di vento e il più possibile vicino al campo da
trattare”.
“ Effetti
dei pesticidi sulla fertilità e sulla funzionalità tiroidea”, a cura di M.
Barbaro, M.A. Tringali, L. Miceli, S. Gangemi, A. De Luca, C. Alibrando, F.
Schembri, M. Ceruso, G. Trimarchi, C. Abbate, poster al 74° Congresso Nazionale
SIMLII “2011 - Dall’Unità d’Italia al Villaggio Globale - La Medicina del Lavoro di fronte alla
globalizzazione delle conoscenze, delle regole, del mercato”, pubblicato in
Giornale Italiano di Medicina del Lavoro ed Ergonomia, Volume XXXIII
n°3/suppl.2, luglio-settembre 2011 (formato PDF, 41 kB).
Tiziano Menduto
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1313 volte.
Pubblicità