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"Storie di infortunio: un viaggio senza ritorno"
fonte www.puntosicuro.it / Edilizia
10/12/2013 -
Un camionista addetto al
trasporto merci è morto folgorato dai cavi dell’alta tensione mentre alzava il
cassone del proprio camion.
Chi è stato coinvolto
Francesco, un giovane padre di
famiglia piemontese, con diversi anni di esperienza come trasportatore di
bitume per l’ asfaltatura
dei cantieri.
Dove e quando
L’infortunio è avvenuto in un
pomeriggio di giugno del 2005, lungo una pista del cantiere per la costruzione
di una grande opera nel territorio novarese.
Come
Il mattino presto, appena prima
delle sei, Francesco si trova con i suoi colleghi Andrea e Lorenzo all’ impianto
di betonaggio di Santhià. Da qui tutti e tre avrebbero dovuto compiere,
durante il corso della giornata, tre viaggi fino al cantiere in provincia di
Novara distante circa 50 km, per portare il bitume con cui asfaltare una pista
nella valle del Ticino; Francesco non era mai stato prima in quel cantiere.
Nel pomeriggio, al termine del
terzo viaggio, Francesco, deposita il proprio carico all’interno del cantiere
in un avvallamento ai piedi di una salita. Poi percorre la salita con il camion
e si ferma in un piazzale in piano dove si occupa della pulizia e della
chiusura del cassone per evitare di perdere materiali durante il viaggio di
ritorno e causare problemi alla circolazione.
Il piazzale si trova sotto alcuni
cavi di una linea ad alta tensione da 132 kV; Francesco, non rendendosi conto
del pericolo, scende dal camion e comanda il sollevamento del cassone.
A quel punto una scarica di
corrente elettrica, originata dal conduttore di alta tensione, attraversa il
camion provocando l’esplosione dei pneumatici e si disperde a terra. Il camion
prende fuoco e Francesco, investito dalla potentissima scarica
elettrica, muore sul colpo.
Perché
L’area dell’incidente in passato
era di tipo agricolo.
Per lo svolgimento dei lavori era
stata predisposta una pista di cantiere, in pratica una strada per scendere
nella valle del Ticino e, per realizzarla, era stata rimossa una notevole
quantità di terreno. Percorrendo la pista in salita, la piazzola dove Francesco
si è fermato, era la prima area in piano disponibile.
L’area non era delimitata da
segnaletica e, a causa dell’altezza dei cavi da terra (circa otto metri e
mezzo), presentava problemi di sicurezza soprattutto in caso di avvicinamento
con mezzi di trasporto che avrebbero potuto trovarsi a una distanza dai cavi
non sufficientemente sicura.
In quei giorni diversi mezzi
avevano percorso la pista per recarsi nelle diverse zone del cantiere. Nei
pressi dell’area pericolosa era presente sulla pista soltanto un “portale
limitatore di sagoma” alto 5,60 m privo di segnaletica di sicurezza.
Cosa si è appreso dall’inchiesta
Andrea e Lorenzo avevano
accompagnato Francesco durante il primo viaggio della mattina anche per
illustrargli il percorso. Ma, per evitare di intralciarsi nelle operazioni di
scarico, hanno organizzato i successivi trasporti distanziandosi circa 10
minuti l’uno dall’altro. In questo modo i colleghi non hanno potuto essere
testimoni diretti dell’accaduto.
Alla domanda su quali
informazioni lui e i colleghi avessero ricevuto in merito allo svolgimento dei
lavori, Andrea riferisce
“Il lavoro consisteva nel caricare l’automezzo, recarsi presso il
cantiere per lo scarico, successivamente bisogna recarsi in un posto dove non
si intralcia il traffico di cantiere per pulire il ribaltabile”.
Ha inoltre aggiunto che occorreva
sollevare il ribaltabile dopo le operazioni di scarico del bitume.
“Perché è l’unico modo per poterlo pulire bene per poi chiudere il
portellone e viaggiare in sicurezza”.
Entrambi i colleghi hanno
dichiarato di aver sempre vuotato il proprio carico e sollevato il cassone
nell’area ai piedi della salita.
Generalmente le linee elettriche
aeree ad alta tensione si trovano a debite distanze di sicurezza dal piano
stradale e dalle abitazioni. L’area dove si è verificato l’incidente, però, era
stata oggetto di interventi considerevoli che l’avevano trasformata rendendola
soggetta alla normativa prevista per le aree di cantiere che impone una
verifica particolare delle distanze.
La mancanza di delimitazione
dell’area di pericolo e l’assenza di indicazioni segnaletiche hanno indotto
l’autista a ritenere l’area adatta ai normali lavori di cantiere tra i quali
anche il ribaltamento del cassone.
Indicazioni per la prevenzione
Per i lavoratori che accedono ai
cantieri occasionalmente, non è sempre agevole valutare il rischio a cui
possono andare incontro (in questo caso di tipo elettrico) per cui la mancanza
di segnaletica
di pericolo potrebbe far pensare a un’assenza di rischi. In questo caso, il
lavoratore non aveva ricevuto alcuna indicazione da preposti o altri addetti
sul corretto svolgimento delle proprie mansioni.
Durante la realizzazione di
un'opera, gli accessi al cantiere devono essere ben delimitati specialmente in
prossimità di linee aeree a conduttori nudi in tensione. In specifico è
fondamentale esporre sempre idonei segnali indicanti il rischio
di elettrocuzione, assicurandone la visibilità nelle zone dove il rischio
può manifestarsi.
In caso di ricorso a subappalti,
inoltre, è importante riuscire a fornire precise indicazioni sulle modalità di
svolgimento dei lavori poiché spesso gli operatori non sono in grado di percepire
le situazioni di pericolo.
Ancora una volta emerge
l’importanza del coordinamento tra i diversi operatori già in fase di
elaborazione del progetto e, soprattutto, durante la fase di realizzazione dei
lavori in cui la presenza simultanea di imprese differenti su uno stesso
cantiere può comportare un aumento dei rischi per la sicurezza.
Fabio Aina, Alessandro Sansonna
Servizio Pre. S.A.L della Asl NO
Fonte: Dors.
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