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"Il primo soccorso nei luoghi di lavoro: la catena della sopravvivenza"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
06/03/2014 - Un intervento
corretto e tempestivo in un'
emergenza
sanitaria - una situazione improvvisa e imprevista che mette in pericolo la
sopravvivenza di una o più persone immediatamente o a brevissima distanza di
tempo dall'inizio del malessere o del trauma – è molto importante anche negli
ambienti di lavoro.
Per favorire una idonea
informazione e formazione l’ Azienda
USL 3 di Pistoia ha pubblicato sul proprio sito il documento “
Corso Primo Soccorso Sanitario nei luoghi
di lavoro” con riferimento al
Decreto
Ministeriale n. 388 del 15 luglio 2003 che ha introdotto una particolare
classificazione aziendale per quanto attiene le modalità di organizzazione del
pronto soccorso, individuando le tipologie di formazione degli addetti
al pronto soccorso e specificando le attrezzature minime di equipaggiamento
e di protezione individuale che il datore di lavoro deve mettere a disposizione
degli addetti.
Si sottolinea inoltre anche che
ai sensi del D. Lgs. 81\2008 il datore di lavoro deve prendere i provvedimenti
necessari in materia di pronto
soccorso e di assistenza medica di emergenza, tenendo conto delle altre
eventuali persone presenti sui luoghi di lavoro e stabilendo i necessari
rapporti con i servizi esterni, anche per il trasporto dei lavoratori
infortunati.
Riguardo alle
differenze tra emergenza e urgenza si
indica che “fra le più importanti
emergenze
sanitarie si possono annoverare: l' arresto
cardiocircolatorio, le alterazioni emodinamiche, gli stati asfittici, le
situazioni d'instabilità respiratoria, il politrauma”. E come emergenze
sanitarie si riconoscono anche “quelle situazioni come l'amputazione di un
arto, le lesioni facciali o le lesioni midollari basse, che ledono pesantemente
l'integrità psicofisica del paziente. Per
urgenza
sanitaria, invece, s'intende una situazione che di per se non pone in
pericolo immediato la vita del paziente ma che crea sofferenza: anch'essa deve
essere affrontata, controllata e risolta, possibilmente, in breve tempo”.
Nella realtà – continua la
pubblicazione - questa distinzione
fra emergenza ed urgenza “non è sempre così netta e, di fatto, esistono
situazioni di urgenza-emergenza e di
emergenza- urgenza. Le prime sono
rappresentate da situazioni poco gestibili dalla vittima e dai presenti per le
quali gli operatori sanitari, costretti dall'instabilità emotiva delle persone
coinvolte sia direttamente che indirettamente, devono intervenire in emergenza.
Le seconde sono, invece, reali situazioni di pericolo imminente i cui segni e
sintomi non sono allarmanti e risultano sottostimati dal paziente nella fase
iniziale, ma che evolvono, poi, in situazioni letali o potenzialmente lesive”.
Dopo aver affrontato il tema dei
corsi di pronto soccorso, conformi ai contenuti del DM 388/2003, della designazione
degli incaricati al pronto soccorso e del sistema di soccorso, l’Asl si
sofferma sulla
catena della
sopravvivenza e sul concetto di
Golden Hour.
La morte inattesa “è un evento
drammatico che si può e si deve non solo prevenire, limitando i fattori di
rischio cardiovascolare e traumatico, ma anche combattere, impedendo che un
arresto cardiorespiratorio improvviso duri così a lungo da causare la morte
dell’individuo. Ciò è realizzabile se si attiva tempestivamente una sequenza
d’interventi critici cui partecipano, coordinandosi, cittadini ed operatori
sanitari, per formare quella che viene chiamata ‘
catena della sopravvivenza’”.
Tale catena consiste in quella
“serie continua di procedure da mettere in pratica per il pieno successo della
rianimazione di pazienti definiti critici a causa d'eventi lesivi che avvengono
al di fuori dell'ospedale.
I suoi anelli sono rappresentati
da:
a) “Allarme immediato (chiamata
al numero gratuito Nazionale 118 per l'Italia);
b) Precoce Rianimazione
Cardiopolmonare (BLS);
d) Advanced Life Support (ALS:
manovre di supporto vitale avanzato)”.
Questa visione del problema
rivaluta notevolmente la
figura del
primo soccorritore: “infatti, molte delle situazioni che possono mettere in
pericolo la vita del paziente si realizzano al di fuori delle strutture
ospedaliere, conseguentemente il primo soccorso è portato generalmente da
personale non medico (soccorritore occasionale) che si trova costretto ad
affrontare una situazione d'emergenza, in alcuni casi, senza gli strumenti
adatti. Il concetto di catena della sopravvivenza si applica a tutte le
situazioni di emergenza, comprese quelle traumatologiche, in cui l'importanza
del fattore tempo è sottolineata dal concetto di
golden hour vale a dire
quell'
ora d'oro entro la quale
devono svolgersi le azioni di valutazione e trattamento iniziale sul campo,
trasporto rapido e assistito alla struttura ospedaliera idonea, per il
completamento della fase diagnostica e l’instaurazione delle terapie mirate”.
Rimandandovi ad una lettura
integrale del documento, concludiamo questa breve presentazione soffermandoci
su quanto riportato dall’Asl a proposito delle
crisi epilettiche
La crisi epilettica si può
manifestare attraverso la convulsione del corpo. La manifestazione di queste
crisi convulsive “si rivela sempre
molto violenta ed inaspettata, la vittima di queste crisi crolla nella maggior
parte dei casi al suolo, contorcendosi ripetutamente come in preda ad una forte
scarica elettrica. Si ha in quell'istante una contrattura generale dei muscoli
con relativo rilascio, e può avvenire in molti casi una manifestazione di
rigurgito o detta anche vomito. Si noterà la presenza di saliva e muco attorno
alla bocca della vittima, questa è la conseguenza delle ripetute contrazione
anche a livello gastrointestinale che spingono le sostanze presenti all'interno
dell'apparato digerente verso la bocca che si rivela l'unica uscita. Si ha una rotazione
degli occhi all'indietro da parte della vittima, che può rimanere addirittura
cosciente durante tutta la crisi”.
Una crisi epilettica può anche
essere distinta in crisi di piccolo male e crisi di grande male. Nella prima
situazione “si ha una grande varietà di sintomi: il più tipico è l'assenza,
breve perdita di coscienza della durata di pochi secondi, di cui il paziente
non conserva alcun ricordo, non seguita da caduta a terra ed è difficilmente
avvertibile persino da chi risiede vicino alla vittima colpita da epilessia di
piccolo male”.
Il documento segnala anche
cosa è possibile fare:
- “non cercare di impedire la
crisi, ma evitare che il soggetto nella caduta possa procurarsi lesioni
traumatiche;
- controllare la durata;
- controllare polso e respiro,
assicurandosi che le vie aeree siano libere;
- evitare, se possibile, il morso
della lingua;
- slacciare cravatte o cinture;
- non abbandonare il soggetto da
solo”.
Azienda USL 3 di Pistoia, “ Corso Primo Soccorso Sanitario nei luoghi di lavoro” a cura
della Centrale Operativa 118 dell’ASL 3 di Pistoia, edizione giugno 2008
(formato PDF, 1.36 MB).
RTM
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