News
"Imparare dagli errori: gli incidenti con l’acido cianidrico"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza sul lavoro
17/04/2014 - Differentemente da altre sostanze chimiche pericolose meno conosciute, l’
acido cianidrico evoca
già dal nome - ancor più se chiamato “cianuro” (con riferimento ai sali
derivati dall’acido cianidrico) - pericolosi contatti, avvelenamenti
anche letali che possono avvenire in ambito professionale.
Il viaggio di “ Imparare dagli errori” sul rischio chimico e, in particolare, sulle sostanze inquinanti nei luoghi di lavoro confinati,
continua
dunque
oggi
affrontando i rischi e gli incidenti correlati all’
uso dell’acido cianidrico.
E la guida del viaggio è ancora un documento - correlato ad una
campagna di prevenzione del rischio chimico negli ambienti confinati
promossa dall’ ULSS 5 dell’Ovest vicentino - dal titolo “
La
valutazione e la prevenzione del rischio chimico negli ambienti
confinati: un caso storico di rischio chimico per la sicurezza”
a cura di Lucio Ros (SPISAL ULSS 9), Alberto Brocco (SPISAL ULSS 21),
Celestino Piz (SPISAL ULSS 6) e Franco Zanin (SPISAL ULSS 6).
Gli incidenti
Il documento riporta una breve casistica
esemplificativa di incidenti relativi all’
acido
cianidrico (HCN):
- nel
primo caso “un addetto alla pulizia periodica di una vasca di
elettrodeposizione presso una ditta
galvanica versa ca. 10 litri di HCl all’ 1% sul fondo, senza accorgersi che
vi sono depositati fanghi contenenti ZnCN. In pochi minuti il gas che si
sviluppa (HCN) uccide l’operatore. Altri 4 colleghi nel tentativo di soccorso
subiscono la stessa sorte”;
- nel
secondo caso “in un laboratorio galvanico un lavoratore
erroneamente versa la soluzione del bagno di rodiatura (acido) nel bagno di
argentatura (cianuri). Lo sviluppo di acido cianidrico ne provoca la morte in
pochi minuti”.
La sostanza
L’
acido cianidrico (HCN) si presenta sotto forma di liquido “o di gas
incolore dal caratteristico odore di mandorla amara”, estremamente
infiammabile.
In particolare il gas “si
sviluppa dalla reazione tra cianuri e acidi”. E vari incidenti “avvengono
nell’industria galvanica per versamenti accidentali di cianuri in vasche di
decapaggio o per introduzione di soluzioni acide in vasche con cianuri.
L’intossicazione derivante dall’esposizione indebita ad acido cianidrico è
tipica dell’industria galvanotecnica, dove nella manipolazione diretta è
obbligatoria l’abilitazione professionale ed il conseguimento dell’apposito
patentino per l’uso dei gas tossici”.
Nell’allegato 6 del “ Manuale
illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi
dell’art. 3 comma 3 del dpr 177/2011” si sottolineano alcuni
effetti del gas: “irritante per gli
occhi e le vie respiratorie, stato confusionale, sonnolenza, mal di testa,
nausea, respiro affannoso, convulsioni e stato di incoscienza. Può portare alla
morte”.
Per avere tuttavia qualche
ulteriore informazione su acido cianidrico e cianuro è possibile sfogliare un documento
– elaborato dall’azienda Merck Serono SpA – dal titolo “
Industria, cianuro e rischi di intossicazione”.
Nel documento si sottolinea che
l’acido cianidrico è una tra le più
tossiche sostanze conosciute ed i suoi effetti sono estremamente rapidi”. E
la tossicità del cianuro “è stata riconosciuta già nell’antichità” tanto che,
ad esempio, le mandorle amare ed i noccioli di ciliegia “sono stati da sempre
considerati alimenti pericolosi”.
In particolare il cianuro
prodotto e distribuito dagli stabilimenti “è disponibile, ad esempio, sotto forma
di acido cianidrico, sali di sodio e potassio, in soluzione liquida di cianuro
di sodio e come acetone cianidrica”.
E “nonostante l’elevata tossicità
e pericolosità, i cianuri continuano ad essere ampiamente utilizzati nell’ industria
galvanica poiché consentono di realizzare rivestimenti sottili di metalli
pregiati”. Inoltre le maggiori quantità di cianuro “vengono utilizzate per la
produzione di metil-metacrilato (conosciuto come Perspex o Plexiglas, quando
polimerizzato) e di adiponitrile (un precursore del nylon). L’industria dei
poliuretani serve nove importanti settori della produzione della plastica e
coinvolge, solo a livello europeo, 23.500 imprese - la maggior parte di piccole
o medie dimensioni - e oltre 800.000 lavoratori”.
La prevenzione
In merito alla prevenzione diamo
qualche informazione sulla
gestione
delle emergenze relative al cianuro, tratte dal documento dell’azienda
Merck Serono SpA.
Quando il cianuro “viene
utilizzato in un processo lavorativo, il personale dedicato alla gestione
dell’emergenza (medico, infermiere) deve anche essere formato a somministrare
trattamenti per via endovenosa”.
Infatti la gravità dell’
intossicazione acuta da cianuro
necessita, per tutte le attività che prevedono questo rischio:
- una prevenzione tecnica
collettiva efficace,
- l’elaborazione di procedure di
sicurezza molto precise,
- l’organizzazione chiara del
soccorso in caso di emergenza”.
Il documento sottolinea che l’intossicazione
da cianuri è “un’urgenza medica della massima gravità” e “anche nel solo
sospetto di intossicazione, la rapidità di intervento è essenziale e occorre
trattare inizialmente tutte le esposizioni come potenzialmente letali”.
Purtroppo spesso non viene data “la
giusta importanza alla gestione
delle emergenze: sia di piccola entità, come ad esempio contatti
accidentali con le sostanze in uso, sia di grande entità come incendi,
versamenti di grandi o piccole quantità e l’eventuale miscelamento di sostanze
incompatibili tra loro”.
In particolare ogni volta che in
ambito professionale esiste il
rischio
potenziale di sviluppo di acido cianidrico “dovrebbe essere responsabilità
del medico del lavoro, in collaborazione con i responsabili della sicurezza a
livello aziendale, il personale del servizio di emergenza e gli organismi
esterni (118, Pronto Soccorso, Vigili del Fuoco, Centro Antiveleni) di
stabilire un piano di intervento preciso in caso di incidente e di prevedere la
disponibilità di tutto il materiale necessario per questo intervento”.
E al di là della dotazione minima
prevista per Legge “ogni azienda dovrebbe avere a disposizione una cassetta
esclusiva in funzione degli specifici rischi e situazioni aziendali, con un
contenuto minimo essenziale, integrato ad esempio da presidi per la gestione di
fratture ed ustioni, fino a materiale per rianimazione e specifici
antidoti per agenti chimici”.
Laddove necessario è prioritaria
l’istituzione di un “
armadio antidoti”
presso “l’azienda con dotazione iniziale in grado di consentire il trattamento
in fase acuta di più pazienti intossicati. In questo modo, tramite apposite
procedure e con il supporto del Centro Antiveleni, il farmaco può essere
somministrato sul luogo dell’incidente oppure fatto pervenire in ospedale
all’atto della presa in carico del paziente”.
Link relativo allo spazio web dell’ULSS 5 con i materiali per la prevenzione negli
ambienti confinati.
“ Industria, cianuro e rischi di intossicazione”, documento
elaborato dall’azienda Merck Serono SpA (formato PDF, 610 kB).
Tiziano Menduto
Segnala questa news ad un amico
Questa news è stata letta 1795 volte.
Pubblicità