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"Donne e lavoro: agenti biologici, agenti chimici e temperatura"
fonte www.puntosicuro.it / Salute
29/04/2014 - Per favorire nelle aziende una valutazione che tenga conto delle
differenze tra lavoratori maschi e femmine, riprendiamo il nostro breve
viaggio attraverso le specificità dei principali rischi lavorativi in
ottica di genere.
Per farlo ci facciamo guidare ancora dalla pubblicazione, realizzata dall’Inail in collaborazione con le
Ferrovie dello Stato, dal titolo “ La sicurezza sul lavoro viaggia con le donne”,
una pubblicazione che affronta i principali rischi presenti negli
ambiti di vita e di lavoro e le problematiche specifiche per le
lavoratrici.
Ci soffermiamo oggi in particolare sul
rischio da agenti biologici, sugli effetti del contatto con
agenti chimici pericolosi e dei
problemi di illuminazione, microclima,
temperatura ed umidità.
Danni da
esposizione ad agenti biologici
Anche attraverso il lavoro capillare di informazione condotto dall’Inail conosciamo
ormai abbastanza bene i rischi biologici in vari ambiti lavorativi (in modo
particolare: settore sanitario, laboratori clinici, agricoltura e zootecnia, industria
alimentare, …). E il D.Lgs. 81/2008 dedica alla protezione dei lavoratori da agenti biologici l’intero Titolo X e relativi allegati, ricordando che per agente
biologico “si intende qualsiasi microrganismo (virus, batteri…), coltura
cellulare, endoparassita umano che può provocare infezioni, allergie o
intossicazioni”.
Alcuni documenti si sono occupati anche dei casi di
infezione della donna durante la gravidanza.
Infatti “molti agenti biologici possono agire sul nascituro;
essi possono essere anche trasmessi successivamente durante e dopo il parto,
nel corso dell’allattamento, o a seguito di altri tipi di stretto contatto
fisico tra madre e neonato”.
Nel documento, che vi invitiamo a visionare, è presente
un’utile tabella con alcuni dei microrganismi responsabili di malattia nel
nascituro.
Ricordiamo, ad esempio che il virus della rosolia può
portare ad aborto spontaneo, infezioni e malformazioni fetali e il mycobacterium
tubercolosis a tubercolosi polmonare, intestinale e epatica.
Il documento sottolinea che la
normativa vigente in Italia, in materia di tutela della lavoratrice gestante, puerpera e nel
periodo di allattamento, vieta:
- “di adibire la donna in gravidanza, e fino a sette mesi
dopo il parto, a lavori di assistenza e cura degli infermi nei sanatori e nei
reparti per malattie infettive e per le malattie nervose e mentali;
- l’esposizione della lavoratrice gestante agli agenti
biologici: Toxoplasma e Virus della rosolia, a meno che non sussista la prova
di un sufficiente stato di immunizzazione”.
Inoltre “la lavoratrice deve essere spostata ad altre
mansioni nei casi in cui i Servizi ispettivi del Ministero del lavoro,
d’ufficio o su istanza della lavoratrice, accertino che le condizioni di lavoro
o ambientali siano pregiudizievoli alla salute della donna. Nei casi in cui la
lavoratrice non possa essere adibita ad altre mansioni, il Servizio ispettivo
del Ministero del lavoro, può disporre dell’interdizione dal lavoro delle
lavoratrici in stato di gravidanza, sulla base di un accertamento medico e
avvalendosi dei competenti organi del Servizio sanitario nazionale”.
Effetti da agenti
chimici pericolosi
Se l’uso di agenti chimici classificati come pericolosi è
molto diffuso e coinvolge molte attività lavorative, vi sono anche
agenti chimici classificati tossici per il
ciclo riproduttivo.
E l’esposizione a tali agenti – sostanze o preparati – di
lavoratrici gestanti, puerpere e in periodo di allattamento può:
- “compromettere l’ esito della gravidanza, oppure;
- provocare danni al feto, oppure;
- provocare danni al lattante allattato al seno (certi
agenti passano nel latte materno)”.
Questi alcuni
esempi
di sostanze note per i loro effetti negativi sulla riproduzione femminile:
- “monossido di carbonio (normalmente emesso come
sottoprodotto di combustione);
- composti del piombo (impiegati, ad esempio, come pigmenti
per vernici e pitture);
- dialchilftalati (usati come plastificanti per resine e
plastiche);
- glicoleteri (presenti come solventi nelle vernici e nei
prodotti per la pulizia dei vetri);
- antiparassitari (es. Warfarin);
- farmaci (es. antimicotici, antiblastici).
Ricordiamo che gli agenti tossici per il ciclo riproduttivo
sono riconoscibili da una specifica etichettatura: una tabella nel documento
mostra qualche esempio di “vecchia” e “nuova” etichettatura di pertinenza.
Anche riguardo agli agenti chimici pericolosi, il datore di
lavoro per tutelare la salute delle lavoratrici “ha l’obbligo di allontanarle
dalle mansioni a rischio, per tutto il periodo della gravidanza e fino a sette
mesi dalla nascita del bambino. Le lavoratrici devono essere spostate ad altre
mansioni che non prevedano l’esposizione ad agenti tossici per il ciclo
riproduttivo. Ove detto spostamento non sia possibile, il Ministero del lavoro
può disporre l’interdizione dal lavoro delle interessate”.
Effetti da
illuminazione, microclima, temperatura ed umidità
I luoghi di lavoro – ci ricorda la pubblicazione – “devono
essere conformi ai requisiti stabiliti dalla legge (Titolo II e All. IV del
D.Lgs. 81/08) ed appropriati al tipo di utilizzo, dal punto di vista della
stabilità e solidità, dello spazio disponibile, della sicurezza dei pavimenti,
delle porte, delle scale, delle postazioni di lavoro, del controllo delle zone
di pericolo ecc”.
Nel documento vengono presentati i fattori di rischio
collegati al microclima, alla temperatura, all’umidità e all’
illuminazione
degli ambienti di lavoro.
Concludiamo con qualche indicazione specifica per le
lavoratrici relativa alla
temperatura.
Durante la gravidanza
“l’esposizione a stress termico è meno tollerata dalla donna a causa delle
mutate condizioni fisiche che si verificano in tale periodo. A tale proposito
le linee direttrici della Commissione delle Comunità Europee cosi recitano: ‘
Durante la gravidanza le donne sopportano
meno il calore ed è più facile che perdano i sensi o che comunque risentano
dello stress da calore. Il rischio si riduce di norma dopo il parto ma non è
certo con quanta rapidità migliori la tolleranza. L’esposizione al calore può
avere esiti nocivi sulla gravidanza. L’allattamento può essere pregiudicato a causa
della disidratazione da calore. Il
lavoro
a temperature molto fredde
può essere pericoloso per le
gestanti e i nascituri. Si dovrebbero mettere a disposizione indumenti caldi. I
rischi aumentano comunque nel caso di un’esposizione a improvvisi sbalzi di
temperatura’”.
Inail, Ferrovie dello Stato, “ La
sicurezza sul lavoro viaggia con le donne” , edizione ottobre 2013 (Formato PDF, 3.43 MB).
RTM
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