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"Imparare dagli errori: investimenti e schiacciamenti con escavatori"
fonte www.puntosicuro.it / Sicurezza Macchine ed Attrezzature
05/06/2014 - Uno dei rischi
più diffusi nell’utilizzo di macchine movimento terra, responsabile di
incidenti anche molto gravi, è il
rischio
di investimento e di schiacciamento correlato alla presenza di lavoratori
nel
raggio d’azione delle macchine,
alla mancanza di sufficienti spazi di lavoro, a errori di manovra, alla
mancanza di segnalazioni o semplicemente all’abitudine di passare in zone
pericolose senza precauzioni.
È dunque necessario, in questo
lungo
viaggio sulla sicurezza degli
escavatori intrapreso ormai molto tempo fa da “ Imparare
dagli errori”, dedicare a questi particolari rischi una seconda puntata.
Anche in relazione al numero molto alto di casi di investimento presenti nelle
schede di INFOR.MO.,
strumento per l'analisi dei casi di infortunio collegato al sistema di
sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
Prima di partire con questa breve
rassegna di “esempi da non seguire”, ricordiamo che, per l’utilizzo di escavatori
idraulici e a fune, con l’entrata in vigore dell’ accordo della Conferenza
Stato-Regioni del 22 febbraio 2012 è richiesta una specifica abilitazione
degli operatori.
I casi
Partiamo con un breve
primo caso relativo ad
attività di scavo nei cantieri.
Durante scavi
in un cantiere edile, “per la posa di pozzetti perdenti”, un lavoratore in
piedi a viene schiacciato dalla torretta in rotazione dell'escavatore contro
una parete in cemento di un box prefabbricato.
Il motivo? “L'operatore alla
guida dell'escavatore non si è assicurato dell'assenza di altri lavoratori
nell'area di lavoro”.
Il
secondo caso è relativo alla
posa
in opera di una vasca biologica in un terreno in pendenza vicino ad una
casa in ristrutturazione.
Si tratta di eseguire uno scavo
profondo circa m. 1,50 in un terreno in forte pendenza, entro il quale posare
la vasca biologica costituita da due anelli di cemento sovrapposti. Ogni anello
di cemento ha un diametro di m. 1,5 ed un peso di circa 450 Kg.
Non avendo mezzi di escavazione
di proprietà, lo scavo è appaltato ad una ditta la cui attività principale
riguardava lavori di giardinaggio. La ditta appaltata trasporta sul posto un
mini-escavatore, dotato di cingoli di
gomma, con il quale viene eseguito lo scavo. Il conducente dell’escavatore
provvede all’imbracatura del primo anello utilizzando delle funi metalliche e
una fune di tessuto collegate al foro presente sul retro della benna di carico,
previsto dal costruttore per agganciare i carichi. L'anello è scaricato
facendolo scorrere su due scivoli lungo il terreno in pendenza fino al bordo
dello scavo; per questa operazione il miniescavatore procede in retromarcia con
il braccio e la benna rivolti a monte. Il conducente dell’escavatore è
consapevole che l’anello di cemento ha un peso superiore alle possibilità di
sollevamento del braccio del miniescavatore; per tale motivo non ha sollevato
l’anello ma ha deciso di trascinarlo. L'operazione è in realtà agevolata dalla
pendenza del terreno che impedisce, tra l’altro, l’eventuale ribaltamento in
avanti della macchina.
Quando l’anello si trova di lato
al bordo dello scavo, il braccio dell'escavatore viene fatto ruotare verso
destra di un angolo di circa 30° al fine di posizionare l’ anello sopra lo
scavo. Non più supportato dal terreno il peso dell’anello grava completamente
sul braccio del miniescavatore; a questo punto per effetto dell’azione di leva
meccanica esercitata dal peso, il miniescavatore si ribaltava sul lato destro
mentre l’anello di fatto cade sul fondo dello scavo. Un lavoratore viene colpito
alla schiena e spinto in avanti dal tubo metallico posteriore destro di
sostegno del tettuccio di protezione del posto di guida mentre il conducente
dell’escavatore, trattenuto dalla cintura di sicurezza, rimane illeso al posto
di guida.
L’infortunio è stato “causato da
una
serie di procedure di lavoro errate
e sottovalutazione del pericolo. Dal libretto di uso e manutenzione e dai
diagrammi di carico il miniescavatore poteva sollevare, in quelle condizioni,
un peso massimo di 260 Kg, di molto inferiore ai 450 Kg dell’anello di cemento.
L’operatore dell’escavatore, consapevole delle limitate capacità di
sollevamento dei carichi, aveva sottovalutato il pericolo
di ribaltamento laterale derivante dal movimento di rotazione del braccio,
ritenendo probabilmente che con il braccio rivolto a monte si annullassero o
riducessero le possibilità di ribaltamento. Inoltre non aveva controllato che
nel raggio d’azione della macchina non si trovasse l’infortunato. Anche
l’infortunato aveva sottovalutato il
rischio
di sostare nel raggio d’azione della macchina”.
Il
terzo caso è relativo ad
attività
di ristrutturazione.
In un cantiere edile si sta
eseguendo, in particolare, “un’attività di recupero dei materiali di risulta
(mattoni e putrelle in ferro), provenienti dalla demolizione di un fabbricato”.
Detta attività è eseguita da due addetti: un dipendente dell’impresa esecutrice
con la mansione di operatore dei mezzi meccanici e un secondo lavoratore (ingaggiato
dal titolare di una ditta individuale senza una regolare assunzione).
Per svolgere tale attività, sono utilizzati
i seguenti mezzi di proprietà dell’impresa esecutrice: escavatore, sollevatore
telescopico girevole e autocarro con cassone. Con l’escavatore vengono disperse
le macerie; i mattoni ancora in buon stato vengono manualmente recuperati e
successivamente depositati nella benna del sollevatore telescopico che li
deposita sull’autocarro, mentre le putrelle vengono estratte con dei cavi
attaccati ad un gancio predisposto sulla benna
dell’escavatore per essere accumulate in altra zona del cantiere.
Si ipotizza che il secondo
lavoratore stesse operando nel raggio di azione dei mezzi meccanici e che la
sua attività principale fosse quella di recuperare manualmente i mattoni. In
ogni caso il contatto con i mezzi ha provocato una lesione al capo, un coma
profondo e il seguito il decesso.
Secondo le dichiarazioni
successive del dipendente dell’impresa esecutrice, che lo ha soccorso, “la
lesione è riconducibile ad un colpo inferto da un corpo rigido, di elevata
resistenza, compatibile con le caratteristiche presentate da una putrella,
dalla benna dell’escavatore o dalla pala del sollevatore telescopico. Si
precisa che all’infortunato non era stato fornito l’elmetto di protezione
previsto nel POS”.
Riepiloghiamo i principali
fattori causali:
- un operatore “movimenta il
carico senza accertarsi della posizione dell'operatore a terra”;
- un lavoratore “operava nel raggio
di azione di mezzo meccanico in movimento”;
- mancata fornitura dell'elmetto
di protezione previsto dal POS.
La prevenzione
Per affrontare ancora un volta il
tema della
presenza di persone nel
raggio d’azione delle macchine e dare qualche utile suggerimento possiamo
sfogliare
il “ Manuale macchine
movimento terra: utilizzo e sicurezza”, un quaderno tecnico prodotto dalla
Scuola Edile Bresciana ( S.E.B.).
Il manuale ricorda che un rischio con conseguenze spesso molto gravi è quello di
investimento
e schiacciamento di persone.
Queste
le
misure di prevenzione e protezione suggerite:
-
“verificare la presenza dei comandi ed in particolare dei dispositivi frenanti;
-
controllare l'efficienza del girofaro e dell'avvisatore acustico della
retromarcia;
-
segnalare l’operatività del mezzo con il girofaro;
-
prima di utilizzare la macchina bisogna accertarsi dell'esistenza di eventuali
impedimenti derivanti da: ostacoli (in altezza ed in larghezza), limiti
d'ingombro, ecc…;
-
dal posto di guida deve essere garantita la completa visibilità della zona di
lavoro e di spostamento del mezzo, ciò anche mediante l'ausilio di specchi,
dispositivi video, fari e fanali per lavori notturni;
-
richiedere l'assistenza di personale a terra per eseguire lavorazioni in spazi
ristretti o con visibilità insufficiente;
-
adeguare la velocità ai limiti stabiliti per le diverse zone del cantiere, non
superare mai i 15 km/h e transitare a passo d'uomo nelle vicinanze delle
postazioni di lavoro;
-
durante le manovre deve essere vietata la presenza delle persone nell'area di
lavoro dei mezzi, mediante idonea segnaletica e delimitazione dell’area.
L'operatore
(o persona incaricata) deve far rispettare tale divieto anche sospendendo il
lavoro; se vi fosse la necessità di contattare il conducente durante il lavoro,
avvicinarsi alla cabina da posizione visibile all'operatore e solo previo suo
cenno di assenso;
-
le condizioni del terreno devono permettere il tempestivo arresto della
macchina;
-
non guidare mai la macchina con scarpe bagnate o unte di olio o grasso”.
Infine
un altro rischio trattato nel manuale e quello di
cesoiamento
ed impatto con organi in movimento.
Queste
le
misure di prevenzione e protezione:
-
“gli elementi delle macchine, devono essere protetti o segregati o provvisti di
dispositivi di sicurezza quando sono fonte di pericolo;
-
dal posto di guida non si devono poter raggiungere le ruote, i cingoli o gli
organi di lavoro pericolosi (distanze adeguate, parafanghi, carter, griglie,
cabina di protezione);
-
non deve essere possibile condurre la macchina né comandare gli organi
lavoratori da posizioni diverse del posto di guida o da posizioni appositamente
predisposte;
-
delimitare la zona di lavoro, nel raggio d'azione della macchina predisponendo
sbarramenti e segnaletica di sicurezza;
-
è buona norma tenersi a distanza di sicurezza dai mezzi operativi in movimento;
-
non sporgere le gambe o le braccia fuori dalla sagoma della macchina, ne
potrebbe derivare un infortunio grave andando a sbattere contro ostacoli;
-
è necessario prestare attenzione alle segnalazioni acustiche e/o luminose ed
alla segnaletica di sicurezza;
-
è assolutamente vietato operare manutenzione o pulizia su organi in movimento”.
Ricordiamo
per concludere alcuni articoli di PuntoSicuro sul tema:
Pagina introduttiva del sito web di
INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero
1560,
1094a e
540 (archivio
incidenti 2002/2010).
Tiziano Menduto
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