"Firma digitale certificata: più risparmio e sicurezza"
fonte www.puntosicuro.it / Professioni e Professionisti
La firma digitale generata da dispositivi server si appresta a ricevere un forte impulso in termini di sicurezza e garanzie: dal 25 luglio sarà essere verificabile attraverso la certificazione di autenticità prevista dal DL 19 luglio 2012, che impone ai produttori la commercializzazione di soluzioni conformi agli standard comunitari.
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L’universo delle firme digitali è ampio e complesso, spaziando tra soluzioni innovative come la firma grafometrica - firma elettronica avanzata, ottenuta dal rilevamento dei dati calligrafici dell’individuo che firma con penna elettronica (ritmo, pressione, velocità, inclinazione della penna, movimento della mano).
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Per evidenziare gli aspetti chiave della nuova normativa, quattro aziende partner attive nel promuovere la corretta adesione ai nuovi obblighi di legge, hanno organizzato il tour Key4paperless a Milano, Padova, Roma e Napoli, spiegando alle aziende come realizzare i processi di dematerializzazione delle transazioni e sottolineando i vantaggi pratici della firma digitale.
«Insieme a Credemtel, Docugest e Land – ha spiega Federico Berti Arnoaldi, marketing manager di ItAgile e blogger di “Firma facile” – in questo roadshow abbiamo incontrato soprattutto imprenditori e dipendenti di PMI, che vanno rassicurati sul fatto che dal 25 luglio sarà obbligatorio una sorta di “ bollino blu” che garantisca la sicurezza delle firme digitali generate da server. Tale certificazione attesterà che il dispositivo ha superato un test di revisione e controllo molto rigoroso».
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«Sono 600 miliardi i documenti correlati con attività business che potenzialmente possono essere digitalizzati. E la maggior parte prevede la possibilità di apporre una firma elettronica. Quasi la metà viene stampato al solo scopo di aggiungere una firma mentre il 60% dei dipendenti stampa i documenti originariamente nati in formato digitale per firmarli e scansionarli nuovamente, con evidente spreco di tempo e risorse» ricorda Giovanni Manca, esperto di digitalizzazione nella PA e sicurezza ICT.
Il risparmio viaggia sull’ordine dei miliardi ( 5,2 euro per ogni documento), senza contare il minor tempo impiegato ( 3 giorni per ogni firma cartacea). Peraltro dal 6 giugno 2014 è scattato anche l’obbligo di fatturazione elettronica verso le PA centrali ( DL 55/2013), che da marzo 2015 si estende a tutte le altre amministrazioni locali.
«Il processo di dematerializzazione dei documenti e degli atti della pubblica amministrazione è arrivato alla fase finale» ha detto nel suo intervento romano Giovanni Manca. «Si tratta di una pietra miliare nella digitalizzazione della PA, a tutto vantaggio delle imprese e dei cittadini e – cosa altrettanto importante – anche dei conti pubblici, visto che le risorse che si andranno a risparmiare sono enormi». Si stima che siano circa 2 milioni i fornitori della PA interessati all’applicazione di tale normativa. E il 95% di essi è rappresentato da PMI.
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Tra i dati resi noti in occasione del convegno anche quelli relativi ai documenti tra PA e aziende: la demateralizzazione riguarderà circa 65 milioni di fatture scambiate ogni anno, pari a un valore di 135 miliardi di acquisti. Tuttavia « l’Italia è ancora indietro – ha concluso Federico Berti Arnoaldi – visto che attualmente solo il 2% delle aziende fornitori della PA sono già tecnicamente in grado di interagire con i soggetti pubblici attraverso la timbri e firme elettroniche e grafometriche. È il momento di trasformare dunque il nuovo obbligo da criticità in risorsa.«Di conseguenza, la certificazione della firma digitale diventa importante anche per la validità di atti e contratti, oltre a essere strumento che rende sicura e inviolabile la propria firma. Da non sottovalutare neanche il ritorno economico sulla PA e sulle imprese: secondo i calcoli, il 25% degli utenti delle firme digitali ha un ritorno dell’investimento in meno di 3 mesi mentre l’81% nel giro di un anno».
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